Non si può prescindere dal riconoscere l’importanza e l’efficacia del messaggio comunicativo se si vuole intraprendere un percorso politico. Tanto più se si è militanti all’interno di un partito. Tanto più ancora se questo partito è la Rifondazione comunista e si nutre dei principi fondamentali del Partito comunista, quali: la critica marxista del modo di produzione e distribuzione capitalista e dei rapporti sociali che ne derivano, la definizione della concezione e del metodo di analisi che contraddistinguono il materialismo storico e dialettico, la teoria della lotta di classe e dei processi rivoluzionari che l’accompagnano, il programma storico, economico e politico per ottenere la definitiva emancipazione della classe operaia di tutto il mondo e quindi per la liberazione dell’intera umanità da ogni sfruttamento e oppressione. E tanto più che il Partito comunista italiano fu fondato nel secolo scorso da un uomo, Antonio Gramsci, che al partito e alla comunicazione dedicò la sua esistenza. Oltre che un formidabile documento politico, i suoi “Quaderni dal carcere” sono anche una magnifica opera letteraria. Il politico, il giornalista, il filosofo, il letterato si fondono nello scriverli. Nei 33 chaiers c’è un’impresa storica e politica, ma anche umana, che viene raccontata dall’autore con “rigoroso metodo marxista”.
Gramsci vi affronta vari temi della storia della politica italiana, descrivendo l’opera degli intellettuali impegnati a dibattere di politica di cultura e di un partito che non passava all’azione, come della cultura popolare. Non si può nemmeno ovviare al fatto che Gramsci fu anche un grande giornalista che non vendeva la sua penna a nessuno: "Io non sono mai stato un giornalista professionista, che vende la sua penna a chi gliela paga meglio e deve continuamente mentire, perché la menzogna entra nella qualifica professionale", scrive a Tatiana Schucht nel 1931.E non si può dimenticare il considerevole contributo che Gramsci ha dato al giornalismo italiano collaborando alla fondazione de L’Ordine Nuovo e L’Unità e scrivendo su molte altre testate, fra cui l’unico numero de La Città futura. Dedicò poi uno spazio al giornalismo anche nei suoi Quaderni, evidenziando che un giornale ha successo non solo per i contenuti, ma anche per la forma, parlando anche dell’arte dei titoli.
Oggi Gramsci rappresenta ancora, e forse più che mai, l’intellettuale moderno, essendo stato anche un grande comunicatore. In realtà e per ossimoro è proprio il messaggio, tramite un’ampia e diffusa comunicazione condivisa, a cui tutti gli iscritti possano partecipare, a difettare nel partito della Rifondazione, il partito che nasce per riattualizzare il pensiero gramsciano. Il partito che, a mio avviso, è l’unico partito comunista italiano esistente oggi.
Gramsci non aveva a disposizione il web, altrimenti, immagino, lo avrebbe considerato strumento di cultura popolare e vi avrebbe sicuramente creato canali infiniti di discussione con i compagni. Oggi noi militanti, grazie al web, abbiamo uno strumento di comunicazione importante, se ben gestito. Con l’avvento dei canali di comunicazione online il messaggio politico di un partito, non dovrebbe avvenire meramente nelle stanze dei direttivi di circolo, dei Cpf e Cpn, ma sarebbe importante accogliere la possibilità di proseguirlo nella rete, tramite i social e i vari canali online. Ma è assai vero che il partito non si è ancora adeguato a far sì che la comunicazione fra i militanti possa circolare fattivamente nelle vie del web, canale che sembra temere.
Oltre le pagine istituzionali e il bollettino di informazioni che si ricevono in mailing list, non è attiva un’area riservata ai militanti, ove si possano far circolare liberamente i messaggi, i link informativi e anche il contraddittorio. Gli iscritti a Rifondazione che volessero confrontarsi sulle questioni di partito su Facebook, il social network più partecipato, devono ricorrere alle loro pagine personali. In realtà, sul network, un gruppo di comunicazione riservato agli iscritti della Federazione romana esisteva, ma la nuova segreteria ha pensato di stopparlo. “Doveva essere utilizzato solo per questioni organizzative interne al partito”.
E dell’assenza del giornale di partito, dopo la chiusura di Liberazione, cosa ne pensa il gruppo dirigente di Rifondazione? Cosa ne pensa il neo eletto segretario nazionale Maurizio Acerbo? Come può un partito comunista non avere un giornale, come strumento di libera informazione e di controinformazione sulla stampa borghese? “La Città futura” nasceva con questi intenti, e ha riservato ai lettori un’area dibattiti per chi volesse intervenire confutando ed esprimendo libera opinione sugli articoli. Perché anche un contraddittorio è molto più utile di un silenzio che lascia pensare all’indifferenza.
Sappiamo qual era il pensiero di Gramsci, in proposito. Indifferenza e abulia, proprio quello che non occorre a un partito, che, invece, preferisce seguire la politica del silenzio, piuttosto che affrontare, analizzare e dibattere sul più ampio e diverso punto di vista di chi sceglie, anche in modo ortodosso, la via per la ricostruzione del partito comunista italiano, ponendone le fondamenta sulla questione della precarietà del lavoro e chiude alle aperture con le false sinistre.
Specie a seguito di esperienze pregresse che non hanno portato altro che fallimenti e sconfitte e che avrebbero, comunque, relegato il partito della Rifondazione alla subalternità, privandola di un minimo di egemonia. Limitare il messaggio politico al chiuso delle sedi o leggere i bollettini di partito, senza poter interagire, se non nelle sedi istituzionali è un qualcosa che non si può accettare da parte di chi aspira ancora a pensare che il partito della Rifondazione comunista debba posare le sue basi e la linea politica sul pensiero gramsciano e sulle linee guida marxiste leniniste. Che è ben altra cosa dal chiudere i bocchettoni dei canali della comunicazione per evitare uno scomodo contraddittorio, o pensando agli interventi di alcuni compagni come uno scomodo corpo estraneo.
Si rende quindi necessaria una maggiore apertura alla comunicazione, utilizzando le tecnologie informatiche, senza averne timore, ma accogliendole come strumento di lotta politica. Preme la stessa esigenza per un giornale di partito, considerando che è il miglior strumento d’informazione per gli obiettivi delle lotte per i diritti dei lavoratori. Ricordando anche che "attraverso il giornale e con il giornale si formerà un'organizzazione permanente, che si occuperà non soltanto del lavoro locale, ma anche del lavoro generale sistematico, che insegnerà ai suoi membri a seguire attentamente gli avvenimenti politici, a valutarne l'importanza e l'influenza sui diversi strati della popolazione, a elaborare quei metodi che permettono al partito rivoluzionario di esercitare la sua influenza sugli stessi avvenimenti” ( Vladimir Lenin – 1901).