Turchia. Zittire la stampa, calpestare la dignità umana

Il presidente-tiranno Erdogan insiste nelle sue azioni contro chi gli si oppone.


Turchia. Zittire la stampa, calpestare la dignità umana Credits: http://www.lettera43.it/

Quanto succede in Turchia ai danni dei giornalisti indipendenti è un segnale allarmante: il presidente-tiranno Erdogan, amico di troppi Capi di Stato e di Governo europei, ritiene di farla franca e insiste nelle sue azioni contro chi gli si oppone.

di Guido Capizzi

Istanbul. Gli piacerebbe fermare il tempo: il presidente turco Erdogan non intende perdere il potere di arroganza sui curdi dopo avere unilateralmente rotto il processo di pace auspicato da molti e innescato una guerra civile.

La morte si respira in Kurdistan e il terrore distrugge le città dove è imposto un coprifuoco mortale e distruttivo della dignità umana. I bombardamenti contro i civili e le posizioni del PKK hanno causato flussi migratori consistenti. La violenza ora infiamma tutta la Turchia. Falciare i civili, zittire la stampa: oggi Erdogan appare sempre più pienamente responsabile del caos nella misura in cui lascia prosperare impunemente sul suo territorio jihadisti ed estremisti di destra. Il ciclo macabro di omicidi politici e di arresti è la cifra ascrivibile a questo dittatore incrostato di sangue che guida la barca ubriaca che è oggi la Turchia. La morte voluta da Erdogan di Tahir Elci, presidente dell'ordine degli avvocati, permane un simbolo tragico.

Erdogan vuole rompere ogni voce di dissenso, soffoca la libertà di espressione, che si tratti di un giornale stampato o di un social network, fa fermare dalla sua polizia di regime attivisti, politici dell’opposizione, intellettuali, giornalisti che vengono accusati di "terrorismo".

Per Erdogan e i suoi amici islamico-conservatori la resistenza è un tradimento e il riconoscimento del dissenso politico è una debolezza inaccettabile da praticare. Così la violenza dovrebbe diventare la misura per un crescente isolamento internazionale della Turchia.

L'obiettivo di Erdogan "zero problemi" si è via via trasformato in aperta ostilità con la Siria, l'Iraq, l'Iran, la Russia, l'Egitto. La Turchia di Erdogan è sempre più coinvolta nella politica in modo aggressivo, al fianco di Paesi amici come l’Arabia Saudita e il Qatar. Erdogan intende metter fine a ogni esperienza democratica e sociale e lo fa in modo sanguinoso, anche chiudendo giornali e arrestando giornalisti.

Erdogan è riuscito a creare stretti legami con i Paesi dell'Unione europea che preferiscono tacere di fronte alle stragi di curdi e alle violazioni delle libertà. Il presidente appare anche ossessionato dal rifiuto di ospitare i rifugiati e si irrigidisce per frenare i flussi migratori, ratifica accordi vergognosi con i suoi amici europei in netta tendenza alla violazione dei diritti umani. Lo fanno incapace ad affrontare la questione dei rifugiati. E così giornalisti, poi zittiti, hanno lanciato un appello per la solidarietà con il popolo turco. E’ soprattutto in Europa che si dovrebbe fare pressione sui governi affinché si fermino nel sostegno indegno alla Turchia di Erdogan. Ma cosa fanno Schulz, Presidente del Parlamento europeo, Juncker, Presidente della Commissione europea e Federica Mogherini, alto rappresentante per gli affari esteri e la sicurezza europea ?

Il vertice UE - Turchia del 7 marzo scorso ha prodotto quell'accordo della vergogna che fa ritornare in Turchia tutti i migranti ancora oggi in Grecia.

05/05/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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Guido Capizzi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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