Dalla Rivoluzione di febbraio alla Rivoluzione d’ottobre

Le grandi rivoluzioni russe del 1917: dalla rivoluzione democratica alla rivoluzione socialista.


Dalla Rivoluzione di febbraio alla Rivoluzione d’ottobre Credits: https://it.sputniknews.com/mondo/201710275195670-rivoluzione-russa-sogno-incubo/

Segue da: Le cause della rivoluzione d’ottobre / Link alla lezione Unigramsci

  1. La rivoluzione di febbraio

Il 23 febbraio 1917 un’enorme manifestazione, in occasione di uno sciopero contro la guerra e l’autocrazia a Pietrogrado, diventa spontaneamente insurrezionale. I 170.000 soldati inviati dallo zar per reprimere la manifestazione si schierano a fianco di operai e studenti, che in tal modo prendono il controllo della città; sui principali edifici pubblici sventolano ora le bandiere rosse. Il potere è assunto provvisoriamente dal Comitato della Duma, che riunisce i deputati precedentemente all’opposizione che si sono pronunciati a favore della rivoluzione democratica ed è controllato dai Cadetti, su posizioni liberaldemocratiche con l’appoggio di Socialisti rivoluzionari e Menscevichi, mentre i Bolscevichi restano all’opposizione, avendo come obiettivo la rivoluzione socialista. Lo zar Nicola II cerca invano di convincere a marciare nuove truppe dal fronte sulla capitale in rivolta.

Il governo provvisorio della Duma

Il 15 Marzo lo zar, terrorizzato dalla rivolta popolare che non è in grado né di controllare, né di reprimere abdica, il Comitato della Duma dà vita a un governo provvisorio, a maggioranza liberal-democratica diretto dal cadetto principe L’vov, fra i ministri figura anche il populista Kerenskij. I Bolscevichi, contrari a questo governo borghese, dedicano le loro forze allo sviluppo dei soviet, che costituiscono un contropotere rispetto alla moderazione dell’esecutivo, battendosi per la fine immediata della guerra e per radicali riforme sociali.

L’opposizione dei soviet al governo borghese

Sorge un crescente contrasto fra il governo provvisorio e i soviet, soprattutto in merito al prosieguo o meno della guerra e alla questione della riforma agraria. Il governo è per proseguire la guerra e demandare la questione agraria alla futura Assemblea costituente, la cui elezione viene fissata per il 12 novembre. I bolscevichi e la maggioranza nei soviet sono per attuarla subito, dato che i contadini occupano le terre e il governo reagisce con la violenza a difesa della proprietà privata. Inoltre sono per una pace immediata. Da parte sua il nuovo governo non si dimostra in grado di risolvere i problemi del governo precedente alla Rivoluzione di Febbraio e appare destinato a essere eliminato da una nuova rivoluzione.

  1. Lenin: le Tesi d’Aprile

Ai primi di Aprile Lenin rientra in Russia dall’esilio svizzero attraversando le linee dell’esercito tedesco, il cui governo è favorevole al suo ritorno essendo il più acceso sostenitore della pace immediata. Lenin, infatti, è convinto che sia indispensabile la fine immediata della guerra imperialista per salvaguardare la stessa rivoluzione democratica. Comprende, inoltre, che non è più necessario aspettare lo sviluppo di una repubblica parlamentare liberal-democratica e la piena affermazione del sistema capitalistico prima di passare alla rivoluzione socialista. Lenin ritiene, infatti, che nella situazione che si è venuta è creare è possibile rompere la catena dei paesi imperialisti nel suo anello più debole, l’arretrata Russia, per favorire la rottura degli anelli più forti, in cui il capitalismo si è pienamente sviluppato e affermato, a partire dalla Germania e dall’Impero austro-ungarico. Perciò Lenin, appena raggiunta Pietroburgo, in un celebre discorso, lancia la parola d’ordine: “tutto il potere ai soviet degli operai e dei contadini”. Il discorso rimarrà alla storia con il titolo Tesi d’Aprile con cui sarà pubblicato subito dopo nel giornale del partito bolscevico: Pravda,verità in russo, diretta da rivoluzionario georgiano Iosif Dzugasvili, anch’egli passato alla storia con il nome di battaglia, assunto durante la lunga fase di clandestinità, di Stalin, ossia acciaio. Lenin sostiene che la conquista del potere da parte dei soviet, quale organo rappresentativo del proletariato, è l’unico modo per arrivare a una giusta pace e impedire una controrivoluzione mirante a restaurare l’autocrazia zarista.

