Democrito e la concezione materialistica del mondo

Per la vastità di orizzonti delle sue indagini Democrito può essere posto accanto alle grandi sintesi di Platone e Aristotele, nei cui confronti rappresenta una radicale alternativa di mentalità, metodi e visione complessiva delle cose.


Democrito e la concezione materialistica del mondo

Link al video della lezione tenuta per l’Università popolare Antonio Gramsci su argomenti analoghi.

Vita e opere

Di Leucippo sappiamo soltanto che è stato l’iniziatore della concezione del mondo materialistica sviluppata da Democrito. Quest’ultimo, nato da una famiglia agiata ad Abdera in Tracia intorno al 460 a.C., vive circa 100 anni. Democrito riprende e rielabora le dottrine di Leucippo, dandogli una più approfondita fondazione teorica. I suoi scritti costituiscono una vera e propria enciclopedia del sapere. Delle circa settanta opere che gli sono state attribuite, ci restano appena duecento frammenti quasi tutti brevi, per la damnatio memoriae che ha colpito il primo grande pensatore materialista e ateo.

Il presocratico anomalo

Di dieci anni più giovane di Socrate e morto trent’anni dopo, sembra anomalo inserire Democrito tra i pensatori presocratici. La ragione è che mentre Socrate indirizzerà la sua ricerca filosofica soprattutto sull’uomo, Democrito proseguirà le ricerche sulla natura – anche se non si occupò esclusivamente di questa problematica – portando al massimo compimento la spiegazione scientifica che ne avevano dato i presocratici. Egli si dedicò esclusivamente allo studio e ai viaggi, soggiornò anche ad Atene, ma qui trovò scarsa considerazione. 

Visione meccanicistica e scientifica del mondo

Democrito, in effetti, è un freddo e sobrio scienziato che, al contrario di Empedocle, si disinteressa delle questioni religiose e politiche. Non avendo la fiducia di Anassagora nella capacità dell’uomo di controllare e trasformare il mondo sociale, non crede a un universo ordinato e governato dall’intelligenza. L’universo di Democrito è razionale, ma retto da freddi meccanismi materiali e, dunque, dal caso e dalla necessità. La realtà è a suo avviso formata unicamente da atomi e vuoto. Compito dell’uomo è conoscere scientificamente tale realtà, per giovarsene mediante le applicazioni tecnologiche.

I caratteri dell’essere sono trasferiti agli atomi

La sua concezione della natura prende avvio da un’idea del suo maestro Leucippo: egli aveva intuito che si poteva affrontare il problema fondamentale della natura utilizzando la distinzione eleatica di essere e non essere. Come in Empedocle e Anassagora anche per Democrito si tratta, in effetti, di portare avanti lo studio scientifico della natura, giovandosi delle esigenze razionali imposte dalla logica parmenidea. Mentre Empedocle nell’identificare i suoi elementi è rimasto al mondo empirico e, in tal modo, non è del tutto sfuggito alle critiche di Zenone, Democrito è ancora più razionale. La realtà è composta da enti eterni, dotati delle stesse caratteristiche dell’essere di Parmenide: sono immutabili, non generati, identici a se stessi e privi di proprietà sensibili. In altri termini, Democrito identifica l’essere con una pluralità di elementi materiali indivisibili, perciò chiamati atomi (dal greco atomos) entità piccolissime, invisibili ai sensi. L’indivisibilità costituisce la caratteristica principale degli atomi, in quanto in tal modo oltre di essi non può essere condotta la divisione dei corpi materiali proposta da Zenone, per dimostrare l’aporia del finito. Inoltre, dovendo spiegare i fenomeni del mondo fisico, gli atomi sono pensati come di numero infinito e come materiali, perciò occorre postulare uno spazio vuoto in cui possano muoversi. Gli atomi non si distinguono nella concezione di Democrito qualitativamente. Sebbene di estensione impercettibile, gli atomi hanno, secondo Democrito, una quantità e una forma, da cui dipendono le loro differenze oltre che dal loro orientamento nel movimento e dai contatti che si stabiliscono fra di loro. 

