La vita e l’opera del grande filosofo che affiancò Karl Marx nello straordinario cammino che portò alla nascita del materialismo storico-dialettico ed all’affermazione del socialismo scientifico nel movimento operaio internazionale. Tra Engels e Marx non intercorse soltanto un sodalizio intellettuale ma anche una profonda amicizia. L’ode funebre pronunciata da Engels ai funerali di Marx rappresenta una formidabile sintesi di questo rapporto.
di Lelio La Porta
Friedrich Engels nacque nel 1820 e aderì a Berlino al movimento dei giovani hegeliani. Nel 1844 conobbe Marx. Si recò in Inghilterra per volontà del padre (un importante industriale di Barmen nel Wuppertal) per compiervi un tirocinio commerciale. Qui entrò in contatto con la realtà dell’economia industriale sviluppata e con quella forma di socialismo che egli stesso, in seguito, definì “utopistico” (Proudhon, Fourier, Owen). In seguito all’esperienza inglese pubblicò i Lineamenti di una critica dell’economia politica (1843), che influirono molto su Marx, e la Situazione della classe operaia in Inghilterra (1845), un’indagine molto documentata sulle condizioni del proletariato inglese.
Dal 1845 ebbe inizio la collaborazione con Marx che si protrasse fino alla morte di quest’ultimo (1883). Da questo sodalizio intellettuale e politico, cementato da un’amicizia solidissima dal punto di vista affettivo, nacquero alcune delle opere fondamentali per la fondazione e la diffusione della concezione materialistica della storia (La sacra famiglia, L’ideologia tedesca, Manifesto del partito comunista) oltre a prese di posizione importanti all’interno del movimento operaio internazionale. Dopo la morte di Marx, Engels non soltanto si adoperò alla cura per la pubblicazione di scritti marxiani inediti o incompiuti (ad esempio il secondo e il terzo volume del Capitale) ma divenne, anche in virtù della collaborazione assidua con Marx, l’interprete più ascoltato del suo pensiero. Fu Engels, infatti, il primo diffusore del marxismo inteso come la teoria dello sviluppo del materialismo storico e del socialismo scientifico.
Il suo Anti-Dühring (1878) – uno scritto polemico contro il professor Eugen Dühring, il quale, da positivista evoluzionista qual era, riteneva che, sul piano sociale, il socialismo fosse lo sbocco dell’evoluzione naturale – diventò per il movimento socialista europeo della fine del secolo XIX un punto di riferimento imprenscindibile sul piano teorico. Nell’ultimo Engels appare una considerazione della dialettica che era del tutto assente in Marx: infatti essa diventa la legge di sviluppo fondamentale della natura e della storia proponendosi come scienza non soltanto delle leggi generali del movimento, e perciò del mondo esterno, ma anche del pensiero umano stesso. Si tratta della teoria del pensiero come “rispecchiamento” della realtà esterna e dei suoi processi. Tutto questo aspetto della riflessione engelsiana fu riassunto in un’opera incompiuta, pubblicata post mortem nel 1925 con il titolo Dialettica della natura. Qui venivano enunciate tre leggi sulla base delle quali la dialettica opererebbe in ogni evento sia del mondo naturale sia del mondo storico-umano: la prima è la legge del rovesciamento della quantità in qualità e viceversa; la seconda è la legge della compenetrazione degli opposti; la terza è la legge della negazione della negazione.
Morì a Londra il 5 agosto del 1895, ossia 120 anni fa. Proprio in occasione della ricorrenza vogliamo ricordarlo attraverso il breve profilo qui proposto e attraverso la pubblicazione dell’orazione funebre in ricordo di Marx che Engels tenne presso il cimitero londinese di Highgate il 17 marzo del 1883.
Orazione funebre di K. Marx pronunciata da Engels al cimitero di Highgate (17 marzo 1883)
“ll 14 marzo, alle due e quarantacinque pomeridiane, ha cessato di pensare la più grande mente dell'epoca nostra. L'avevamo lasciato solo da appena due minuti e al nostro ritorno l'abbiamo trovato tranquillamente addormentato nella sua poltrona, ma addormentato per sempre.
