Una tregua per 2-3 giorni?

La Russia ha offerto una breve tregua, di 2 – 3 giorni; tuttavia la pace è lontana perché molto differenti sono le posizioni dei belligeranti. L’Ue, che ha sposato l’economia di guerra, appoggia gli atti terroristici ucraini volti ad alzare il livello del conflitto. Se l’Europa non diventerà teatro di guerra dipende dallo sviluppo del movimento per la pace.


Una tregua per 2-3 giorni?

Il 2 giugno a Istanbul si è tenuto un incontro tra le delegazioni dell’Ucraina e della Russia presso il Palazzo di Çırağan, ex residenza ottomana, che ora è un hotel a cinque stelle della società “Kempinski Hotels S.A.” sulla riva europea del Bosforo, tra Beşiktaş e Ortaköy. Nonostante che il conflitto tra Ucraina e Russia si è evoluto con azioni di terrorismo, sperando che non si allarghi oltre, un risultato alla fine dell’incontro lo si è raggiunto. La Russia ha offerto all’Ucraina una tregua per 2-3 giorni in determinate aree di guerra per permettere ai comandanti di raccogliere i corpi dei loro soldati, un’azione importante che dovrebbe essere considerata ordinaria. L’offerta è stata presentata dal capo della delegazione russa e consigliere presidenziale, Vladimir Medinsky, anche se i media non hanno dato esplicita notizia di un accordo sul tema, i militari russi stanno evacuando le salme di decine di migliaia di soldati delle Forze Armate dell'Ucraina dalle zone di confine della regione di Kursk [1]. Altro, al momento, non risulta nei dettagli dei comunicati tranne che si è deciso di scambiare un maggior numero di prigionieri di guerra concentrandosi sui più giovani e sui feriti più gravi con la restituzione dei corpi di 12.000 soldati caduti. Dopo questo incontro i memorandum che sono stati presentati dalle delegazioni ucraine e russe sono stati resi pubblici. Qui si presentano entrambi, naturalmente, in sintesi.

Il memorandum dell’Ucraina è centrato sul cessate il fuoco totale come precondizione per qualsiasi ulteriore trattativa. Il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, ha dichiarato che l’Ucraina è pronta a fermare i combattimenti in cambio dello scambio completo dei prigionieri, del ritorno dei bambini deportati illegalmente e del rilascio di tutti i civili detenuti dalla Russia. La lista consegnata alla delegazione russa include i nomi di diverse centinaia di minori ucraini [2]. Per quanto riguarda la sovranità, l'Ucraina dichiara che non è obbligata a essere neutrale, può scegliere di far parte della comunità euro-atlantica, procedere verso l'adesione all'UE e aderire alla NATO. Questo dipenderà dal consenso dei paesi dell'Alleanza, nessuna restrizione può essere imposta al numero, al dispiegamento o ad altri parametri delle Forze Armate ucraine, nonché alla mobilità di truppe di Stati stranieri amici sul territorio ucraino. Per le questioni territoriali, i progressi territoriali conseguiti dalla Russia dal febbraio 2014 non sono riconosciuti dalla comunità internazionale, la linea di contatto è il punto di partenza per i negoziati e le questioni territoriali vengono discusse solo dopo un cessate il fuoco completo e incondizionato [3].

I punti chiave del memorandum russo sono centrati sulla neutralità dell’Ucraina e del riconoscimento dei territori occupati. La prima sezione del documento contiene i parametri di base del possibile accordo finale, la seconda è dedicata ai termini del cessate il fuoco. Questa seconda sezione contiene due scenari che potrebbero verificarsi. Il primo  riguarda il ritiro delle forze ucraine dal territorio delle quattro regioni rivendicate dai russi e da loro parzialmente occupate: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. Il secondo prevede l'inizio della smobilitazione delle forze di Kiev, la revoca della legge marziale, l'esclusione della presenza di truppe straniere in Ucraina, la fine degli aiuti militari stranieri all’Ucraina e le elezioni entro cento giorni dopo la revoca della legge marziale. La terza sezione stabilisce la sequenza delle fasi e le scadenze per la loro attuazione. Ecco la sintesi ben articolata pubblicata dalla Tass della seconda sezione che riguarda il cessate il fuoco [4] che, come è noto, è continuamente richiesto dall’Ucraina, dall’Ue e dagli autodefinitisi “paesi volenterosi”.

Condizioni per un cessate il fuoco:

- Un'opzione di cessate il fuoco è il ritiro completo dell'esercito ucraino nella DPR (Repubbliche popolari di Donetsk), dalla LPR (Repubbliche popolari di Lugansk) e dalle regioni di Kherson e Zaporozhye.

- Dal momento in cui l'esercito ucraino inizierà a ritirarsi dal territorio della Russia, compresi Donbass e Novorossiya, verrà stabilito un cessate il fuoco di 30 giorni.

- Il ritiro dovrà essere completato entro 30 giorni dal cessate il fuoco.

- L'altra opzione per un cessate il fuoco per l’Ucraina prevede un pacchetto di 10 punti.

