Link alla video-lezione su argomenti analoghi tenuta per l’Università popolare Antonio Gramsci.
Segue da “La filosofia della storia” pubblicato sul n. 284 di questo giornale il 1 agosto.
L’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, in cui Hegel espone il proprio intero sistema filosofico, si conclude con la trattazione dello spirito assoluto in cui, finalmente, si conciliano compiutamente individuale e universale.
Partizione
Lo spirito assoluto si suddivide in tre momenti: arte, religione e filosofia, che rappresentano i tre diversi modi in cui lo spirito dell’umanità è divenuto consapevole di sé nel corso del suo sviluppo storico. In primo luogo le più antiche civiltà umane sono divenute autocoscienti mediante l’intuizione sensibile nell’arte; in seguito attraverso la rappresentazione nella religione e, infine, mediante il concetto nella filosofia, che costituisce la forma più adeguata. In quanto espressioni dello spirito assoluto dell’umanità: arte, religione e filosofia hanno lo stesso contenuto, ma non la stessa forma.
1. L’Arte
Trattata da Hegel in modo analitico anche nelle lezioni di Estetica, l’arte costituisce la prima forma in cui, storicamente, lo spirito ha preso coscienza di sé stesso. L’arte è, dunque, per Hegel espressione dell’assoluto, ossia dello spirito dell’umanità. In quanto spirito assoluto, l’arte fonde nell’opera soggetto e oggetto, ossia l’artista e i suoi materiali, lo spirito del genio e la natura a cui conferisce forma. L’opera della bella arte è, dunque, natura spiritualizzata – ad esempio il marmo modellato dallo scultore – e spirito naturalizzato, ossia il progetto dell’artista realizzato.
La critica hegeliana alle concezioni romantiche dell’arte
Secondo Hegel, l’arte non è la forma più elevata e compiuta di espressione dell’assoluto, come sostenevano diversi romantici. Nell’arte l’assoluto si esprime, fa notare Hegel, in modo imperfetto in quanto si manifesta in maniera ancora immediata e intuitiva nella sensibilità, ovvero in ciò che è altro rispetto allo spirito stesso. Inoltre, a differenza di quanto teorizzano i romantici, per manifestare l’assoluto la vera opera d’arte non deve, secondo Hegel, lasciar emergere nell’opera la soggettività particolare dell’artista, che non ha valore e interesse universale.
1.1 L’arte simbolica
Hegel distingue tre forme fondamentali di espressione artistica. Abbiamo, in primo luogo, l’Arte simbolica, che corrisponde storicamente alla prima e, dunque, imperfetta forma dell’arte propria delle antichissime civiltà del mondo orientale, pre-classico. Gli uomini hanno una comprensione ancora inadeguata dello spirito assoluto dell’umanità, in quanto è ancora al suo sorgere, al suo primo momento di sviluppo e, perciò, lo esprimono in forma simbolica, facendo in primo luogo riferimento a fenomeni naturali. Dapprima vengono utilizzati i fenomeni naturali più semplice e immediati come la luce nell’antichissima civiltà persiana. In seguito si passa a forme naturali più complessi come le piante in India o gli animali nell’antico Egitto. In tali forme naturali lo spirito assoluto dell’umanità non può esprimersi pienamente, ma solo in forma simbolica. Vi è, dunque, uno squilibrio fra il contenuto assoluto dell’arte e le forme naturali in cui ancora si esprime. Tale arte non è, dunque, ancora bella, ma piuttosto sublime, in quanto esprime l’assoluto con qualcosa di imponente, come ad empio la piramide in Egitto. Oppure più che bella è interessante, in particolare per comprende lo spirito di queste più antiche civiltà storiche.
1.2 L’arte classica greca
Si sviluppa in seguito l’arte classica greca e romana, in cui lo spirito dell’umanità è divenuto consapevole di sé e trova la sua forma sensibile adeguata nella figura umana. L’arte diviene così bella arte, in quanto si è trovato un equilibrio perfetto fra un contenuto assoluto ancora poco sviluppato e la forma sensibile umana. In tal modo dal punto di vista del bello, come armonia dell’opera d’arte e non come profondità, si raggiunge il culmine dell’arte. D’altra parte la forma umana dell’arte greca è priva ancora di autentica interiorità spirituale – perciò le pupille prive di sguardo delle statue greche indicherebbero la mancanza di uno spirito interiorizzato nell’individuo – come i personaggi drammatici, delle tragedie greche, che si conformano immediatamente all’eticità costituita, almeno sino ad Antigone.