La struttura quantitativa della realtà e il movimento degli atomi

Gli atomi, pieni, immutabili, ingenerati, eterni, si distinguono, dunque, l’uno dall’altro solo per differenze quantitative ovvero la forma e la grandezza. Aristotele li paragona alle lettere dell’alfabeto: combinando e ricombinando tali lettere si possono costruire infinite frasi e raccontare infinite storie; analogamente, dal movimento incessante degli atomi nel vuoto – dal loro avvicinarsi, aggregarsi e allontanarsi – si generano e si distruggono infinite cose e infiniti mondi, visto che gli atomi sono numericamente infiniti, così anche l’universo è spazialmente illimitato.

Il movimento degli atomi: collisioni e aggregazioni

La formazione del mondo dagli atomi è, dunque, pensato da Democrito in analogia alla formazione del linguaggio dalle lettere. La sua concezione è influenzata dalla grande diffusione che ha proprio nella sua epoca la scrittura alfabetica. Gli atomi si muovono nel vuoto, in ogni direzione, in un movimento eterno senza principio e destinazione, privo di scopo. Il loro movimento è, secondo Democrito, necessario e dipende dal caso e non dall’esterno. Il mondo si forma da un movimento vorticoso degli atomi, che porta i più pesanti al vertice e i più leggeri alla periferia. Gli atomi – che non hanno la caratteristica del peso – volteggiano caoticamente in tutte le direzioni, creando una sorta di “vortici atomici” dove le particelle più grandi si trovano al centro e quelle più piccole alla periferia. Per Democrito il movimento è una caratteristica degli atomi, quindi, la materia ha in se stessa la propria causa motrice. La materia nell’universo non può né aumentare, né diminuire, perché nulla viene dal nulla e nulla torna al nulla.

Dalle collisioni si formano aggregati di atomi da cui prendono forma le cose del mondo, anzi degli infiniti mondi che si vengono a costituire in uno spazio altrettanto infinito. I mondi sono molto diversi, perché le aggregazioni degli atomi sono casuali, come le disgregazioni dovute sempre, a parere di Democrito, a collisioni. Gli atomi rappresentano, dunque, i “mattoni” fondamentali di cui sono costituite le cose, ossia i corpi che possiamo vedere: in effetti, questi ultimi si formano a partire dall’aggregazione di atomi e cessano di esistere nel momento in cui gli atomi si disgregano per dare origine a una nuova aggregazione, vale a dire un nuovo corpo. Gli atomi, però, sono sottratti tanto alla generazione quanto alla distruzione, essendo eterni e ingenerati.

Atomi e vuoto

Gli atomi rappresentano il pieno ovvero la materia e quindi l’essere, mentre il non essere è rappresentato dal vuoto ovvero lo spazio in cui gli atomi si muovono. L’atomismo di Democrito, nonostante la modernità della teoria, non è di certo frutto di esperimenti scientifici, ma di una deduzione razionale che discende dal tema posto da Zenone sulla divisibilità all’infinito, che per Democrito è valida solo sul piano logico-matematico, ma non sul piano della realtà, in quanto a forza di dividere la materia si risolverebbe nel nulla, ma il nulla non è, quindi dalla materia si passerebbe alla non-materia, che come il non essere non ha consistenza.

La necessità meccanicistica

Democrito non ha bisogno della concezione ciclica del tempo di Pitagora o Empedocle per spiegare l’eterna ripetizione degli eventi naturali e per fondare su di essa l’idea di un mondo retto da un ordine immutabile. Gli atomi si muovono nel vuoto generando i fenomeni naturali, secondo una concezione meccanicista, una spiegazione della realtà fondata su leggi meccaniche ossia il movimento della materia, deterministica in quanto tutto avviene secondo una necessità intrinseca alla natura. Il nascere e perire delle cose, anche degli infiniti mondi in uno spazio altrettanto infinito, è spiegato con l’aggregazione e la disaggregazione naturale di atomi, in analogia alle lettere dell’alfabeto che combinandosi formano tutte le parole e gli infiniti discorsi. Democrito supera le differenze qualitative dei semi di Anassagora, gli atomi differiscono solo per la forma geometrica e l’ordine nello spazio. Il mondo di Democrito è caotico, l’unica legge è la necessità meccanicistica, che dipende dai caratteri quantitativi della materia. 

