Domenica 6 dicembre “Il sole 24 ore” intervista Giuseppe Sala, sindaco di Milano. L’intervista fa parte della rubrica A tavola con…, che cura Paolo Bricco. Il giornalista, che evidentemente sa fare il suo mestiere, riesce a scrivere, per una colonna intera, la prima, della neve che quel giorno cadeva su Milano, diventata, chissà perché, notizia nazionale nei telegiornali.
Mi faccio una prima domanda: forse, chissà, l’intervista, quello che segue non sarà molto significativo?
Ma vediamo le perle di Sala: innanzitutto si dice convinto che “la globalizzazione, per come l’abbiamo conosciuta, non ci sarà più”. Sulla base di cosa? Non lo dice e non si potrà sapere neppure alla fine del pezzo. E qui inizia la serie di sensazioni che formano tutta l’intervista, una dietro l’altra, sensazioni. Sala ci comunica degli stati d’animo, che per uno che fa il sindaco della più importante città in Italia, sotto diversi aspetti – economico, culturale, commerciale – non è male. Poco sotto gli unici dati che ci fa conoscere: “Milano destina 300 milioni di euro ogni anno al welfare, ha riconosciuto diritti civili e amministrativi alle coppie Lgbt, e ha una integrazione significativa degli stranieri e degli italiani di origine straniera”. Come si vede dopo due dati scade subito nella sensazione non verificabile e certamente discutibile. “La media italiana di queste comunità è pari al 9% della popolazione. A Milano è al 19%. Altrove una quota simile avrebbe prodotto una polveriera di tensioni e conflitti. Da noi, pur con tutte le contraddizioni, prevalgono la coesione e il confronto.” Anche qui un dato seguito da una percezione non verificabile, né oggettiva. Si potrebbe dire anche il contrario, ma lasciamo perdere.
E anche sicuro che le aziende di punta, moda in primis, ma anche del food (chissà perché in inglese? n.d.r.): “La moda si svilupperà sempre di più, oltre che sull’online negli acquisti, anche nella trasformazione dei negozi in showroom. E quale luogo migliore di Milano per questo? Inoltre la prospettiva strategica è quella della sostenibilità. E le imprese italiane della moda operano da tempo in quella direzione. Per il turismo Milano è l’unico luogo che coniuga l’arte e la modernità, che è fatta di design e di food. Il vaccino sembra imminente. Perché non dovrebbero tornare americani e cinesi?”. Questo passaggio che ho riportato è un po’ lungo, ma ogni frase andrebbe sottolineata con ironia, tanto è vuota e generica, banale nella sua indicazione prospettica.
Ma vediamo anche altre perle lucenti. Il giornalista gli prepara una risposta assurda, specialmente ora in questa epidemia di Covid-19 che proprio in Lombardia e a Milano con insistenza miete vittime a centinaia ogni giorno: “La Lombardia ha sviluppato un avanzato sistema sanitario, che è stato messo a dura prova e ha mostrato non pochi deficit (ma non era avanzato?!? n.d.r.)”. E Sala, di rimando: “La sanità privata non va rinnegata…” e propone di pagare una parte della prestazione (quanto non si sa? n.d.r.) solo dopo avere avuto un riscontro positivo, cioè dopo essere guariti? Come si vede una risposta che risponde alla domanda solo sul piano dell’assurdo.
Poi ci assicura che ogni tanto riprende in mano Guerra e Pace e rivendica a Milano un ruolo significativo che, dice il giornalista, ha mantenuto nonostante la caduta del Muro di Berlino (ma quel muro l’hanno tirato giù, non è caduto da solo; n.d.r.). Sala chiosa: “Nel breve periodo sono naturalmente preoccupato per l’immobiliare. Gli spazi vuoti non fanno bene. Non credo però possa esplodere una bolla. Perché sul lungo periodo i grandi investitori internazionali suddivideranno il rischio tra tante realtà e per l’Italia non esiste una piazza alternativa. Milano è sempre Milano”.
