Il capitalismo all’attacco con bitcoin

Cripto-valute, arma del capitalismo per navigare nella sua crisi illudendo e bastonando i risparmiatori.


Il capitalismo all’attacco con bitcoin

Segue dalla prima parte.

BREMA. LUGANO. Sul nr 158 del nostro settimanale abbiamo tentato di scrivere un approfondimento per conoscere bitcoin e le monete virtuali, il loro crescente successo tra chi cerca un modo rapido di arricchimento anche senza pensare al grave danno arrecato alle fasce deboli della società.

Nell’arco di pochi giorni la moneta virtuale ha perduto oltre il 40% del suo valore nel mercato borsistico dove viene scambiata. Già qualcuno parla dell’esplosione di una bolla speculativa, di quelle che il mercato finanziario ci ha fatto conoscere nel corso dell'ultima crisi internazionale, causata dalle contraddizioni del modo di produzione capitalistico ma innescata dai mutui subprime degli USA.

Una settimana fa (quando “La Città Futura” è intervenuta sul tema) il Bitcoin era scambiato a 19.000 dollari. In questi giorni a 10.000 dollari. Il repentino e rapido tonfo ha bruciato 121 miliardi di dollari, ovvero circa un quarto della capitalizzazione di mercato della moneta virtuale. Se consideriamo che un anno fa il Bitcoin valeva 850 dollari dovrebbe sorgere il legittimo dubbio sul fatto che la cripto-valuta sia un’arma monetaria che il capitalismo utilizza per illudere e bastonare i risparmiatori. È una normale fluttuazione di mercato? È il gioco del capitale che nelle feste natalizie ha indotto gli investitori a vendere i bitcoin in portafoglio in cambio di normali valute?

A Brema un gruppo di economisti di varie università europee ha messo in guardia sui rischi delle valute digitali e ha espresso la preoccupazione riguardo alla loro sicurezza, in particolare dopo la bancarotta di Youtib, che è la piattaforma sud-coreana attaccata da hacker e a seguito dei problemi tecnici di Coinbase, principale sito per acquistare Bitcoin. Intanto, le autorità di regolamentazione insistono per maggiori controlli sulla moneta accusata di utilizzo per ogni tipo di traffico. Anche il governatore della Banca d’Inghilterra, Marc Carney, che guida il Financial Stability Board, ha sottolineato l’urgenza di esaminare le cripto-valute rafforzando le regole sulla raccolta di fondi con il metodo digitale.

Intanto, a Lugano, in “santuari” finanziari del capitalismo internazionale ci dicono che poco lontano, a Zugo, è divampata la febbre delle cripto-valute in Svizzera e che, adesso, la febbre ha preso anche il Canton Ticino. Non sono soltanto colletti bianchi di banche e società finanziarie, ma anche enti pubblici ad avvicinarsi, nella nazione del denaro e dell’oro, alla moneta virtuale. Ecco alcuni esempi. C’è una mozione che chiede al Cantone di accettare Bitcoin per il pagamento di servizi. A ridosso con l’Italia, il comune di Chiasso tra pochi giorni inizierà a incassarli per piccole imposte. Nella piccola città di confine in tanti cominciano a sognare di diventare la “cryptopolis” e qualche start-up dal vicino nord Italia ha superato il confine. Zugo è stato, dal luglio 2016, il primo comune in Svizzera ad accettare cripto-valuta come mezzo di pagamento di servizi. Nota da tempo per la sua favorevole tassazione per le società è considerata un rifugio fiscale e vorrebbe diventare la Crypto Valley. Già una trentina di imprese attive nel campo delle valute elettroniche hanno trovato qui un incubatore aziendale adatto.

Nel viaggio da Brema a Lugano e Chiasso ci fermiamo a Friburgo. Si può sapere qualcosa di più sul Bitcoin che adesso sta diventando più famoso di quanto i suoi stessi fondatori auspicavano? Immaginiamo un problema matematico complicato, con 21 milioni di soluzioni e con nuove soluzioni da trovare in cambio di un gettone. Il procedimento, mining (da “mine”, miniera) prevede l’esistenza di un numero massimo di pezzi coniabili e, così, più si procede più aumenta la potenza di calcolo necessaria per “estrarre” il Bitcoin e la soluzione non è più alla portata di un computer di casa. Il modo in cui la maggior parte di persone se li procura è l’acquisto cambiando euro, franchi o dollari. Esiste un registro condiviso – blockchain – dell'estrazione, del possesso e delle transazioni di Bitcoin. Pericoloso difetto della cripto-valuta è l'instabilità del suo tasso di cambio; chi investe in moneta virtuale deve considerare la probabilità che essa crolli di prezzo in qualsiasi momento.

Che sia un’arma del capitale è dimostrato dal fatto che banche commerciali e anche banche centrali abbiano interesse all’aspetto speculativo della moneta virtuale ed evitino di ricordare e sottolineare che il Bitcoin e similari non sono una moneta. In altre parole, come dice un docente di Friburgo "per ora è uno strumento finanziario, non una vera moneta e affinché lo diventi occorre che sia integrato nel sistema bancario e dei pagamenti tradizionali. Vuol dire che le banche devono fare propria la tecnologia della blockchain e sottoporsi a una banca centrale, che regola il traffico dei pagamento interbancari".

30/12/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Guido Capizzi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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