La teoria materialistica dell’anima

 

Le anime sono per Democrito aggregati di atomi, una materia psichica che alla morte del corpo si disperde. Democrito applica il modello atomistico e materialistico anche all’uomo. Per Democrito anche l’anima è corporea ovvero costituita da atomi. Questi atomi psichici – psyché in greco vuole dire anima – sono di natura ignea, mobile e sottile.

Il materialismo 

La filosofia di Democrito si può definire la prima forma radicale di materialismo dell’antichità, in quanto la materia è il principio di spiegazione della realtà, al contrario di quanto avviene nell’idealismo. Connesso al materialismo è l’ateismo, visto che per Democrito alla base del mondo non vi sono intelligenze ordinatrici ma la materia è l’unica causa delle cose. Dato che Democrito per spiegare la realtà non introduce le nozioni di fine o di scopo, la sua prospettiva non è finalistica o teleologica, ma meccanicistica. Il meccanicismo cerca infatti di spiegare le cause delle cose, la legge di natura che ne è alla base, senza chiedersi il perché avvengono, per quale scopo. Il meccanicismo spiega il movimento dei corpi nello spazio concependo l’universo come una grande macchina. Legato al meccanicismo vi è il determinismo o causalismo ovvero il considerare l’universo come un sistema in cui nulla avviene a caso, ma tutto accade secondo ragione o necessità.

La gnoseologia: la conoscenza oscura e la conoscenza genuina

Sensazione e conoscenza passano sempre, secondo Democrito, attraverso il contatto fisico. Dagli oggetti di cui facciamo esperienza si distaccano sottili pellicole atomiche, che ci comunicano la forma dell’oggetto colpendo gli organi di senso che li trasmettono agli atomi psichici, producendo nell’anima delle immagini delle cose da cui provengono. Vi sono flussi di atomi che si staccano dalle cose e colpiscono gli organi di senso producendo nell’anima l’immagine (éidola) delle cose da cui gli atomi si sono distaccati. Per esempio, quando una persona vede una mela, quello che accade è che un flusso di atomi si stacca dalla mela e raggiunge quella persona producendo in lei l’immagine della mela. Così, secondo Democrito, con il primo contatto percepiamo l’oggetto, con il secondo lo pensiamo. Le percezioni sono soggettive e ci fanno conoscere le qualità come sapore, odore, colore, che derivano dall’incontro fra soggetto e oggetto e si generano solo nel contatto percettivo, sono quindi relative. Perciò, a parere di Democrito, a diversi soggetti un oggetto può apparire dotato di qualità diverse. La gnoseologia di Democrito risente dell’eredità di Parmenide, ma anche di Eraclito, per cui bisogna andare oltre le apparenze in quanto, sostiene Democrito, “la verità dimora nel profondo”. Quindi anche per Democrito la conoscenza sensibile (oscura) rimane alla superficie delle cose (doxa), mentre la conoscenza razionale (genuina) riesce a cogliere l’essere e, quindi, la verità, ovvero le proprietà oggettive delle cose sono gli aspetti quantitativi e misurabili. Le qualità soggettive si muovono nell’ambito dell’opinione, visto che sono legate ai sensi, gli aspetti quantitativi al contrario sono propri dell’ambito della verità in quanto rimandano a una conoscenza non superficiale delle cose, indagabile solo attraverso la ragione. Le proprietà oggettive dei corpi sono, dunque, esclusivamente quelle quantitative, che sono valide indipendentemente dal soggetto e sono proprie delle cose quali: la forma, la grandezza e la posizione. Questa distinzione tra proprietà soggettive e oggettive dei corpi sarà cruciale per la scienza moderna e verrà ripresa da Galilei, Cartesio e Locke. La differenza rispetto a Parmenide è che per Democrito sensibilità e intelletto, esperienza e ragione sono in rapporto tra loro, ovvero la conoscenza parte dall’osservazione dei fenomeni attraverso i sensi, poi questi dati vengono elaborati dall’intelletto, finché si perviene a una teoria che dimostra razionalmente ciò che ai sensi appare. Le percezioni ci forniscono opinioni soggettive, per conoscere la verità vi è bisogno della ragione, che ci fa cogliere al di là delle apparenze gli atomi. Compito dell’uomo è conoscere scientificamente tale realtà, per giovarsene con le applicazioni tecnologiche.

