Voci sotto il tappeto

Le rivendicazioni femministe sono ancora profondamente attuali, per quanto restino spesso inascoltate.


Voci sotto il tappeto

Nel 1906 Sibilla Aleramo parlava di rivendicazione femminile, di dignità, di rivelazione; nel 2022 siamo nella stessa situazione ma i problemi li nascondiamo, come con la polvere, sotto un grosso tappeto. È un tappeto fatto di finto buonismo e ipocrisia: si parla di un paese che lotta quotidianamente a fianco delle donne, ma la realtà è che rimane bigotto e disinteressato davanti alle vittime di questo vizioso sistema. Solo lo scorso anno ci sono state 116 donne vittime di femminicidio e 100 di queste in un ambiente familiare; ma i dati vengono dimenticati così come i loro volti, persi nel brusio generale; e la stessa loro memoria, ridotta a un giorno soltanto all’anno, viene tralasciata dalle alte cariche dello stato. Così come la Aleramo parlava di una Camera dei deputati “spopolata”, nel 2021 otto erano i deputati ad ascoltare il discorso della ministra Bonetti nel giorno contro la violenza sulle donne.

La donna continua a essere soggetta a un ridicolo giudizio continuo e la libertà, anche sessuale, per cui si è tanto lottato in tante piazze negli anni ’70, risulta ancora un tabù e uno stigma sociale tanto che anche una professoressa del liceo ha il coraggio di definire una “poco di buono” (per edulcorare giusto un po’ la sua espressione) una donna che ha avuto diversi partner sessuali. Perché è rimasto questo ideale della madonna angelicata e cortese che risale ancora ai poeti trobadorici: quella donna pura, casta e soprattutto fittizia, ma che ritroviamo nei programmi di punta della televisione nazionale quando il direttore artistico dei suddetti presenta le co-conduttrici come “capaci di stare un passo indietro” a lui, uomo.

Cosa rimane allora nell’essere donna quando in più di cento anni sembra non essere cambiato nulla? Forse rimane solo la voce. Ma quella voce non si stancherà mai di urlare e di richiedere la giustizia e il rispetto che ci sono dovuti. Che tremi il sistema patriarcale! Rivendicheremo tutti quei corpi, tutto quel sangue e tutte quelle voci che si sono dovute spegnere troppo presto.

18/02/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: