Sorpresa sorpresa; quelle che sembravano essere delle elezioni nazionali a Settembre senza storia per la terza volta consecutiva, ovvero con un trionfo della CDU su scala nazionale e un risultato risibile dei socialdemocratici, non appaiono più tali. Recenti sondaggi indicano come la scelta dell'ex-presidente dell'europarlamento Martin Schulz abbia fatto fare un salto nei consensi alla SPD tale da superare la CDU per la prima volta in quasi 10 anni. Non solo, la vera novità è che una ipotetica coalizione nazionale di centro-sinistra, comprendente SPD-Verdi e Die Linke appare per la prima volta dal 2002 capace di ottenere la maggioranza assoluta nel Bundestag. Appare chiaro dunque come le recenti elezioni berlinesi, che hanno visto proprio questo tipo di maggioranza vincere alle urne nonostante i risultati non eccelsi dell'SPD, diventino decisive per capire i prossimi sviluppi a livello nazionale in Germania, soprattutto da un punto di vista programmatico e di equilibri politici.
Possiamo dunque iniziare a dare uno sguardo al programma politico comune su cui sono convenuti i tre partiti durante i negoziati post-elettorali. Sono stati depositati i piani per i primi 100 giorni di governo, quindi con obiettivi da implementare entro il 19 Aprile prossimo. Particolare attenzione viene dedicata alla situazione abitativa, dove l'obiettivo è bloccare la crescita degli affitti, in piena impennata da un paio di anni (molto più del precedente lustro). 200 milioni di Euro saranno poi destinati alla formazione e all'istruzione, professionale e non. La senatrice della Linke Elke Breitenbach ha poi annunciato nuove misure sociali riguardo la situazione dei senzatetto della città, ampliando di 250 posti alcuni nuovi dormitori e ha richiesto l'aiuto e la partecipazione delle imprese cittadine per migliorare le condizioni dei rifugiati presenti in città, per ora ancora principalmente stazionati all'ex-aeroporto di Tempelhof, vicino al centro cittadino. Annunciate nuove misure di sicurezza, soprattutto a causa di una crescita della microcriminalità e delle aggressioni in alcuni posti molto centrali della città quali Kottbusser Tor ed Hermannplatz, con alcuni casi eclatanti finiti su tutti i giornali, una mossa quasi obbligata al fine di contrastare la crescita cittadina dell'AfD, che si nutre su questo tipo di situazioni. Dal punto di vista delle finanze, verrà alzata dal 5 al 15% la tassa sulla seconda casa, al fine di spingere diversi residenti a dichiarare come primo luogo di domicilio la capitale tedesca. Novità anche riguardo la ricerca e l'istruzione universitaria della città. Sono già iniziati i tavoli di discussione con le principali università di Berlino per i nuovi contratti e per i finanziamenti del prossimo ciclo triennale. Alla Humboldt Universität sembra verrà inoltre fondato un istituto di teologia islamica, il primo di Berlino e uno dei primi in Germania.
Alcuni punti sembrano ovviamente essere il risultato delle prime contrattazioni tra i tre partiti, specialmente sul fronte della sicurezza, argomento diventato centrale nelle discussioni tedesche anche per quanto riguarda una città come Berlino che era sempre stata una dimensione decisamente non paragonabile alle altri grandi città tedesche. Essendo il piano dei primi 100 giorni non è possibile proporre già il piano dell'intera legislatura, anche se è doveroso notare come su alcune dimensioni, specialmente riguardo il sociale, l'azione della Linke rischi di essere un po' limitata. Non sarà un nuovo caso Turingia, dove i socialdemocratici hanno spesso utilizzato la minaccia della crisi di governo per bloccare l'azione del presidente Ramelow, poiché la SPD ha un certo interesse a mantenere il controllo della capitale senza dover ricorrere al supporto cristianodemocratico (cosa che invece non ha problemi a fare in altri Länder, specialmente in quelli orientali dove la CDU parte da una base elettorale più che discreta di gran lunga più rilevante dell'SPD.
