Fascipopulismo governativo e tanatopolitica migratoria

La guerra a Domenico Lucano, sindaco di Riace, ultimo esempio della fascistizzazione in atto.


Fascipopulismo governativo e tanatopolitica migratoria

Quella che viene comunemente indicata come la “italian theory”, convenzionalmente ricomprende il pensiero di diversi filosofi italiani contemporanei che si sono interessati di svariate tematiche: dalle teorie operaiste (es: Negri), passando per quelle relative al c.d. “pensiero debole” (Vattimo), fino a giungere alle teorie sulla biopolitica (di cui l'homo sacer di Agamben è, forse, l'esempio più noto) [1].

Nel solco tracciato dalle analisi circa la biopolitica, l'italian theory ha potuto, del pari, esplorare quella particolare figura di esercizio del potere (rectius, biopotere), che della biopolitica rappresenta “l'altra faccia della medaglia”: la tanatopolitica.

Un esempio di tanatopolitica molto attuale è rappresentato dalla politica migratoria posta in essere dal governo c.d. giallo-verde (politica che si sviluppa lungo una direttrice inaugurata, invero, da Marco Minniti, ministro degli Interni del precedente governo). Allo scopo di delineare i confini della presente trattazione, si rendono necessarie talune preliminari considerazioni di carattere definitorio.

Come è noto, per biopolitica si intende la tendenza della politica (tendenza la cui origine è fatta risalire da Foucault al XVIII secolo) a ricomprendere nelle categorie che le sono proprie, non soltanto gli aspetti che attengono all'amministrazione della polis, ma anche tutto ciò che concerne le condizioni di vita degli esseri umani, in termini di salute, di livelli demografici, di salubrità ambientale, etc. La biopolitica pone al centro dell'attenzione della “cosa pubblica” tutto ciò che riguarda la vita, biologicamente intesa, che si preoccupa di prolungare e migliorare, e ciò ponendo in essere politiche relative, ad esempio, alla riproduzione, all'alimentazione, alla salute, etc.

Ciò appare, oggi, del tutto normale, ma si consideri che la tendenza della politica ad occuparsi di profili che attengono alla sfera privata, soprattutto con riguardo al profilo biologico, è pratica molto recente. Nell'Antica Roma, tanto per citare un caso storicamente ben documentato, si registrava la tendenza opposta: diversamente da quanto accade oggi, ad esempio, persino la commissione di determinati illeciti penali aveva conseguenze sanzionatorie che oggi si considerebbero di carattere privatistico (vds. le actiones pœnales, tendenti a far conseguire all'attore il pagamento, da parte del responsabile dell'illecito, di una pena pecuniaria commisurata al valore della res [2]). Oggi, al contrario, è diffusamente accettata l'inclusione nel concetto di interesse pubblico, anche delle questioni tradizionalmente considerate afferenti alla sfera privata.

Per quanto concerne, invece, la tanatopolotica, essa può essere agevolmente definita come il “lato più oscuro” della biopolitica. Le tematiche biopolitiche, in effetti, non sembrano potersi separare dalle questioni contrapposte, attinenti, in ultima analisi, alle politiche comportanti “decisioni circa la morte”.

Il più tragico esempio offerto dalla storia recente è rappresentato dagli orrori della Seconda guerra mondiale, in cui il potere nazista stabiliva il “come” e il “perché” delle vite dovessero essere salvaguardate, in quanto rispondenti a determinati valori, mentre altre vite, quelle degli ebrei, invece dovessero essere sacrificate per il progetto ariano. La conseguenza della biopolitica, allora, è stata il rovesciamento della vita nel suo esatto contrario: la morte.

