Videolezione: Le illusioni del postmodernismo V

Quinta e ultima lezione del corso sul postmodernismo tenuto dalla prof. Alessandra Ciattini presso l’Università Popolare Antonio Gramsci


La crisi delle metanarrazioni, che opera in maniera stanca ma continua soprattutto nelle scienze sociali, produce conseguenze gravissime, la prima delle quali è la fine o la crisi del pensiero teorico. Se teorica è una prospettiva che mira ad elaborare enunciati che abbiano una validità generale, è proprio questo che il postmodernismo desidera con forza evitare, anche se poi di fatto proprio non può farne a meno. Infatti, affermare che non c’è nessuna metanarrazione è di fatto una generalizzazione o, se si vuole, una metanarrazione [1].

Per sfuggire a questa lampante contraddizione i postmodernisti sostengono con Lyotard che ogni fenomeno è un “fatto” a sé, incommensurabile agli altri, comprensibile solo se si hanno a disposizione i criteri in base ai quali il fenomeno è costruito. Ora, se i criteri in base a cui si analizza questo stesso fenomeno sono il prodotto sia dell’osservazione, sia delle condizioni di vita, sia della cultura dell’osservatore, inevitabilmente quei criteri saranno “estranei” al “fatto” stesso, il quale pretende di essere conosciuto in sé indipendentemente da ogni condizionamento esterno. Ma è possibile questo tipo di conoscenza empatetica? Quando diciamo “mi metto nei tuoi panni”, lo possiamo effettivamente fare o inevitabilmente nel nostro sforzo comprensivo ci portiamo dietro tutti noi stessi?

Continua su: “Le illusioni del postmodernismo - quinta parte” e su “Le illusioni del postmodernismo - sesta parte

24/08/2019 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Alessandra Ciattini

Alessandra Ciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza. Ha studiato la riflessione sulla religione e ha fatto ricerca sul campo in America Latina. Ha pubblicato vari libri e articoli e fa parte dell’Associazione nazionale docenti universitari sostenitrice del ruolo pubblico e democratico dell’università.

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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