1.3 L’arte romantica
Si giunge, infine, all’arte romantica in senso lato, ovvero tutta l’arte post-classica, che si volge all’interiorità e, così, comprende che non è possibile mostrare compiutamente lo spirito assoluto dell’umanità nella sensibilità, dal momento che lo spirito umano si è ulteriormente sviluppato non solo nell’esteriorità, ma nell’interiorità grazie al sorgere del cristianesimo. Si ripropone, dunque, un nuovo squilibrio fra il contenuto assoluto e la forma sensibile dell’opera. Per cui rispetto all’architettura e alla scultura, arti per eccellenza del mondo antico, lo spirito si manifesta in forme di arte in cui la sensibilità svolge un ruolo sempre minore come: la pittura, la musica e la poesia, che si esprime nel linguaggio.
L’equivoco della morte dell’arte
Così, nel mondo moderno l’artista sa di non poter rappresentare compiutamente l’assoluto e lo spettatore non considera più l’opera l’assoluto, ovvero un qualcosa di sacro. Da qui l’equivoco crociano della morte dell’arte, che indica il suo superamento storico nella religione rivelata quale rappresentazione maggiormente adeguata dell’assoluto, ovvero dello spirito dell’umanità nella sua interiorità. Se i popoli antichi li comprendiamo attraverso l’arte e l’archeologia, in quanto la religione come in Grecia è ancora fusa con l’arte, i popoli cristiani medievali li comprendiamo mediante la religione. Così, nel medioevo, l’arte è subordinata alla religione. Infine, nel mondo moderno lo spirito di una civiltà storica lo comprendiamo in modo concettuale con il pensiero filosofico.
I limiti dell’arte contemporanea
Con la morte dell’arte si intende anche che la bella arte classica greca, quale manifestazione più alta e compiuta dell’assoluto, non può più tornare, dal momento che lo spirito della moderna umanità è divenuto più complesso. Un’arte come quella contemporanea, infatti, è cosciente dei limiti della sensibilità e per esprimere l’interiorità spirituale diviene sempre più astratta e intellettualistica, quindi interessante, ma non bella. Oppure rinuncia a esprimere l’assoluto, facendo emergere la soggettività dell’artista o divenendo mero intrattenimento.
Lo spirito assoluto: la religione
Nell’Enciclopedia Hegel tratta esclusivamente della religione rivelata, cristiana, in quanto adempie alla funzione per la quale l’arte, ovvero la religione artistica classica appare vieppiù inadeguata. Anche il cristianesimo è, però, frutto di uno sviluppo storico della religione, che Hegel espone nelle sue Lezioni sulla filosofia della religione.
1. La religione naturale
Questa più antica forma di religione è propria delle civiltà dell’antico orientein cui il divino, l’assoluto, lo spirito dell’umanità è ancora uno spirito prigioniero nella natura. La religione naturale si sviluppa dalle forme più basse, totemiche, sino a forme più complesse, panteiste, in cui ci si rappresenta la divinità come l’insieme dei fenomeni naturali, come nella religione indiana.
2. La religione greca della bellezza
La liberazione dalla natura, cui accenna la religione egiziana, in cui il dio diviene per la prima volta per metà uomo e per metà animale, si compie nella religione greca della bellezza e nella religione ebraica del sublime. In Grecia l’assoluto è raffigurato artisticamente in forme umane, che rappresentano la liberazione dello spirito dalla natura. Il determinarsi dello spirito in molte figure diverse sensibili è il limite di tale religione. Inoltre permane una distanza fra uomo e dio e il concetto di religione da religo – ossia legame fra uomo e dio – non si è ancora compiuto. Infatti soggetto della religione è la coscienza umana e oggetto è la divinità e lo scopo della religione è l’unificazione di dio e della coscienza, ovvero dell’universale e del singolare.
3. La religione ebraica del sublime
Nella religione ebraica l’elemento naturale, sensibile, è cancellato dalla potenza soverchiante dell’assoluto. In tal modo il divino resta un’astrazione che non si realizza concretamente.
La religione romana della finalità
Con l’impero romano si afferma la religione della finalità che esprime il fine universale della civiltà romana: l’impero – tanto che gli imperatori sono divinizzati – ma tale fine non è fondato sulla libertà degli individui, che sono assolutamente sottoposti agli imperatori.