Data la recente ristrutturazione della politica nazionale e soprattutto degli scenari inerenti alla campagna elettorale per le elezioni di Settembre, si parla già, almeno in alcuni ambienti, di un eventuale governo nazionale a guida SPD con il supporto della Linke e dei Verdi. Con l'SPD quotata in alcuni sondaggi al 30%, la Linke stabile attorno al 9-10% e i Verdi un po' più ridimensionati verso i 7 punti percentuali, a causa della legge elettorale tedesca la coalizione comprendente suddetti partiti arriverebbe a vincere la maggioranza assoluta in parlamento. Non sono mancati subito i commenti di Gregor Gysi, capo dell'opposizione e storico deputato della Linke (e del PDS) nel distretto di Berlin-Treptow. Gysi osserva come il funzionamento dell'alleanza Berlinese si deve ripercuotere nella riuscita di una intesa anche a livello nazionale, soprattutto per invertire il trend a cui hanno preso parte sia l'SPD, accusata giustamente di una deriva a destra, e l'Union, la partnership tra CDU e CSU, la quale avrebbe subito una socialdemocratizzazione in questi anni di governo comune. Nell'interessante intervista al quotidiano Tagesspiegel Gysi si trova a spiegare come le differenze tra Linke e socialdemocratici riguardino principalmente la politica estera (NATO e Russia) e non quella sociale, e come l'esperienza Berlinese possa servire a mostrare come alcuni politici della Linke considerati estremisti dall'opinione pubblica (come Sahra Wagenknecht, nonostante la sua forte crescita personale di consensi a livello mediatico negli ultimi ani), possano invece trovare collocazione adeguata in un governo a livello nazionale. Intanto il senato Berlinese targato “centro-sinistra” ha già fatto in tempo ad esprimere una posizione di opposizione ad alcune recenti posizioni del governo Merkel sull'aumentare le deportazioni dei rifugiati e dei richiedenti asilo. La portavoce della Linke nel parlamento berlinese Katina Schubert ha dichiarato come non esista “alcuna ragione per indietreggiare al riguardo dal quello che si è deciso tra i partiti di governo“.
Tuttavia la coalizione ha già dovuto sperimentare diversi problemi riguardanti principalmente la percezione di una tale convergenza governativa nel dibattito politico tedesco e già un primo scandalo riguardante uno dei vice-assessori scelti dalla Linke. Uno dei principali artefici socialdemocratici della coalizione si è già lasciato andare ad alcune dichiarazioni riguardo la diversità delle situazioni governative tra Berlino e la Repubblica Federale e come non si debba leggere il tentativo di governo comune come una prova generale per le elezioni nazionali.
Questo perchè il Governo di Michael Müller si è trovato tra le mani la patata bollente di Andrej Holm. Holm, nato nel 1970 a Leipzig e ricercatore in Sociologia con specializzazione in sviluppo urbano alla Humboldt Universität era stato designato come Staatssekretar (quello che noi potremmo chiamare sottosegretario) da parte di Katrin Lompscher, nuova senatrice berlinese per l’urbanistica e lo sviluppo cittadino. È subito finito nel ciclone delle accuse poiché non avrebbe dichiarato nel suo cursus vitae al momento della nomina il fatto di essere stato per 4 mesi, tra l’ottobre 1989 e il gennaio 1990 un collaboratore del ministero di sicurezza della ex-DDR, quella che viene chiamata Stasi come termine ombrello. Nonostante la scarsa entitá del suo operato, giá conosciuto alle autoritá competenti e per nulla nascosto, e nonostante fosse un lavoro ottenuto principalmente al fine di studiare giornalismo all’Universitá di Lipsia, la nomina è stata immediatamente messa sotto duro attacco dai media nazionali (principalmente di area conservatrice). Subito i giornali si sono affrettati a definire l’affare Holm come uno scandalo, nonostante la Repubblica Federale Tedesca si sia fatta pregio di innumerevoli uomini dal chiaro e mai sconfessato passato nazista nella sua storia dal 1945 in avanti. Questo ha portato non solo alla revoca della sua nomina il 16 Gennaio dalla carica, ma anche alla controversa decisione della Humboldt Universität a non rinnovare il contratto di ricerca che lo legava all’istituzione universitaria cittadina. L’intero scandalo è stato definito una “umiliazione” per la sinistra, nonostante non vi fossero effettivamente delle ragioni giuridiche per la revoca della sua nomina e lo stesso Holm avesse rilasciato un’intervista al quotidiano die Zeit, non certo un think-tank sovietico in cui dichiara come non vorrebbe vivere nella DDR poiché non vi erano reali possibilitá di cambiamento al suo interno. Al fine di non far naufragare immediatamente la collaborazione di governo e il governo stesso, Holm é stato sostituito nel suo ruolo di Staatsekretar da Regula Luscher (ricercatrice svizzera di Zurigo). Una piccola nota positiva riguardo questo pretestuoso scandalo condito da una vera e propria campagna denigratoria contro la Linke, riguarda il fatto che Holm sia riuscito a mantenere il suo posto da ricercatore alla Humboldt, grazie anche in parte alla attiva campagna di supporto da parte di una buona fetta della componente studentesca dell’universitá, capitanata dalla SDS, il sindacato studentesco legato alla Linke.
Possiamo solamente rallegrarci di questa conclusione riguardo la dimensione professionale della vicenda. Purtroppo é necessario registrare ancora una volta come un certo tipo di politiche di sinistra e non socialdemocratiche in Germania si ritrovi continuamente e ciclicamente ad essere sotto bieco attacco da parte dei media e da parte delle altre forze politiche classiche della Repubblica Federale Tedesca. La minaccia da parte di SPD e Verdi di rimuovere la Linke dalle aree amministrative e governative, minaccia solo adombrata in questo caso, ben piú esplicita in altri, ci ricorda sempre il difficile ruolo entro cui la Linke si trova a far politica, alla ricerca di una legittimazione nazionale che a volte ricorda troppo un tipo di politica di appeasement verso le altre forze politiche tedesche.