La meravigliosa avventura di un prete e di un comunista

Il sociologo Leone e il sacerdote Florio scrivono un libro a quattro mani.


La meravigliosa avventura di un prete e di un comunista

Un’opera traboccante di umanità. È così che possiamo definire senza tanti fronzoli il piccolo capolavoro scritto da chi non ti aspetti: un prete e un comunista. Come un salvagente è il titolo del saggio di Dario Leone e don Nicola Florio edito da Nulla Die uscito il 5 settembre e che tra pochi giorni addirittura andrà già in ristampa, salendo immediatamente agli onori delle classifiche della piccola editoria nazionale. Questi due autori, distanti per estrazione culturale e impegno sociale, promuovono un vero e proprio “spazio dialogico” riuscendo egregiamente nell’obiettivo di mostrare la possibilità di apertura e di confronto che avviene da una siderale distanza d’appartenenza. Unire ciò che è più lontano, valorizzare la diversità culturale, rendere sinergico l’impegno di abbattere confini e di tendere a una meta condivisa. Cos’hanno in comune un prete e un comunista? Lo spiega Dario Leone all’inizio di questo cammino epistolare: la religione e l’ideologia in quanto strutture solide, portatrici di valori, norme e riferimenti perenni e stabili, entrano in crisi davanti alla società liquida della globalizzazione. Da qui la comune necessità di impedire che le solidità che appartengono agli autori sprofondino nel mare indifferente di un’epoca storica che allena al disimpegno, alla fuga dalle responsabilità, allo smarrimento e all’intercambiabilità dei sentimenti e dei rapporti umani. Tutto ciò che di solito entra in crisi deve promuovere una resistenza plurale e unitaria. I due autori si pongono dunque non solo come scrittori che semplicemente scrivono arricchendo la letteratura socio-scientifica, ma si propongono come un modello pedagogico mostrando al lettore che è possibile dialogare, costruire, condividere pur venendo da “sponde diverse”, come afferma nella prefazione la grande sociologa Eide Spedicato Iengo. Questo “abbandonarsi” alla totale apertura alla diversità di pensiero, è probabilmente l’atto più rivoluzionario di Nicola Florio e Dario Leone che in modo entusiasmante e coraggioso fanno nascere dalle ceneri della bolgia odierna una piccola isola dove si riesce a confrontarsi con il mondo indipendentemente dal lato dal quale lo si guarda. Non è la solita minestra dell’ateo che si relaziona con il sacerdote sull’esistenza di Dio. Al contrario è un’opera che affronta la vita per come essa si presenta oggi e dunque, svuotata di significato, disorientante, priva di futuro. Si alternano le visioni auspicanti di un sacerdote che ha in Dio e nello Spirito Santo il suo punto di riferimento, con un realismo pessimista nella ragione e ottimista nella volontà tipico del comunista cosciente di quanto il mondo sia andato e ancora vada nella direzione opposta a quella auspicata. Il prete e il comunista occupano i due lati opposti della montagna puntando lo sguardo verso lo stesso orizzonte confrontandosi sulle diverse strade che sono soliti intraprendere ma con la volontà di condividere, quanto più possibile, importanti frammenti di cammino assieme. Come un salvagente è dunque un elogio al dialogo, alla critica, al confronto e dunque alla pace.

Booktrailer accessibile cliccando qui.

15/09/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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