Il programma delle Tesi di Aprile

A parere di Lenin, solo la rivoluzione proletaria può portare alla confisca e alla socializzazione delle proprietà fondiarie, non già da ridistribuire alla miriade di contadini poveri, come pretendevano i populisti Socialisti rivoluzionari, ma da collettivizzare ponendole sotto la direzione dei soviet dei contadini, per poter sviluppare la produzione e modernizzare, meccanizzandola, l’agricoltura. Al contempo, per non ripetere il fatale errore della Comune di Parigi, favorendo le forze controrivoluzionarie che le controllano, le banche devono essere immediatamente socializzare e poste sotto il controllo dei soviet. Occorre inoltre sviluppare, di contro al centralismo zarista, le autonomie locali e fondare una Terza internazionale dei lavoratori, per sviluppare la rivoluzione al di fuori della Russia, in primo luogo nei paesi a capitalismo avanzato, dove sarà possibile realizzare la transizione al socialismo.

La posizione inizialmente ultra minoritaria di Lenin e la realtà che, ben presto, gli dà ragione

Tuttavia i bolscevichi, poi comunisti, sono 50.000 una minoranza anche nei Soviet, tanto che la grande maggioranza dei dirigenti del suo stesso partito ritengono utopiste le proposte di Lenin, non credendo alla possibilità che il proletariato russo possa in breve tempo conquistare il potere e ritenendo, come la maggioranza dei marxisti, che in Russia non esistevano le condizioni per realizzare la transizione al socialismo, non essendosi ancora affermato il modo di produzione capitalistico. D’alta parte a giugno il governo provvisorio non solo non intavola trattative di pace ma, in modo del tutto impopolare e antidemocratico, lancia un’offensiva militare in Galizia; sarà una disfatta completa, l’esercito russo ben presto si sfalda, i proletari disertano e tornano a casa, armati, per spartirsi le terre dei latifondisti o solidarizzano con i soldati nemici.

Luglio 1917

A Luglio del 1917 una grande manifestazione popolare diventa spontaneamente, su pressione degli anarchici, un’insurrezione nonostante la contrarietà dei bolscevichi, dal momento che si sviluppa senza una direzione consapevole e in un momento in cui le condizioni oggettive non sono ancora mature. Iniziata l’insurrezione, i bolscevichi, nonostante avessero fatto di tutto per impedirla, cercano di darle una direzione consapevole. Ma è troppo tardi e le truppe inviate dal Governo provvisorio schiacciano nel sangue l’insurrezione subito abortita. A questo punto il governo ne approfitta per mettere fuori legge i suoi più credibili e pericolosi avversari, ovvero i bolscevichi, e incarcerarli con l’accusa infamante e del tutto infondata di essere agenti dei tedeschi, in quanto si battevano per la pace immediata e Lenin era tornato in patria attraversando le linee tedesche. Lenin riesce a sfuggire, a differenza della maggior parte dei dirigenti bolscevichi, all’arresto trovando rifugio in una capanna in Finlandia.

  1. La rivoluzione d’Ottobre

Nel Luglio del 1917 il governo provvisorio cerca di riconquistare l’appoggio popolare, perduto dopo la violentissima repressione del fallito tentativo insurrezionale, sostituendo L’vov con il populista Kerenskij, rappresentante della componente di destra dei socialisti rivoluzionari. Il nuovo governo non riesce a superare la debolezza del governo provvisorio, sempre più aspramente contrastato da destra dalle forze controrivoluzionarie e da sinistra dalle forze che intendono portare a compimento il processo rivoluzionario che rischia, altrimenti, di incancrenirsi. Anche perché, nel frattempo, l’esercito si disgrega o fraternizza con il nemico e cresce in modo esponenziale il numero degli scioperi, a dimostrazione che le masse popolari hanno perso qualsiasi fiducia nel governo provvisorio, per le sue posizioni opportuniste.