Non è possibile misurare la gravità della perdita che questa morte rappresenta per il proletariato militante d'Europa e d'America, nonché per la scienza storica. Non si tarderà a sentire il vuoto lasciato dalla scomparsa di questo titano.
Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana cioè il fatto elementare, sinora nascosto sotto l'orpello ideologico, che gli uomini devono innanzi tutto mangiare, bere, avere un tetto e vestirsi, prima di occuparsi di politica, di scienza, d'arte, di religione, ecc.; e che, per conseguenza, la produzione dei mezzi materiali immediati di esistenza e, con essa, il grado di sviluppo economico di un popolo e di un'epoca in ogni momento determinato costituiscono la base dalla quale si sviluppano le istituzioni statali, le concezioni giuridiche, l'arte e anche le idee religiose degli uomini, e partendo dalla quale esse devono venir spiegate, e non inversamente, come si era fatto finora.
Ma non è tutto. Marx ha anche scoperto la legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata. La scoperta del plusvalore ha subitamente gettato un fascio di luce nell'oscurità in cui brancolavano prima, in tutte le loro ricerche, tanto gli economisti classici che i critici socialisti.
Due scoperte simili sarebbero più che sufficienti a riempire una vita. Fortunato chi avesse avuto la sorte di farne anche una sola. Ma in ognuno dei campi in cui ha svolto le sue ricerche — e questi campi furono molti e nessuno fu toccato da lui in modo superficiale — in ognuno di questi campi, compreso quello delle matematiche, egli ha fatto delle scoperte originali.
Tale era lo scienziato. Ma lo scienziato non era neppure la metà di Marx. Per lui la scienza era una forza motrice della storia, una forza rivoluzionaria. Per quanto grande fosse la gioia che gli dava ogni scoperta in una qualunque disciplina teorica, e di cui non si vedeva forse ancora l'applicazione pratica, una gioia ben diversa gli dava ogni innovazione che determinasse un cambiamento rivoluzionario immediato nell'industria e, in generale, nello sviluppo storico. Così egli seguiva in tutti i particolari le scoperte nel campo dell'elettricità e, ancora in questi ultimi tempi, quelle di Marcel Deprez [1] .
Perché Marx era prima di tutto un rivoluzionario. Contribuire in un modo o nell'altro all'abbattimento della società capitalistica e delle istituzioni statali che essa ha creato, contribuire all'emancipazione del proletariato moderno al quale egli, per primo, aveva dato la coscienza delle condizioni della propria situazione e dei propri bisogni, la coscienza delle condizioni della propria liberazione: questa era la sua reale vocazione. La lotta era il suo elemento. Ed ha combattuto con una passione, con una tenacia e con un successo come pochi hanno combattuto. La prima "Rheinische Zeitung " nel 1842, il "Vorwärts ! " di Parigi nel 1844, la "Deutsche Brüsseler Zeitung " nel 1847, la "Neue Rheinische Zeitung " nel 1848-49, la "New York Tribune " dal 1852 al 1861 e, inoltre, i numerosi opuscoli di propaganda, il lavoro a Parigi, a Bruxelles, a Londra, il tutto coronato dalla grande Associazione internazionale degli operai, ecco un altro risultato di cui colui che lo ha raggiunto potrebbe esser fiero anche se non avesse fatto nient'altro.
Marx era perciò l'uomo più odiato e calunniato del suo tempo. I governi, assoluti e repubblicani, lo espulsero, i borghesi, conservatori e democratici radicali, lo coprirono a gara di calunnie. Egli sdegnò tutte queste miserie, non prestò loro nessuna attenzione, e non rispose se non in caso di estrema necessità. E' morto venerato, amato, rimpianto da milioni di compagni di lavoro rivoluzionari in Europa e in America, dalle miniere siberiane sino alla California. E posso aggiungere, senza timore: poteva avere molti avversari, ma nessun nemico personale”.
« Il suo nome vivrà nei secoli, e così la sua opera! »
Note
[1] Ingegnere elettrotecnico francese che realizzò alcune tra le prime trasmissioni di energia elettrica a distanza (Miesach-Monaco 57 km, 1882; Creil-Parigi 56 km, 1885), ideò molti apparecchi elettrici e diede notevoli contributi in altri campi dell'elettrotecnica.