Secondo Foucault, tutto ciò è stato determinato dall'incontro della biopolitica con il razzismo [3]: quando, infatti, il benessere e l'asserita maggiore dignità di un popolo assurgono ad interesse pubblico supremo, allora possono essere sacrificate impunemente tutte la restanti vite. Il razzismo, in questo caso, “serve ad introdurre una separazione tra ciò che deve vivere e ciò che deve morire [...]. Nel contesto biopolitico, che pure per sua stessa natura tende ad esiliare la morte, il razzismo è la condizione di accettabilità della messa a morte e dello scatenamento della guerra” [4]. Come dimostrato dall'esercizio del potere nazista, secondo Foucault, “a partire dal momento in cui lo Stato funziona sulla base del biopotere, la funzione omicida dello Stato stesso non può essere assicurata che dal razzismo” [5].

La biopolitica si trasforma in tanatopolitica, dunque, allorquando l'attuazione di determinate politiche pubbliche comporti la morte di esseri umani, quale strumento diretto ed ordinario o, semplicemente, quale conseguenza indiretta ed eventuale, ma ugualmente “calcolata”. Al verificarsi della coincidenza tra l'interesse pubblico e la morte di esseri umani, la biopolitica diventa tanatopolitica.

A questo punto, può cogliersi appieno il parallelismo tra le descritte politiche naziste e la tanatopolitica migratoria posta in essere dal governo giallo-verde. L'approccio identitario e sovranista è la chiave di lettura dell'uso politico della morte che implicitamente è stato evocato dal governo italiano, coi recenti divieti di attracco rivolti alle navi Aquarius e Diciotti, letteralmente gremite di immigrati (compresi donne e bambini), in evidente ed accertato stato di necessità e di pericolo.

Il governo fasciopopulista italiano ha dato, allora, dimostrazione di non porsi scrupoli ad attuare politiche che contemplassero l'amministrazione della morte di esseri umani, salvo dichiarare pubblicamente di ribellarsi, in verità, alle politiche migratorie comunitarie. In altri termini, il governo italiano ha mostrato di attuare strategie tanatopolitiche, dichiarando apertamente di avere inflitto sofferenze ai più deboli della terra, allo scopo di colpire le istituzioni dell'Unione europea.

La gravità del significato di tali affermazioni, dunque, non può che rievocare lo slittamento verso il nichilismo che ha caratterizzato la prima metà del Novecento, sino alle estreme conseguenze dell'Olocausto. Qualcuno ha evidenziato come, in realtà, il governo italiano abbia usato, ed usi ancora, la questione migratoria per farsi propaganda, così come il Pd per rifarsi una verginità [6].

Il problema, tuttavia, si pone, in quanto nessuno è in grado di individuare concretamente una precisa ed univoca linea di confine tra biopolitica e tanatopolitica. Persino i più elementari presidi posti a tutela dei diritti umani possono essere messi in discussione, laddove la sovranità sia detenuta ed esercitata da un “governo della Reazione” [7], i cui ministri (vds. il leghista Lorenzo Fontana, ministro per la famiglia e la disabilità) intraprendono crociate contro le coppie gay (oltre che contro l'aborto e il divorzio).

Quando la biopolitica e il razzismo (o l’identitarismo) si incontrano, nulla può impedire ad un governo di imporre una propria gerarchia relativa alla dignità umana; nulla può impedire a coloro i quali esercitano il potere, di regolare questioni politiche e sociali (relative, ad esempio, alle unioni gay, all'immigrazione, alla disoccupazione, al dissenso politico, etc.) attraverso l'amministrazione della morte. Come se ciò non bastasse, poi, occorre riconoscere che la questione non sembra poter essere risolta con gli strumenti culturali di cui oggi disponiamo. E ciò costituisce una lacuna filosofica e metodologica che ormai sembra rappresentare un carattere distintivo dell'Occidente.

Agamben, come è noto, ha approfondito il rapporto perverso tra potere sovrano e la “nuda vita”, evidenziando le contraddizioni della biopolitica, in nome della quale il potere può protegge la vita, persino oltre le possibilità di resistenza del corpo umano, ma può anche essere capace dell'Olocausto [8], e ciò nella più totale assenza di efficaci strumenti culturali che possano validamente escludere il ripetersi di simili tragedie.