- Un cessate il fuoco in Ucraina, in particolare, implica il divieto di ridispiegare delle forze armate ucraine, ad eccezione dei movimenti di ritiro entro una distanza concordata dai confini della Russia.

- In caso di cessate il fuoco, tutte le forniture di armi occidentali all'Ucraina dovranno essere interrotte; lo stesso vale per la fornitura di dati di intelligence.

- Bisogna escludere la presenza militare di paesi terzi sul territorio dell'Ucraina e fermare la partecipazione di specialisti stranieri alle operazioni militari a fianco dell'Ucraina.

- Il cessate il fuoco in Ucraina implica l'annullamento della legge marziale da parte di Kiev.

- Verrà istituito un centro bilaterale per il monitoraggio e il controllo del cessate il fuoco.

- Inoltre, la mobilitazione deve essere interrotta e la smobilitazione avviata in Ucraina per raggiungere un cessate il fuoco.

- Inoltre, il documento chiede lo scioglimento delle formazioni nazionaliste in Ucraina.

- L’Ucraina deve concedere l'amnistia ai prigionieri politici e rilasciare il personale militare e i civili detenuti.

Mentre i memorandum dell’Ucraina e della Russia sono molto lontani i teatri di guerra del conflitto sono peggiorati per azioni di terrorismo in territorio russo. Il 3 giugno è stato attaccato il Ponte sullo stretto di Kerch, che collega la Crimea alla Russia. L’attacco è stato rivendicato dalle forze speciali ucraine ed è stato eseguito utilizzando 1.100 kg di esplosivo [5]. I media hanno interpretato quest’azione come una comunicazione dell’Ucraina alla Russia: ovvero che, se la Russia volesse continuare la guerra, le forze ucraine continueranno con atti terroristici. In questo quadro si inserisce la maxi operazione ucraina di sabato 31 maggio che, secondo quanto riportato, ha comportato la distruzione di 41 velivoli militari russi, compresi dei bombardieri strategici nella Siberia centrale. Quindi, non ci sono più dubbi, l’obiettivo del governo ucraino è quello di minare la capacità della Russia di colpire le città ucraine, al riguardo nulla è però cambiato: la Russia continua con le sue operazioni con i droni. Si tenga conto che l’operazione, denominata “Operazione Ragnatela”, che ha distrutto i velivoli militari russi nelle basi dell’aviazione strategica  ha fallito l’obiettivo di fermare la Russia, però i droni che sono stati decollati sono stati trasportati in luogo da autocarri portacontainer automatizzati, usando l'intelligenza artificiale, e tutta l'operazione è stata eseguita, a quanto pare, senza un coinvolgimento diretto di operatori umani [6]. Alle operazioni ucraine vanno infine aggiunti anche gli attacchi alle ferrovie.

Il 4 giugno sono iniziate le esercitazioni navali della NATO nell’area del Mar Baltico  denominate  “Baltops 2025” che sono obiettivamente inopportune in quanto i teatri di guerra del conflitto tra Ucraina e Russia non sono lontani dall’area. Al riguardo il viceministro degli Esteri russo, Alexander Grushko, ha dichiarato alla Tass che “fanno parte dei preparativi dell'alleanza Nato per un potenziale scontro militare con la Russia” [7]. Per 12 giorni sono state verificate le potenzialità militari fino al 17 giugno. I media hanno annunciato le varie operazioni tattiche dei mezzi navali, aerei e corazzati, tra cui quelli d'assalto con mezzi anfibi, operativi nelle acque territoriali della Lettonia e nello spazio aereo della regione. 

L'ambasciatore russo a Londra, Andrei Kelin ha accusato il Regno Unito che avrebbe gestito con l’Ucraina gli ultimi raid contro la Russia, intervistato da Sky News UK ha dichiarato che “la recente operazione rivendicata dall'Ucraina nel territorio della Russia (Operazione Ragnatela) è sfociata in un attacco con droni contro diversi bombardieri strategici della Russia portando il conflitto a un livello diverso e più alto di escalation”, ha avvertito che l’Ucraina non deve cercare di scatenare una Terza Guerra Mondiale [8].

L’economia di guerra è imperante in Europa e sta presentando le sue esercitazioni militari in prossimità del territorio russo facendo intendere che si tratta di operazioni di sicurezza mentre sono operazioni che delineano una strategia mirata ad invadere la Russia. Al riguardo tutti i paesi dell’Ue sono complici, compreso il Regno Unito che non ne fa parte ma ha un ruolo importante nella Nato. Il tutto è benedetto dalle multinazionali che producono armi sempre più sofisticate compresi i complessi impianti missilistici: ma chi è il nemico? Per carità non è dichiarato esplicitamente, ma è stato ben individuato ed è ben controllato. Nell’economia di guerra, gestita dinamicamente tra la Nato e l’Ue, si intrecciano a vari livelli studi e ricerche varie da parte dei maggiori specialisti militari, insieme con quelli della geopolitica e dell’economia di guerra. Tutti questi studi hanno un unico obiettivo: fare in Europa un conflitto bellico largo, molto largo, sul territorio russo, che sia in grado di distruggere soprattutto opere civili, come le ferrovie, e avere un numero di morti il più alto possibile. Funziona così l’economia di guerra in Europa, arricchire con larghi profitti le multinazionali che producono armi e mettere in campo sempre nuovi processi di miseria progressiva e irreversibile.

