Intervista a Christian Sica sul Social Strike

Un anno di Social Strike e opposizione al Programma Nazionale delle Riforme del governo Renzi: Legge Poletti, Jobs Act e Buona Scuola e all'austerity imposta dalla Troika. 


Intervista a Christian Sica sul Social Strike

Un anno di Social Strike e opposizione al Programma Nazionale delle Riforme del governo Renzi: Legge Poletti, Jobs Act e Buona Scuola e all'austerity imposta dalla Troika. Lo Sciopero Sociale oggi, dopo la mobilitazione in 45 città dello scorso 14 novembre e in vista del prossimo 17 ottobre. Cosa è Social Strike oggi e che rapporto ha con la Coalizione Sociale di Landini? Intervista a Christian Sica.

di Riccardo De Angelis

Un anno dallo Strike meeting alla Coalizione per lo Sciopero Sociale, com’è andato questo percorso? 

È difficile raccontare in poche battute la ricchezza collettiva e la ricerca politica che ha caratterizzato il primo anno di percorso dello Strike meeting. Mi limito ad alcuni elementi. Il primo è sicuramente il contesto in cui avviene la sperimentazione dello Strike Meeting e dello Sciopero Sociale ovvero quello definito dal contrasto del Programma Nazionale delle Riforme del governo Renzi: Legge Poletti prima, Jobs Act e Buona Scuola poi. In poco più di un anno questo governo procede al più violento attacco alla scuola pubblica e al diritto del lavoro degli ultimi decenni, con la cancellazione definitiva dell'articolo 18 (contratto a tutele crescenti) e il completamento del processo di precarizzazione avviato con il pacchetto Treu. Il Jobs Act è ispirato al modello tedesco e fortemente voluto dalla Commissione Europea e dalla BCE. Dichiarato come la vera priorità del governo, viene costantemente elogiato dalla governance globale, da Confindustria e da buona parte della stampa. Ma l'ottimismo che aleggiava nelle prime dichiarazioni sul Jobs Act si sta scontrando con l'andamento reale del mercato del lavoro. I recenti dati diffusi il 27 luglio 2015 dal Ministero del Lavoro sulla dinamica dei contratti di lavoro nel mese di giugno ratificano un saldo negativo dei contratti a tempo indeterminato, altro che “primavera dell'occupazione”. La “bolla occupazionale” sostenuta attraverso incentivi, bonus occupazionali e decontribuzioni alle imprese sta registrando dopo pochi mesi una battuta d'arresto. A queste notizie si aggiungono i dati Istat sull'andamento negativo del mercato del lavoro pubblicati il 31 luglio: a giugno il tasso di disoccupazione per l’intera popolazione è tornato al 12.7% e quello giovanile raggiunge il 44.2%. In estrema sintesi la quinta riforma del mercato del lavoro realizzata in Italia negli ultimi quattro anni è in continuità con le precedenti varate dai governi dell'austerità, i risultati ottenuti aggravano costantemente la vita di milioni di soggetti attraverso la produzione di una precarietà espansiva, l'aumento della disoccupazione, la diffusione del lavoro gratuito come nuovo paradigma, l'erosione dei salari e la generalizzazione dei working poors.
Attraverso lo Strike Meeting dunque, e nel mezzo dell'offensiva neoliberale di Renzi-Poletti, muove i primi passi una ricerca politica che tenta di reinventare e socializzare la pratica dello sciopero, superando le forme, per molto tempo sperimentate, di semplice solidarietà verso questa o quella categoria di lavoratori in lotta. Dallo Strike Meeting di settembre 2014 fino all'ultima assemblea nazionale della coalizione dello sciopero sociale, avvenuta il 5 luglio, lo sforzo è stato improntato alla costruzione di spazio pubblico di elaborazione, organizzazione e conflitto contro le politiche di austerity. 

Che cosa ha prodotto in più e cosa manca ancora? 

Lo Strike Meeting ha prodotto lo sciopero sociale del 14 novembre 2014: 45 città mobilitate, dove per 24 ore sono stati realizzati blocchi dei flussi produttivi e commerciali, l’astensione dal lavoro di settori importanti del lavoro dipendente grazie alla comune indizione dello sciopero da parte del sindacalismo di base e della FIOM, la partecipazione irruenta del variegato universo composto da precari, autonomi e reti studentesche, il supporto virtuale di migliaia di soggetti che sui Social Network diffondono senza sosta contenuti e pratiche dello sciopero. Ancora: picchetti davanti ai luoghi simbolo dello sfruttamento metropolitano, paralisi delle principali arterie stradali dei centri urbani, pratiche molecolari di sciopero unite a imponenti cortei caratterizzano il 14 novembre e ne fanno il primo vero momento di conflitto generalizzato contro il Jobs Act, il Piano Scuola e le riforme del governo Renzi. Da Padova a Bari, da Milano a Napoli, da Roma a Palermo, al Nord e al Sud della penisola si sono imposte nel dibattito politico italico le rivendicazioni di un salario minimo europeo, del reddito di base e del welfare universale. Ma lo Strike Meeting ha prodotto anche un percorso oltre lo sciopero sociale insistendo molto sull'innovazione dei vocabolari e delle forme di relazione dentro i movimenti sociali indipendenti e le reti del sindacalismo conflittuale, e rappresenta soprattutto il tentativo di affermare un processo di sindacalizzazione diffusa, di organizzazione dei non organizzati. Due esperimenti importanti di sindacalismo sociale sono ad esempio la campagna “Garantiamoci un futuro” contro il programma Garanzia Giovani e il business della disoccupazione giovanile e la “Coalizione 27F”, in cui si sperimentano importanti forme di aggregazione tra lavoratori autonomi e parasubordinati. Gli elementi che incidono profondamente in questo primo anno di percorso dello Strike Meeting, sollecitando forme inedite di attivazione/politicizzazione sono l'elaborazione di un media sociale orizzontale (“Strikers”), come auto-rappresentazione di condizioni nello stesso tempo singolari e comuni, e la definizione conseguente di una leadership collettiva; l'organizzazione dei laboratori territoriali come dispositivi capaci di veicolare i contenuti e le pratiche dello sciopero. Su quest'ultimo nodo il coordinamento, la comunicazione e le iniziative territoriali dovrebbero essere implementate. Inoltre stiamo lavorando all'estensione europea dello Sciopero sociale: senza un'insistenza effettivamente continentale del conflitto, infatti, momenti di scontro anche radicali rischiano di essere privi di forza. 

