Film e David di Donatello

I film più significativi rintracciabili su internet e la recensione critica ai premi dei David di Donatello 2020


Film e David di Donatello Credits: https://www.mymovies.it/film/2019/diego-maradona/

Diego Maradona di Asif Kapadia, documentario, Gran Bretagna 2019, voto: 6,5; documentario ben fatto e indubbiamente godibile anche esteticamente, che lascia qualcosa di significativo su cui riflettere allo spettatore. Ci narra la storia del più dotato calciatore di tutti i tempi: Diego Armando Maradona che, grazie alle sue doti veramente geniali – nonostante non avesse nessuna qualità fisica e naturale e benché provenisse da una favela argentina – riesce a emergere e a compiere una notevole ascesa sociale, che pare realizzare esemplarmente il mito del capitalismo, per cui chiunque, con impegno, può dal nulla divenire una persona ricca e ammirata. Del resto Maradona già a quindici anni grazie, alle sue eccezionali capacità, riesce a mantenere fuori dalla favela la sua grande famiglia, composta da due genitori e sette figli. Lo ammiriamo mentre raggiunge il massimo della sua fama e popolarità, portando finalmente una città del sud d’Italia a vincere due scudetti e persino una coppa Uefa e a portare la nazionale del suo paese al trionfo nei mondiali del 1986.

Raggiunto l’apice, inizia l’inevitabile declino; Maradona, in effetti, pur essendo ricco, famosissimo e ammirato enormemente nella città di Napoli in cui vive resta comunque uno sfruttato. Viene sempre più strumentalizzato dalla camorra che, facendo leve sulle sue debolezze, lo fa divenire sempre più un tossico dipendente. Maradona capisce che si è infilato in un vicolo cieco e cerca disperatamente di uscire dal giro abbandonando Napoli e l’Italia e andando a giocare in un campionato dove non ha tutte le responsabilità che lo schiacciano, ovvero riscattare il sud d’Italia da sempre dominato e oppresso dal nord. Qui, però, emerge, che anche Maradona è un lavoratore come gli altri, non solo sfruttato, ma costretto ad alienare la propria libertà insieme alla propria forza-lavoro. È proprietà del Napoli che non intende in nessun modo smettere di sfruttarlo e discorso analogo vale per la malavita organizzata.

Inizia il tragico tramonto della stella di Maradona, ha un figlio in una delle relazioni extra coniugali, che si sforza vanamente di non riconoscere, ed entra in rotta di collisione con i poteri forti, in quanto rivoluziona i rapporti di forza fra nord e sud all’interno dello sport nazionale, ossia del gioco del calcio. Inizia così ad avere sempre più contro i grandi mezzi di comunicazione che gli mettono sempre più contro l’opinione pubblica. Nel frattempo, sempre più stressato, Maradona viene vieppiù strumentalizzato dalla mafia, che lo subordina a sé attraverso la droga e le prostitute. Nonostante sia ormai evidente che il giocatore è sempre più schiavo della droga, si aspetta per colpirlo quando ormai è completamente dominato dalla cocaina e ha completamente contro l’opinione pubblica. A questo punto, del tutto abbandonato dai suoi padroni – tanto dal club, quanto dalla mafia – subisce una condanna senza precedenti da parte della giustizia che, impedendogli di proseguire la sua carriera calcistica, manda in pezzi questo simbolo di un possibile riscatto degli umiliati e offesi. Inizia così il suo tragico calvario.

D’altra parte, per quanto significativo il documentario non va veramente a fondo sulle questioni fondamentali, economiche, sociali, politiche e culturali che sono dietro al caso particolare di Maradona e che lo rendono davvero interessante in quanto tipico. Dal momento che, al solito, manca praticamente del tutto la consapevolezza che il reale movente della storia sono la lotta di classe e i conflitti sociali, a cui si accenna e basta, qui e là nel film, ma che restano fondamentalmente sullo sfondo. Altro grande limite del film è che, come generalmente avviene, la grande tragedia messa in scena rimane monca, priva di qualsiasi catarsi, di qualsiasi prospettiva di superamento. Si cancella completamente la successiva politicizzazione di Maradona e il suo divenire, almeno nel momento di massimo sviluppo delle forze antimperialiste in America latina, un simbolo di questa imponente lotta per l’emancipazione.