Non è detto però che l’Europa debba diventare per forza un grande teatro di guerra verso la Russia. Dipende soprattutto dalle lotte per la pace che in Europa purtroppo sono al “primum vitae” e non sono decollate per fermare l’economia di guerra imperante.

Pesa quanto un macigno che nei principali paesi Ue le classi dirigenti hanno sposato l’economia di guerra. In Italia, ad esempio, si colgono con dialettica controllata dei distinguo rispetto alla Germania mentre si condividono allegramente le tesi astratte dell’economia di guerra e si continua ad inviare armi all’Ucraina per alimentare il conflitto, nonostante si stia evolvendo per via degli atti terroristici da parte dell’Ucraina. Vedremo le risposte della Russia. Per evitare un conflitto totale in Europa, che potrebbe essere devastante, si debbono rilanciare movimenti di lotta per la pace in tutti i paesi. Ormai il conflitto tra Ucraina e Russia non si fermerà a breve ma si evolverà in qualcosa di diverso e di più alto e coinvolgerà l’Europa. Sappiamo bene che il capitalismo, oggi dominato quasi esclusivamente dal capitale finanziario, prima o poi sceglie sempre i conflitti bellici perché sono considerati investimenti sicuri e assicurano profitti quasi in tempo reale. 

Sia chiaro, purtroppo la Rete dei mercati finanziari ha le sue regole ed ha a sua disposizione un esercito ben organizzato di Capi di Stato, di ministri e soprattutto di comunicatori di guerra ben travestiti anche da pacifisti che dirigono testate giornalistiche e programmi televisivi di rilievo. Il voto, quello politico s’intende, ormai, è stato in parte emarginato e reso inutile. Ciò nonostante, ci si chiede: possiamo contrastare un conflitto bellico in Europa? L’interrogativo è ricorrente e la risposta è: Sì. Premesso però che non abbiamo strumenti diretti, soprattutto di comunicazione, ed i media sono ben schierati con le Sirene di tutte le guerre. Però non controllano tutta l’informazione e meno controllano la comunicazione interpersonale e fra i gruppi contrari all’economia di guerra. Quindi dobbiamo occupare e gestire gli spazi disponibili di comunicazione. Ci sono però trappole aperte che sono quelle di essere coinvolti in processi di dissenso controllato da parte dei governi come è avvenuto per l’inizio del conflitto tra Ucraina e Russia. Al riguardo, ormai è diventata storia, in Italia il governo di destra della Meloni e la maggior parte dei media hanno immediatamente appoggiato l’Ucraina senza preoccuparsi minimamente delle motivazioni per le quali il conflitto era nato. Questo ha messo in moto una serie di azioni denominate “umanitarie” contro la Russia centrate sul tema “aggredito e aggressore” e c’è stata anche una raccolta di fondi, di generi di abbigliamento e, soprattutto, di alimentari primari per finanziare i civili, ma le operazioni di raccolta non erano esclusivamente per i civili ma per sostenere la guerra contro la Russia. Sono state delle abili operazioni falsamente denominate umanitarie per affermare che la Russia è nemica dell’Italia mentre, attenzione, qui è scattato il controllo in tempo reale perché il ministro degli Esteri, Tajani, ha bloccato il dissenso dichiarando che: “L’Italia non è guerra con la Russia!”, ovviamente inviando continuamente armi. Il governo italiano non ha fatto nulla per la risoluzione di questo conflitto, anzi ha lavorato e lavora per farlo continuare.        

Note:

[1] Decine di migliaia di corpi di militari ucraini nel Kursk, Ansa, 10 aprile 2025.

[2] Idee divergenti per la pace: Ucraina e Russia presentano proposte ai colloqui di Istanbul, Sasha Vakulina, euronews., 2 giugno 2025.

[3] Ukrainian proposals for June 2 talks with Russia in Istanbul, Reuters, 1 giugno 2025.

[4] Ukraine's neutrality, recognition of Donbass, Novorossiya: key ideas of Russian memorandum, Tass, 2 giugno 2025.

[5] Nuovo colpo di Kiev, attaccato il Ponte di Crimea con 1.100 kg di esplosivo, Ansa, 3 giugno 2025.

[6] Vi spiego la ragnatela ucraina in Russia (che va ben oltre l'attacco dei droni), Orio Giorgio Stirpe, Today, 4 giugno 2025.

[7] NATO’s Baltic exercises are part of preparations for military clash with Russia — diplomat, Tass, 4 giugno 2025.

[8] Ambasciatore russo accusa, 'Gb dietro ultimi raid di Kiev', Ansa, 5 giugno 2025.




20/06/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Felice di Maro

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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