La solidarietà dei Vigili del Fuoco al Capitano Ultimo

La decisione di revocare la scorta al colonnello Sergio De Caprio è una decisione sbagliata e pericolosa contro cui bisogna opporsi.


La solidarietà dei Vigili del Fuoco al Capitano Ultimo

In seguito alla proposta formulata in esito alla riunione di Coordinamento delle Forze di Polizia tenutosi il 31 luglio scorso, l’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale ha disposto la revoca della misura di tutela su auto non protetta al Colonnello Sergio De Caprio a partire dal 3 settembre.

Sono passati molti anni da quando, in questo paese, si contavano i cento passi, in cui la mafia compiva stragi, in cui terrore e corruzione erano binomi inscindibili. La ferocia di una mattanza senza scrupoli che dagli anni quaranta ha fatto strage di centinaia di uomini (e donne!) - soprattutto comunisti e sindacalisti, ma anche dell’apparato dello Stato, colpevoli di mancata connivenza con il potere - non è più all’ordine del giorno. Ma se noi non dimentichiamo, e sappiamo che quel potere e quelle connivenze ancora esistono e sono anzi più forti che mai, neanche la mafia dimentica.

Sono passati appena 25 anni da quel famoso arresto del 15 gennaio 1993, e per festeggiare al colonnello Sergio De Caprio (conosciuto in tutto il mondo come il Capitano Ultimo) è stata revocata la scorta. A chi ha reso giustizia a tutta la popolazione italiana (portando all’arresto del “capo dei capi”) e soprattutto alle vittime uccise dalla mafia, viene reso un bel servizio, non c’è che dire!

Ma in molti si sono mobilitati contro questa decisione. I Vigili del Fuoco dell’USB della Calabria, lavoratori che quotidianamente operano anche per contrastare alcuni degli effetti del fare mafioso, hanno chiesto la revoca della decisione e dato il via alla mobilitazione di protesta nelle piazze e sotto i palazzi territoriali di Governo in Calabria e Sicilia contro questa vergognosa decisione che non tutela minimamente chi lavora per lo Stato ed è ancora oggi nel mirino della stessa criminalità organizzata e non solo (di quei colleghi e politici che l’hanno messo a combattere i reati ambientali, ad esempio). E denunciano oltre al danno la beffa di chi è al comando di questo paese e sui propri profili “social” pubblica citazioni di Falcone, Borsellino, ecc, ma poi rimane in silenzio su questa triste e pericolosa vicenda. Forse non si rendono conto, (forse non si renderanno mai conto) che con questi comportamenti da complici passivi, questi politicanti fanno morire per la seconda volta chi è caduto vittima delle mafie.

Il Colonnello dell’Arma dei Carabinieri Sergio De Caprio deve essere tutelato in toto, per l’eccellente lavoro svolto ed il servizio reso allo Stato e a tutto il popolo italiano così che i ringraziamenti verbali diventino ringraziamenti concreti. Ora ci sorge spontanea una domanda: ai nostri figli cosa insegniamo, che chiunque (uomo o donna) lotti per i diritti e per la legalità, viene trattato a pesci in faccia? Da settembre abbiamo deciso di non voltarci dall’altra parte, ma di continuare la lotta per dare giustizia e diritti a chi deve essere tutelato e messo in sicurezza, ed è per questo che noi continueremo a stare in piazza per rivendicare il diritto nei confronti di chi ha messo in secondo piano la propria vita per il bene della popolazione italiana, affinché tutte le persone vivano in un mondo migliore senza più mafie. Non si può dimenticare chi ha dedicato ogni singola fibra del suo essere a non accettare che la morte delle icone contro le illegalità venga rivendicata impunemente e il nostro ringraziamento nei confronti di persone come questa non può che consistere nell’accettare il nostro turno di lotta.

08/12/2018 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Giancarlo Silipo

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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