Mio fratello rincorre i dinosauri di Stefano Cipani, Italia 2019, voto: 6,5; film abbastanza godibile sul complesso rapporto di una famiglia con un figlio down. Si mostra realisticamente i problemi che provoca nei riguardi delle persone ignoranti, di destra e pieni di pregiudizi e l’arricchimento che, al contrario, porta la relazione con un diversamente abile a persone di più ampie vedute. Il film tocca anche l’impegno politico dei giovani per l’emancipazione del genere umano e contro le forze reazionarie della destra. In tutto senza sbavature, ma senza neanche mai andare a fondo nelle problematiche, anche significative, affrontate. In definitiva un meritato premio David giovani, che dimostra come, fortunatamente, le giovani generazioni non sono traviate dall’ideologia dominante e dalle mode culturali come i grandi e addetti ai lavori che tendono a premiare i peggiori.

L'uomo del labirinto di Donato Carrisi, Italia 2019, voto: 5+; thriller ben costruito e piuttosto godibile sino al finale in cui la storia già complessa, diviene di fatto incomprensibile e ci si sente sostanzialmente presi in giro dal regista, che è anche l’autore del libro da cui è tratto il film. Non solo perché, un po’ come nell’ipotesi del genio maligno di Cartesio, siamo stati ingannati costantemente senza avere la reale possibilità di poter, quanto meno, esercitare il dubbio su quanto vediamo, ma in quanto tutta questa intricatissima vicenda è in fin dei conti costruita sul nulla. Quello che resta è che esistono dei sadici che si divertono a torturare all’infinito le loro vittime che, a loro volta, secondo un determinismo di stampo positivista, nel momento in cui vengono infine liberati, tendono a ripercorrere le orme del proprio carnefice.

La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Lorenzo Mattotti, animazione, Francia, Italia 2019, voto: 5+; film godibile per grandi e per piccini, ben raccontato e realizzato, con dei grandi doppiatori. Nonostante l’indubbio fascino della narrazione, il messaggio che veicola il film è decisamente reazionario, sostenendo che gli orsi nelle montagne sono superiori agli uomini che, nelle città, tenderebbero necessariamente a incarognirsi. Si tratta di una tarda ripresa, fuori tempo massimo, del primo Discorso di Rousseau. Infine è indubbiamente intollerabile come anche in questa opere di fantasia non si inventi mai un mondo superiore a quello capitalista, ma si tenda a ripresentare, con nostalgia e in modo sostanzialmente apologetico, il regime assolutistico.

First Love di Takashi Miike, Giappone e Gran Bretagna 2019, voto: 4; film decisamente postmoderno, privo di qualsiasi interesse e poco godibile per chi non ama il genere e il manierismo esasperato di questo regista. Per altro questo gusto nell’esasperare al massimo la violenza e il cinismo, in modo sostanzialmente acritico, è reazionario.

David di Donatello 2020, voto: 3,5; sin dalle nomination si poteva facilmente dedurre che anche quest’anno non sarebbero stati premiati i migliori – o almeno i meno peggio, dato lo stato comatoso del cinema italiano – ma i film più conformi all’ideologia dominante. Così le maggior nomination erano state totalizzate dall’ennesimo pessimo film di Bellocchio – decisamente uno dei registi più assurdamente sopravvalutati della storia del cinema – volto essenzialmente a contrapporre la mafia dal volto umano di una volta a quella criminale dei corleonesi, senza praticamente affrontare le cause reali a livello economico e sociale della criminalità organizzata e la sua sostanziale connivenza con la dittatura della borghesia. Secondo come numero di nomination si era piazzato Il primo re, decisamente il film italiano più assurdamente sopravvalutato dell’anno, a pari merito con Pinocchio opera del regista più sopravvalutato delle “giovani” generazioni.