Aporia dell’empirismo democriteo

Tale teoria materialistica della conoscenza non può, però, spiegare l’origine di se stessa. Gli atomi sono in sé inconoscibili, non sono conoscibili mediante l’esperienza come vorrebbe la gnoseologia materialista di Democrito. Mediante la percezione noi conosciamo solo le proprietà sensibili, esterne e soggettive della realtà. La percezione, in effetti, ci mostra le qualità – quali il colore e il sapore – che non sono determinazioni oggettive delle cose, in quanto si danno esclusivamente in relazione al soggetto senziente, ci muoviamo quindi nel campo soggettivo dell’opinione. Dunque la teoria atomica non può derivare dalla sensazione, dalla percezione come dovrebbe essere secondo la gnoselogia materialistica di Democrito. Al contrario, sono il prodotto d’una deduzione razionale, che prende le mosse dalla divisibilità all’infinito di Zenone che per Democrito è valida solo sul piano logico-matematico, ma non sul piano della realtà, in quanto a forza di dividere quest’ultima si risolverebbe nel nulla, ma il nulla non è, quindi dalla materia non è possibile passere alla non-materia. L’atomo, quale principio materiale del reale, è al contempo il risultato di un’operazione teorica.

L’etica e la politica 

Gli uomini si evolvono secondo Democrito imitando gli animali, in quanto animali particolarmente perspicaci, e attraverso l’educazione da cui deriva la stessa natura umana. L’educazione è essenziale per rendere costume le leggi della comunità. Le leggi, pur limitando l’uomo, sono necessarie, altrimenti prevarrebbero conflitti rovinosi. La società serve, attraverso le leggi e la giustizia, a garantire la felicità degli individui e la patria dell’individuo virtuoso è il mondo intero. La società giusta, in una dimensione cosmopolita, è funzionale alla felicità degli individui, favorita da un’attitudine di sereno e razionale distacco dagli eventi. Le leggi, con la giustizia, favoriscono la felicità dei membri della comunità.

L’enciclopedismo di Democrito 

Democrito si occupò di moltissime questioni oltre alla filosofia e alla fisica, si dedico a studi di etica, politica, matematica, musica, biologia, pittura, medicina e astronomia e in tutti questi campi ha lasciato la sua impronta. Per questa vastità di orizzonti può essere posto accanto alle grandi sintesi di Platone e Aristotele, nei cui confronti rappresenta una radicale alternativa di mentalità, metodi e visione complessiva delle cose. Per questo motivo fu avversato da Platone e Aristotele, ma poi verrà ripreso da Epicuro e da Lucrezio, condannato in quanto ateo nella cultura cristiana e medievale, sarà riscoperto nel Rinascimento, il suo pensiero diverrà essenziale per la nascita della scienza moderna e verrà definitivamente rivalutato nel Novecento.

L’importanza per la scienza moderna della filosofia di Democrito 

La concezione del mondo democritea è essenziale per la rivoluzione scientifica innanzitutto per il metodo d’indagine, ovvero la stretta connessione tra sensi e ragione; in secondo luogo, per l’idea della struttura atomica della materia; in terzo, per il causalismo, ossia la ricerca del come e non del perché avvengono i fenomeni; in quarto luogo, per la considerazione della struttura quantitativa della realtà e non di quella qualitativa, e quindi delle sue proprietà oggettive. La natura è così ridotta a oggettività meccanica ed è escluso ogni elemento mitico e antropomorfico di spiegazione della realtà; in quinto luogo, per l’idea della pluralità dei mondi.

04/02/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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