D’altra parte, le classi dominanti cercano disperatamente un uomo forte per restaurare la disciplina - indispensabile a preservare i rapporti di proprietà che ne garantiscono gli enormi privilegi a spese della stragrande maggioranza della popolazione dell’ex impero zarista - sebbene appaiano divise fra la componente più reazionaria che, mirando apertamente a una violenta restaurazione dello zarismo, punta su Kornilov, l’aristocratico comandante in capo dell’esercito, che dirige le sue truppe sulla capitale ad agosto per restaurare l’autocrazia ed eliminare una volta per tutte il dualismo di potere, schiacciando nel sangue i soviet. La componente meno retriva della classe dominante, comprendendo che un’aperta controrivoluzione finirebbe per favorire una ripresa delle forze rivoluzionarie, mira a una rivoluzione passiva, puntando su Kerenskij. Quest’ultimo da parte sua, vistosi perduto dinanzi all’avanzata di Kornilov, libera e chiede aiuto ai bolscevichi, gli unici che sono in grado di resistere all’esercito mobilitando e organizzando il proletariato urbano. Così appena liberati, i bolscevichi organizzano, in tempi ridottissimi, la guardia rossa operaia. Al contempo danno indicazione ai ferrovieri, fra i quali sono particolarmente popolari, di arrestare i treni che mirano a trasportare le truppe di Kornilov dal fronte per occupare militarmente la capitale. Nonostante le truppe di Kornilov siano essenzialmente costituite da orientali e da cosacchi, del tutto privi di coscienza politica e di classe, i bolscevichi non si limitano a preparare la difesa della città, ma inviano i loro migliori elementi a fare propaganda fra i soldati di Kornilov, chiarendoli che sono ingannati dai loro comandanti. Incredibilmente i bolscevichi riescono nel loro intento, vincendo questa battaglia decisiva con le forze controrivoluzionarie senza dover sparare nemmeno un colpo, in quanto fraternizzano con le truppe di Kornilov persuadendole a disertare.

La crisi del governo Kerenskij

Il governo provvisorio non si era dimostrato in grado di fronteggiare i reazionari e appariva, al contempo, sempre più impotente dinanzi al collasso economico del paese, che rischiava di precipitare nella carestia e nell’anarchia. L’esecutivo di Kerenskij, infatti, non era riconosciuto dalle masse in quanto schierato a difesa della proprietà privata e della guerra. I bolscevichi, dopo aver salvato la rivoluzione democratica dalle mire restauratrici di Kornilov, accrescono in modo esponenziale la loro popolarità nei soviet e fra gli operai e i soldati.

L’insurrezione armata

Così il 10 ottobre, il comitato centrale del partito bolscevico comprende, su pressione instancabile di Lenin – nonostante l’opposizione aperta di importanti dirigenti come Zinoev e Kamenev che non esitano a denunciare gli intenti rivoluzionari, puntando vanamente a una loro repressione da parte degli apparati repressivi dello Stato – che è, infine, giunto il momento in cui è necessario passare all’insurrezione armata, convinto di avere il sostegno attivo o passivo della maggioranza del popolo e altrettanto consapevole che la mancata azione avrebbe fatto perdere non solo l’occasione di realizzare in senso socialista la rivoluzione, ma avrebbe messo di nuovo a rischio le stesse conquiste della rivoluzione democratica.

Così, nella notte fra il 24 e il 25 ottobre, ovvero fra il 6 e il 7 novembre del nostro calendario, i rivoluzionari sotto la direzione consapevole dei bolscevichi occupano i punti cardine delle città. Con l’appoggio di marinai e soldati passati alla rivoluzione, impongono la resa al governo asserragliato nel Palazzo dInverno. Con una vittoria, quasi incruenta, i bolscevichi conquistano formalmente il potere politico, licenziando il governo di Kerenskij e sostituendolo con un governo provvisorio di commissari del popolo, con alla testa Lenin. Tali decisivi eventi, sono mirabilmente narrati da uno dei capolavori della storia del cinema, ovvero il film Ottobre di S. Eisenstein, il più grande regista della storia della settima arte, tratto dal celebre resoconto giornalistico I dieci giorni che sconvolsero il mondo del grande giornalista rivoluzionario statunitense John Reed. Le gesta di quest’ultimo sono immortalate da un ottimo film statunitense, Reds interpretato e diretto da un Warren Beatty in stato di grazia.

Continua nei prossimi numeri

04/08/2018 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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