Il futuro dell’UE nella campagna per le presidenziali francesi

Nella campagna elettorale francese si discute dell’Unione europea. Intanto l’8 marzo le donne hanno manifestato per i loro diritti.


Il futuro dell’UE nella campagna per le presidenziali francesi

PARIGI. Il 23 aprile si avvicina e i tempi della politica, che sono un po’ ovunque lenti, accelerano con il rischio di diventare confusi e di lasciare nell’elettorato il crescente malcontento. Il clima pre-elettorale per la scelta del prossimo Presidente della Repubblica è pesante. Anche intellettuali e mondo accademico inciampano nella cronaca di costume e nel gossip, trattando di malefatte di candidati piuttosto che di esame critico dei programmi per le prospettive del Paese anche nell’area dell’Unione europea.

La questione del futuro dell'Unione europea, mentre la crisi economica e sociale continua e di fronte all'offensiva reazionaria dell'estrema destra e del capitalismo finanziario rende pesante la campagna per le elezioni presidenziali (23 aprile e 7 maggio) e legislative (11 e 18 giugno), in particolare per coloro che vorrebbero la vittoria della sinistra, in particolare per quanti (e non sono pochi) vorrebbero vedere attuata una politica anti-capitalista e anti-liberista in Francia. La personalizzazione della vita politica e il business monopolizzano l'attenzione dei media, sembrerebbe che la politica anche da queste parti sia oggetto di costume e non più lo spirito del disegno del futuro sociale del Paese.

Il Partito Comunista Francese insiste per mettere a fuoco il dibattito delle idee con i cittadini sulle grandi sfide che attende il Paese. E nell’area della sinistra anticapitalista e antiliberista partiti e movimenti scendono nelle piazze, sia per riaffermare la loro esistenza sia per incontrare la gente. Una scelta di dialogo diretto nelle strade di città e paesi, piuttosto che l’annuncio di programmi dagli schermi televisivi o da dibattiti in luoghi chiusi.

In questa prospettiva è previsto il prossimo incontro nazionale del PCF venerdì 17 marzo sul tema "Una Francia con l'offensiva per un'Europa progressista" a Villerupt Meurthe et Moselle, territorio nella Lorena al confine nord-est francese, in cui gli scambi transfrontalieri sono la vita stessa dei lavoratori. Qui arrivarono molti italiani e ogni anno si svolge un festival del cinema italiano.

L’Unione europea deve cambiare, lo si sente affermare anche da partiti alleati nel Partito Socialista Europeo e nel Partito Popolare Europeo, gli agglomerati che definiscono la politica europea sempre con la prospettiva di salvare il capitalismo e il liberismo, salvando le banche ma non i lavoratori delle stesse. Un’ UE priva di una seria politica internazionale, in balia della finanza sporca che non riesce a contrastare e senza argomentazioni da mettere sul tavolo cui siedono USA, Russia, Cina. Un’Europa sempre più debole, per il basso valore dei Paesi costituenti, intenti a fare feste nei salotti per ricordare le prime firme congiunte mentre il giardino va a fuoco.

Nella campagna elettorale ha buon gioco la destra razzista della Le Pen, trova consensi anche nelle periferie un tempo operaie e comuniste e oggi multietniche e populiste: incontri chi voterebbe anche te se soltanto dicessi “fuori dall’euro”.

È difficile, in un clima così intorpidito dare un senso ai sondaggi, non resta che preoccuparsi.

Intanto tre giorni fa la data dell’8 marzo. Le donne dei movimenti femministi hanno detto: "Noi scendiamo in piazza per rivendicare l'uguaglianza, la libertà, il rispetto". Così nel programma internazionale “Nonunadimeno” con lo sciopero contro i soprusi cui le donne nel mondo sono vittime, violenza fisica e femminicidi, violenze morali nel mondo del lavoro, nella scuola e nella società, le donne francesi non hanno fatto mancare la loro presenza, convinta e vivace.

Nel momento in cui la giustizia francese ritiene che siano sufficienti un paio di anni per cancellare la violenza subita dalle donne vittime di violenze e stupri, la mobilitazione femminista è più che mai un requisito che i politici non possono ignorare.

L’8 marzo, in occasione della giornata internazionale di lotta per i diritti delle donne, a Parigi le vie e le piazze sono state occupate dalla rivendicazione dei diritti fondamentali di uguaglianza, libertà e rispetto della dignità della donna. In molti cercano di resistere alle misure reazionarie del governo degli Stati Uniti, della Polonia, della Russia, della Spagna. In molti nelle piazze hanno richiesto, per il 2017, l'uguaglianza professionale, il radicamento del diritto all'aborto, reali risorse umane e finanziarie per la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la parità di accesso a tutti i poteri e a tutte le responsabilità.

Nei programmi di François Fillon, Marine Le Pen ed Emmanuel Macron ci sono contrasti sui temi e i movimenti femministi lo hanno fortemente denunciato sabato scorso alla nostra convenzione per una Repubblica femminista organizzata dal PCF..

Così la giornata dell’8 marzo ha rappresentato anche un punto culminante delle mobilitazioni che non si interrompono. La massiccia partecipazione alla giornata di lotta e sciopero per i diritti delle donne è un buon segnale.

11/03/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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