70 anni di Liberazione, fischia ancora il vento

A 70 anni da quel 25 Aprile 1945 in cui l’Italia fu liberata dal nazifascismo la questione della Resistenza resta ancora un argomento mai inattuale per quanto allo stesso tempo controverso. Lo scorrere degli anni non può in nessun modo cancellare ciò che quella lotta di liberazione ha significato né tantomeno oscurare il ruolo fondamentale che i comunisti ebbero durante quegli avvenimenti.


70 anni di Liberazione, fischia ancora il vento

Una data storica, un significato enorme. I partigiani comunisti, cuore della lotta di liberazione, combattevano per valori come l'antifascismo, l'antinazismo, l'indipendenza e la sovranità nazionali: la libertà. Viva la Resistenza, ora e sempre. 

di Selena Di Francescantonio e Pasquale Vecchiarelli 

A 70 anni da quel 25 Aprile 1945 in cui l’Italia fu liberata dal nazifascismo la questione della Resistenza resta ancora un argomento mai inattuale per quanto allo stesso tempo controverso. Lo scorrere degli anni non può in nessun modo cancellare ciò che quella lotta di liberazione ha significato né tantomeno oscurare il ruolo fondamentale che i comunisti ebbero durante quegli avvenimenti. Il fenomeno della Resistenza, partito dal Piemonte ed estesosi a tutto il centro-nord del Paese, rese possibile la capitolazione delle truppe tedesche e la caduta rovinosa della Repubblica di Salò, nel contesto di una guerra cruenta e clandestina ma determinata: infuriavano le battaglie e con esse la crudeltà nazista, con l’appoggio immancabile delle camicie nere fasciste. 

Come a S. Anna di Stazzema, in Versilia, dove vennero massacrati 560 inermi, la fucilazione degli abitanti di Valla, l’eccidio delle Fosse Ardeatine romane in cui 335 persone –rastrellate per strada o nelle prigioni- vennero fucilate come rappresaglia per la morte di 32 nazisti. E ancora, la distruzione di Boves e di Civitella della Chiana, di Vinca e , nel bolognese, la strage di Marzabotto in cui le SS capitanate dal maggiore Reder, trucidarono oltre 700 persone, donne e bambini compresi, e ne bruciarono i corpi. Tutto questo non verrà mai cancellato dallo scorrere del tempo, appunto, perché la Storia di un popolo è la sua coscienza e i comunisti sono pienamente parte di quella coscienza poiché combatterono sino all’ultima goccia di sangue per vincere quella guerra. Essi furono egemoni nella lotta, e nelle città c’erano i GAP – gruppi di azione popolare- comunisti. Nel ‘44 Firenze si liberò da sola dal giogo nazifascista, a seguito dell’insurrezione dell’11 Agosto. L’anno seguente Milano, Genova e Torino furono liberate in fretta al riprendere delle offensive partigiane a seguito dello sciopero che essi attuarono e che tagliò le gambe all’industria bellica nemica. 

In tutto questo i rapporti Resistenza- Nazioni Unite non erano, però, affatto sereni a causa del fatto che gli alleati nutrivano enorme diffidenza verso le formazioni comuniste: per gli alleati i partigiani italiani sarebbero dovuti rimanere un gruppo di guastatori e non diventare mai un esercito, come rese esplicito il Proclama Alexander del ‘44 nel quale si impartiva alla Resistenza l’ordine di sospendere le operazioni in vista dell’inverno di quell’anno. Ma la Resistenza era destinata a trionfare e fu determinante per la cacciata dei nazisti in tutto il Paese con le sue brigate combattenti, nascoste tra i monti, l’aiuto dei cittadini che non avevano imbracciato il fucile ma correvano enormi rischi pur di aiutare in qualche modo quella lotta, che era la lotta di tutti gli uomini liberi. 

Quello a cui assistiamo oggi è un continuo e logorante revisionismo anche su uno dei passaggi più onorevoli e nobili della nostra storia nazionale: sentiamo dire che furono gli Americani a liberarci, a riportarci alla vita con le loro cioccolate, caramelle, e cibi in scatola dai nomi allora incomprensibili. Che furono gli americani a vincere la guerra contro i tedeschi mentre l’Unione Sovietica era troppo occupata a mandare nei campi siberiani gli oppositori politici. Non un accenno ogni 25 Aprile, all’importanza che ebbero i comunisti nella lotta di liberazione, nella lotta di emancipazione di un popolo che risollevava la testa per cacciare definitivamente il nemico invasore, di qualsiasi nazionalità egli fosse, qualsiasi lingua parlasse e qualsiasi fosse il colore della sua bandiera. Oggi cancellano addirittura la Resistenza dai libri di storia, relegata ad un paragrafetto misero ed ininfluente, come a dire che deve essere esattamente in questa entità che debba prendersi in considerazione questo pezzo di storia e il suo portato, soprattutto politico. 

E invece no. Per non permettere che questa storica data e la gloriosa Resistenza venga più snaturata all’insegna di un generico tricolore, della pacificazione che cancella i sacrifici e redime i fascisti e all’insegna di un’unità nazionale attorno al regime borghese che distrugge i nostri ideali, cancella la nostra storia e annienta la nostra classe, contro tutto questo, appunto, oggi, a 70 anni di distanza vogliamo dirlo e dirlo ancora: viva la Resistenza Italiana, che pagò un prezzo altissimo allora e continua a pagarlo ancora ai giorni nostri. Viva i compagni e i partigiani comunisti, cuore della Resistenza e che la resero possibile, viva la Liberazione e chi non ha mai smesso di lottare contro ogni genere di barbarie.

26/04/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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