Secondo Alberto Caracciolo, la sofferenza non è spiegabile col solo ausilio della filosofia e, riferendosi agli orrori del Secondo conflitto mondiale, egli sostiene che “la vita e la storia ci offrono immagini di una tale assurdità che ogni ricorso alla dialettica, anche intesa come possibilità e come appello all'impegno etico, ontologicamente naufraga” [9].

Una spiegazione di questa incapacità di approntare validi strumenti filosofici è offerta da Hannah Arendt, secondo la quale “il male [...] non possiede né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla sua superficie come un fungo. Esso sfida il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla” [10].

Occorre non dimenticare, poi, che la tanatopolitica agisce sempre sul presupposto della legge: la legge, invocata in senso normativistico, costituisce una potente arma in mano al potere politico. Quando il biopotere vuole imporre la propria gerarchia di valori, dunque, fa sempre appello alla legge formale, in modo che qualunque difformità venga immediatamente neutralizzata, è ciò anche in spregio allo spirito delle leggi e ai principi costituzionali. Un recente esempio è rappresentato dalle note vicende giudiziarie che hanno colpito il sindaco di Riace, Domenico Lucano, agli arresti domiciliari per le due ipotesi di reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina (attraverso matrimoni “di comodo”) e di turbata libertà degli incanti (per non aver messo a concorso gli appalti della raccolta dei rifiuti porta a porta) [11].

Al di là del dato formale, la storia è molto semplice: alla fine degli anni '90, Riace rischiava di diventare un “paese fantasma”, a causa del degrado urbanistico e dell'emigrazione dei giovani verso il Settentrione. Grazie all'idea di accogliere un certo numero di immigrati, che sono stati integrati nella comunità locale, ha avuto inizio quella fase positiva, che ha successivamente preso il nome di “modello Riace”. Tale progetto è stato ideato proprio da Domenico Lucano, che allora non era ancora sindaco.

Lucano ha visto nei profughi e negli immigrati una opportunità per perseguire un doppio risultato: rilanciare lo sviluppo sociale ed economico di Riace; creare degli spazi di vivibilità condivisa e di accoglienza per tutti. Se vi sia stata, o meno, violazione della legge formale, questo lo deciderà la magistratura. Quello che in questa sede preme evidenziare è come il sindaco di Riace abbia posto in essere, non già una mera condotta criminosa, ma un preciso programma politico, peraltro perfettamente conforme ai principi costituzionali. È proprio l'interpretazione costituzionalmente orientata a garantire il corretto riconoscimento dello spirito delle leggi, oltre il dato meramente formale.

Ebbene, è proprio sotto tale profilo che la cesura tra tanatopolitica e gli strumenti filosofici di cui oggi disponiamo emerge con maggiore evidenza. Chi si pone concretamente in contrasto col potere costituito, formalmente viola sempre delle norme: il potere tende sempre a confondere il concetto di “legale” con quello di “giusto”. Ad esempio, soltanto a posteriori è stato riconosciuto il grande valore, sotto il profilo umanitario, della condotta del console portoghese a Bordeaux, Aristides de Sousa Mendes, che dopo l'occupazione della Francia ad opera dei nazisti, violando le norme allora vigenti, ha concesso il visto diplomatico a migliaia di ebrei che cercavano salvezza in Portogallo.

Anche in Italia vi sono stati esempi di “uomini di legge” che hanno violato norme ingiuste e disumane. È il caso di Giovanni Palatucci, questore di Fiume, che ha salvato gli ebrei dopo la promulgazione delle leggi razziali fasciste del 1938, fino al suo arresto da parte dei nazisti, a seguito del quale è morto nel campo di concentramento di Dachau. Ed ancora, è il caso di Andrea Schivo, agente penitenziario presso il carcere di San Vittore di Milano, che ha sfamato e curato i detenuti ebrei in attesa di deportazione, fino al suo arresto e alla sua deportazione nel campo di concentramento di Flossenbürg, nel quale è morto il 29 gennaio 1945. E vi sono tanti altri esempi, di italiani e non.