Il traditore si è confermato al primo posto con sei premi, fra cui i due maggiormente prestigiosi: miglior film e migliore regia. Per altro il film ha vinto anche il premio per il miglior attore, nonostante il protagonista abbia interpretato in modo del tutto acritico, immedesimandosi pienamente in un capo mafia “pentito”, senza nemmeno l’ombra dell’indispensabile effetto di straniamento. In tal modo nel film passa, in modo sostanzialmente acritico, la prospettiva di questo rappresentante della vecchia mafia, più altolocata, che decide di collaborare con gli apparati repressivi dello Stato borghese solo dopo esser stato completamente estromesso dal potere dai parvenu di Corleone.

Pinocchio, film del tutto inutile e, al solito, alquanto disgustoso dal punto di vista estetico si piazza secondo come numero di premi, totalizzandone cinque, anche se si tratta di premi minori come migliori costumi, acconciature, effetti speciali etc. Mentre del tutto incomprensibile è la sua candidatura a miglior film e a miglior regista. Terzo con tre premi si piazza l’altrettanto disgustoso, dal punto di vista estetico e contenutistico, il Primo re. Anche in questo caso ancora più preoccupante e inaccettabile è la candidatura del Primo re a miglior film e al suo autore come migliro regista. Per altro, fra i cinque candidati a miglior film, l’unico degno di nota è Martin Eden, come l’unico a meritare la candidatura a miglior regista è l’autore di quest’ultimo film: Pietro Marcello.

In effetti anche l’ultimo prodotto dell’industria culturale candidato a miglior film e miglior regista: La paranza dei bambiniè il prodotto di un’operazione del tutto riprovevole, volta a naturalizzare la tragica situazione dei quartieri napoletani più poveri e controllati dalla criminalità organizzata. Mentre rimangono esclusi anche dai candidati a miglior film, le pellicole meno peggiori di un anno quanto mai nero del cinema italiano, ovvero 10 giorni senza mamma e Il campione, l’autore quest’ultimo quanto meno candidato come miglior regista esordiente.

Anche il premio al miglior regista esordiente è decisamente discutibile, non solo perché il Campione è sicuramente un film più significativo di Bangla, ma in quanto negli ambienti degli addetti ai lavori si sostiene che il giovane protagonista del film, cui è attribuita la regia, non è in realtà il reale autore, che sarebbe un più navigato regista italiano. Si tratterebbe, dunque, di una operazione commerciale per pubblicizzare il film, che non sarebbe dunque candidabile e premiabile come opera del miglior regista esordiente.

Discutibilissimo anche il premio di migliore sceneggiatura originale a Il traditore e, più in generale, le cinque sceneggiature nominate, fra le quali forse la meno peggio è quella de La dea fortuna. Per quanto Martin Eden sia certamente fra i meno peggio film italiani dell’anno, avrebbe meritato certamente di più in altri settori, piuttosto che il premio ricevuto per la migliore sceneggiatura adattata, dal momento che il film perde quasi del tutto l’aspetto essenziale del libro, ossia le critica alla visione del mondo reazionaria “maturata” dal protagonista.

Piuttosto discutibile è anche il premio di miglior documentario assegnato a Selfie, che avrebbe certamente meritato di più il premio al documentario italiano più sopravvalutato dell’anno. Va comunque detto che anche gli altri documentari nominati o distribuiti nel corso dell’anno erano di qualità generalmente mediocre. Meritato, invece, il premio di miglior musicista all’Orchestra multietnica di piazza Vittorio per la sua godibile versione del Flauto magico. Mentre piuttosto scontato e conformista il premio di miglior film straniero assegnato a Parasite. Colpisce negativamente che fra i nominati a miglior film dell’anno non italiano ci sia il davvero pessimo C'era una volta a... Hollywooddi Tarantino, al quale andrebbe il “premio” di film più assurdamente sopravvalutato del 2019, oltre al premio alla carriera di regista fra i più sopravvalutati di tutti i tempi.

Anche questa volta i giovani risultano meno intossicati degli adulti addetti ai lavori dall’ideologia dominante e dalle mode culturali, premiando Mio fratello rincorre i dinosauri, certamente fra i meno peggiori film italiani dell’anno. Mentre di bassissimo livello è il David dello Spettatore assegnato a Il primo natale, merce meramente culinaria. Mentre decisamente più meritato appare il David speciale assegnato per la carriera a Franca Valeri.

06/06/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: https://www.mymovies.it/film/2019/diego-maradona/

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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