E il giornalista chiude il pezzo con una poesia di Raboni, ma Sala non ci dice se ogni tanto la riprende in mano!
È tutto qui. Dopo la lettura rimangono pochi stati d’animo del sindaco e contorni ameni di neve e bresaola, che ognuno dei due consuma a casa sua, mentre parla al computer, appunto “a tavola con…”. Un sindaco che praticamente non dice nulla di sostanzioso, non fornisce dati della sua attività di sindaco, del suo operato, che oramai si avvicina alla fase finale. In primavera le elezioni amministrative. Un lettore che non fosse di Milano capirebbe ancora meno di quello che questo amministratore, imprestato alla politica, dice in quella pagina.
Qualche problemino Milano ce l’ha: cominciamo dall’ultima sollecitazione del sindaco. Milano è la città più cara per affitti e acquisti di appartamenti. Il prezzo in alcune aree arriva a 10/15mila euro al metro quadro. Aree con prezzi attorno ai 5/10mila non sono un’eccezione cittadina. Una speculazione edilizia forsennata con conseguente impossibilità a adeguarsi se non svenandosi o coabitando. Molti insegnanti precari oramai si rifiutano di insegnare a Milano per i prezzi troppo alti degli affitti cittadini. Il problema delle case comunali o equipollenti che rimane irrisolto nel loro livello di degrado e abbandono, con la ristrutturazione che non viene fatta, come dovrebbe essere per poterle rimettere in sesto.
Il livello di vita in generale è tra i più alti a livello nazionale, se non il più alto. Statistiche periodiche parlano chiaro: cibo, ristoranti, divertimento, cultura, acquisti vari.
Un altissimo problema ecologico, con inquinamento pauroso, che si abbassa solo quando piove o tira vento.
Perdita continua di posti di lavoro produttivi e aumento del terziario e dei servizi, che hanno snaturato il tessuto sociale della città verso lavori e classi elitarie: moda, lusso.
Trasporti di superficie e buche nelle strade, gli uni scassati tanto quanto l’alto numero delle altre.
Può bastare!
Il giorno dopo riesco a capire cosa avesse voluto dire un’intervista sulla vuotezza espositiva di un sindaco. Sala dichiara ufficialmente che si ricandiderà a sindaco la prossima primavera. Tutti i media ne parlano e lui si dice fiero di quello che ha fatto. Fiero anche della partecipazione alla partita Atalanta-Valencia del 19 febbraio scorso? “Bomba sanitaria” l’hanno intitolata molti media, basta cercare in rete. Articoli in cui si legge che oltre alla presenza del sindaco di Bergamo, altro sindaco perspicace, anche Sala era allo stadio, tutto contento. Certo poi ha chiesto scusa e nell’intervista si adombra una sua innocenza: “Sicuramente come sindaco all’inizio non ho avuto la giusta percezione. Ma chi l’ha avuta? Nessuno aveva capito la portata storica e la pervasività di questo virus.” Certo, poverino! Ma i sindaci non dovrebbero avere alte capacità di capire meglio e prima dei cittadini comuni ciò che accade? Sono sindaci per fare cosa, allora? Lui però, dice, subito dopo, è sempre andato in ufficio!
Dopo quella partita vi sono state molte morti per Covid-19. La procura di Bergamo indaga, così come sono aperti i fascicoli sul Pio Albergo Trivulzio, la Baggina, nel cui Consiglio di Indirizzo il Comune di Milano nomina 3 rappresentanti su 5.
Insomma, qualcuno dovrà pur pagare per le manchevolezze e le superficialità nel modo di amministrare una città importante come Milano. Oppure anche queste cosucce passeranno in cavalleria?
Intanto Sala si ripresenta sulla scena. Vedremo i suoi sponsor se e come lo appoggeranno. Vedremo cosa ne penserà la cittadinanza alla quale, sembrerebbe, almeno stando alle parole del sindaco, un po’ di fashion, di design e di food bastano per sentirsi veramente cittadini di Milano, el grand Milan cunt el cor in man.