In tutti questi casi, la storia ha successivamente dato loro ragione, ma all'epoca dei fatti essi violavano le norme, pur salvaguardando, nello spirito, il diritto e, con esso, molte vite umane. Ebbene, si può serenamente affermare che quanto appena descritto valga anche per il caso del sindaco di Riace, il quale per rimediare all'ingiustizia formale delle norme, ha posto in essere una politica tesa alla salvaguardia delle vite umane ed ispirata ai supremi principi costituzionali.

Non resta che sperare che, almeno questa volta, non occorra attendere l'ardua sentenza dei posteri, né il riconoscimento della Storia, per discernere tra ciò che è giusto nella sostanza e ciò che è soltanto legale nella forma. Nel frattempo, il governo giallo-verde ha già attuato la propria offensiva tanatopolitica: mentre Domenico Lucano si trova agli arresti domiciliari (quale misura cautelare, in attesa di giudizio), il Viminale opera per il trasferimento di 300 migranti, integrati nel territorio di Riace già dal 2004, intendendo porre fine a 15 anni di umanità e solidarietà sociale, frutto di un sistema di integrazione multietnica conosciuto e celebrato in tutto il mondo [12].

Si ripropone con rinnovato vigore, pertanto, il pensiero di Hegel [13], secondo il quale “ciò che l'esperienza e la storia insegnano è questo: che uomini e governi non hanno mai imparato nulla dalla storia, né mai agito in base a principi da essa dedotti”.


Note:
[1] Per un approfondimento, cfr. D. Gentili, Italian Theory. Dall'operaismo alla biopolitica, Il Mulino, 2012.
[2] Si trattava di un'ammenda pari ad un multiplo del valore della cosa interessata dall'illecito. A seconda dei casi, poteva trattarsi, infatti, di actiones in duplum, in triplum o in quadruplum. In mancanza di una res alla quale commisurare l'ammenda, il valore di quest'ultima veniva determinato altrimenti dal giudicante.
[3] Cfr. M. Foucault, Bisogna difendere la società, Feltrinelli, 1998.
[4] M. Simone, Il razzismo come strategia di difesa sociale. Michel Foucault e le forme attuali del biopotere, in Rivista internazionale di filosofia e psicologia, Vol. 1, 2010, n. 1-2, pp. 90-91.
[5] M. Foucault, op. cit., p. 221.
[6] Vds. articolo "Per i migranti c'è una terza via", pubblicato su "L'Espresso" del 30 agosto 2018.
[7] Cfr. articolo di Elena Testi "Il governo della Reazione", pubblicato su "L'Espresso" del 23 settembre 2018.
[8] G. Agamben, Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita, Einaudi, 2005.
[9] A. Caracciolo, Opere, Vol. I, Morcelliana, 2004, p. 208.
[10] H. Arendt, Eichmann a Gerusalemme. Uno scambio di lettere tra Gershom Scholem e Hanna Arendt, in H. Arendt, Ebraismo e modernità, Feltrinelli, 2001, p. 227.
[11] Cfr. articolo di Annalisa Camillo "Chi è Mimmo Lucano e perché è stato arrestato", pubblicato su "Internazionale" del 2 ottobre 2018.
[12] Cfr. articolo di Silvio Messinetti "Stop al modello Riace, il Viminale ordina di trasferire i migranti", pubblicato su "Il Manifesto" il 13 ottobre 2018. Il significato delle intenzioni del Viminale è stato successivamente rettificato (fonte: Ansa del 14 ottobre 2018), avendo il Ministero degli Interni specificato che i trasferimenti avverranno su base volontaria.
[13] Cfr. G.W.F. Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia (1837), trad. it. a cura di E. Codignola e G. Sanna, La Nuova Italia, 4 vol., 1930-1944.

27/10/2018 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Stefano Bernardo

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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