Il ballottaggio presidenziale a Cipro del 4 febbraio ha confermato Nicos Anastasiades col 55,99% dei voti. I democristiano dell’Alleanza Democratica (DISY) vincono così il secondo mandato consecutivo.
Lo sfidante era Stavros Malas, del Partito Progressista dei Lavoratori di Cipro (AKEL), la storica formazione comunista dell’isola. Malas è arrivato al secondo turno contro tutte le indicazioni dei sondaggi. Tra il primo e il secondo turno Malas è passato dal 30,24 al 44,01%. Questo recupero non è bastato a colmare lo svantaggio, anche per il sostegno dato dal terzo candidato, il liberaldemocratico Papadopoulos, al presidente uscente.
AKEL ha governato Cipro dal 2006 al 2013, evitando che durante la fase più pesante della crisi il paese finisse sotto il commissariamento della Troika, senza riuscire però a imporre una “uscita a sinistra dalla crisi”
Il presidente Anastasiades ha ottenuto dai creditori internazionali dei notevoli aiuti e l’economia cipriota è tornata a crescere a ritmi sostenuti, oltre il 4%. Una crescita che però corrisponde a un calo solo parziale della disoccupazione. Dai massimi del 16%, la disoccupazione è scesa tra il 10 e l’11%, con molte variazioni stagionali dovute al turismo. La disoccupazione giovanile resta oltre il 20%.
Il processo di pace
L’altro grande tema è ovviamente il processo di pace con la parte Nord dell’isola, tutt’ora occupata dalla Turchia. Nello stato fantoccio del Nord si sono svolte elezioni parlamentari a Gennaio, vinte dai partiti nazionalisti turchi, che hanno ora una maggioranza di 26 seggi su 50. I partiti socialdemocratici e della sinistra radicale favorevoli al processo di pace sono invece arretrati. La sinistra radicale non ha ottenuto nessun seggio.
Per il presidente Anastasiades è quindi ora più difficile resuscitare i colloqui di pace, di fatto bloccati negli ultimi anni dall’intransigenza di Ankara. D’altra parte, AKEL accusa il presidente di lasciare gioco facile ad Erdogan. I comunisti ciprioti hanno recentemente attuato una svolta, sostenendo la soluzione federale a due zone proposta dalle Nazioni Unite, che include il ritiro delle truppe turche e la gestione totalmente cipriota dell’ordine, senza presenze straniere. L’AKEL considera questa l’unica soluzione praticabile per arrivare all’unificazione del paese e accusa i democristiani di DISY e i liberali di Papadopoulos di immobilismo, di far scivolare il paese verso una divisione definitiva tra Nord e Sud. Secondo i comunisti ciprioti, i partiti di governo parlano di una soluzione con uno stato unico non federale solo per non dover affrontare negoziati reali. Nel frattempo, Erdogan ha completato il suo tour diplomatico in Europa e porta avanti il suo intervento nel conflitto siriano invadendo il cantone curdo di Afrin e bombardando le posizioni del governo di Damasco.