La religione rivelata
Attraverso queste forme di religione determinata si giunge alla religione compiuta, ovvero rivelata. Nel cristianesimo la divinità, l’assoluto, si è pienamente rivelato agli uomini e ogni mistero riguardo al sacro è stato sciolto, anche perché la divinità si è compiuta. Come sottolinea l’Enciclopedia: “Dio è dio, solo in quanto sa se stesso; il suo sapere sé è, inoltre, la sua autocoscienza nell’uomo e il sapere che l’uomo ha di Dio, che progredisce al sapersi dell’uomo in Dio”. Nel cristianesimo il dio si fa uomo e in tal modo l’uomo, o meglio la comunità degli uomini, si eleva a dio, si divinizza. Nella terza persona della trinità, nella forma dello spirito, il dio si fonde con la comunità.
La religione quale rappresentazione dell’assoluto
Perciò Hegel contrasta le concezioni della religione che negano la conoscibilità di Dio, ovvero dell’assoluto, separando l’uomo dal dio. Per Hegel, invece, la religione è una forma del sapere, anche se nella forma della rappresentazione in cui perdura ancora una qualche estraneità fra l’uomo e dio. Inoltre la forma della rappresentazione considera le determinazioni della divinità come l’intelletto, giustapponendole quasi fossero indipendenti. Esprime così l’assoluto, quale triade dialettica di natura e spirito, in forma semplicistica, figurativa, presentandolo come un padre, un figlio, oppure deve rappresentarsi la provvidenza per far intendere la razionalità profonda della storia; oppure l’identità fra finito e infinito viene rappresentata come il Cristo: l’uomo-dio.
Passaggio alla filosofia
Perciò la religione compiendosi nel protestantesimo, che esprime l’assoluto come spirito, si supera nella filosofia, capace di considerare questo stesso contenuto, lo spirito, mediante la forma più adeguata del concetto.
FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA
La filosofia e la Logica
Ogni residua distanza fra uomo e Dio è risolta nell’ultima e suprema forma dello spirito assoluto: la filosofia, come forma più elevata in cui lo spirito dell’uomo ha compreso se stesso: quale insieme delle determinazioni di pensiero esposte nella Logica e poi ritrovate nello sviluppo della natura e dello spirito. Perciò Hegel chiude il suo sistema citando la metafisica di Aristotele, in cui si parla dell’assoluto come “pensiero di pensiero”.
La storia della filosofia
Nella forma più elevata il pensiero pensa se stesso nella Storia della filosofia, esposta da Hegel nelle Lezioni sulla storia della filosofia pubblicate postume. Essa è la storia “della scoperta delle nozioni che il pensiero ha elaborato a proposito dell’assoluto che è il suo oggetto”. La filosofia, infatti, come la realtà, è una totalità che si è formata mediante un processo storico.
Sviluppo parallelo della logica e della storia della filosofia
La storia della filosofia non è, dunque, il succedersi disordinato di opinioni contrastanti. Lo sviluppo della storia della filosofia, infatti, è parallelo a quello delle categoria della Logica. Così ad esempio la categoria dell’essere rinvia alla filosofia di Parmenide, mentre i pensatori precedenti costituiscono una sorta di preistoria della filosofia.
Ogni filosofia ricomprende in sé le precedenti
Come nella logica le categorie seguenti non si limitano a confutare le precedenti, ma le ricomprendono in sé, così ogni nuovo sistema ricomprende in sé i principali risultati dei sistemi precedenti. Hegel sostiene, ad esempio, di aver ricompreso nel proprio sistema tutte le proposizioni di Eraclito ecc. Come scrive Hegel nell’Enciclopedia: “la filosofia che è ultima nel tempo, è insieme un risultato di tutte le precedenti e deve contenere i principi di tutte: essa è perciò – bene inteso se è davvero una filosofia – la più sviluppata, ricca e concreta”.
Ogni filosofia è una tappa dello sviluppo dello spirito
Ogni filosofia corrisponde a una tappa dello sviluppo dello spirito storico dell’umanità, per cui il lascito di ogni grande filosofo entra a far parte del patrimonio spirituale dell’umanità, del “tesoro della conoscenza razionale” che per Hegel è il frutto più importante della storia.