Che rapporto c’è con la Coalizione Sociale che Landini ha lanciato più recentemente? 

La violenza dell'attacco ai diritti (non ultimo quello di sciopero) è anzitutto un attacco al diritto di coalizione. L’impossibilità di ricomporre la frammentazione del lavoro a partire da una categoria centrale/egemone è la base condivisa da cui ha preso forma con il primo Strike Meeting una coalizione inedita tra studenti, precari, lavoratori autonomi, disoccupati: uno spazio comune per rompere l'isolamento, inventare strumenti efficaci e duraturi di difesa del lavoro senza tutele, per riscoprire e rilanciare la solidarietà tra sfruttati e il mutualismo delle lotte. Da questi elementi siamo partiti per aprire un confronto con la “Coalizione Sociale”, consapevoli che è assolutamente necessario un mutuo riconoscimento delle lotte. Siamo convinti che nessuno, in questa fase, è autosufficiente, e che la pluralità di “coalizioni” in campo nella scena italiana ed Europea non può che esser accolta, e attraversata, come fenomeno ricco e stimolante. 

Come ha influito la questione Greca sul dibattito dell’ultima assemblea nazionale del 5 luglio? 

L’assemblea della “Coalizione dello Sciopero sociale” si è svolta in attesa dei risultati del referendum greco. Sicuramente la vittoria del “No” ha aperto una breccia democratica dentro il “ventre della bestia” della tecnocrazia finanziaria, continentale e globale. Il merito di questo referendum è stato tradurre gli “arcana” dell’impero dei tecnicismi finanziari nel linguaggio universale della politica. Tutto ciò non è bastato, e su questo elemento bisognerebbe aprire una riflessione ampia e collettiva. Nelle ultime settimane la sovranità autoritaria delle istituzioni finanziarie sta proseguendo la sua politica omicida. Come attivisti europei, crediamo allo spazio europeo come spazio di lotta, per questo il tema del debito e della sua rottura/ristrutturazione dal basso è un tema fondamentale. In questo senso alla governance europea i movimenti sociali devono strappare le risposte alla crisi; dobbiamo farci carico di costruire alternative solidali alle politiche di austerity, che rompano l’accerchiamento delle istituzioni finanziarie, delle destre xenofobe e dei piccoli commercianti di odio alla Salvini, per altro tra i grandi protagonisti delle riforme neoliberiste degli ultimi 20 anni. 

Quali sono gli appuntamenti prossimi del percorso e quali obiettivi si vogliono mettere a fuoco in questo autunno? 

L’assemblea ha riconosciuto nella straordinaria forza della mobilitazione della Scuola la prima che seriamente sia riuscita a mettere in discussione l’egemonia renziana: su questo paradigma del “fare coalizione” si è concentrata la nostra attenzione. Per quanto riguarda gli appuntamenti, è stato valutato positivamente il doppio percorso che si sta avviando verso la data del 17 di ottobre prossimo. Giornata mondiale contro la povertà e giornata europea in cui la Coordination Blockupy ha rilanciato con forza 3 giorni di mobilitazione, dal 15 al 17 ottobre, contro il vertice UE di Bruxelles, indicando nel 17 l'occasione di convergenza transnazionale contro le politiche di austerity. Per questi motivi riteniamo il 17 ottobre un passaggio importante per l’autunno, non un punto di arrivo ma l'inizio di una nuova processualità. In questo momento stiamo lavorando alla costruzione di un “cantiere aperto e plurale” a settembre capace di combinare uno spettro ampio di forze – nel senso della coalizione tra movimenti sociali, associazionismo radicale, sindacalismo conflittuale – e di definire profilo e pretese della mobilitazione. In riferimento all’agenda autunnale, è fondamentale articolare territorialmente la campagna sul reddito di base. Mobilitazioni e campagne che possono essere l’ossatura sulla quale far crescere, nell’autunno e oltre, la scommessa dello Sciopero sociale con l’ambizione di estenderlo sul piano europeo. L’appuntamento di Poznań (2 - 4 ottobre), è un’occasione importante per rafforzare la traiettoria transnazionale. 

 

09/08/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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