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L’eredità degli ionici e dei pitagorici
Ai due estremi geografici del mondo greco, quello orientale e quello occidentale, la filosofia ionica e quella pitagorica, lungo tutto il VI secolo, hanno dibattuto i grandi temi della struttura della realtà. Pitagorici e ionici divergono sempre più marcatamente: i primi, attraverso l’interpretazione “numerica” della realtà tendono a creare schemi logico-razionali di interpretazione; i secondi si orientano verso uno spiccato naturalismo, che dà sempre maggiore importanza ai dati dell'osservazione e alle leggi fisiche che li connettono. Entrambi questi punti di vista contengono un profondo nucleo di verità; entrambi richiedono però di essere chiariti nei loro presupposti fondamentali.
Senofane di Colofone
A questo compito di radicalizzazione e di chiarimento dei problemi di fondo assolvono, tra la fine del VI e l’inizio del V secolo, le grandi speculazioni sull’essere e sul divenire, condotte rispettivamente da Parmenide e da Eraclito. A entrambe, tuttavia, introduce Senofane di Colofone, che è stato personalmente in contatto sia con gli ionici sia con il pitagorismo, e che rispetto agli uni e all’altro conduce una preziosa opera critica.
La vita
Una tradizione assai antica ci ha presentato Senofane, vissuto tra il 570 e il 475 a. C., come il fondatore o comunque il precursore della scuola eleatica. Dalla propria patria egli si sarebbe dovuto trasferire, per motivi politici, nella Magna Grecia, dove secondo la tradizione avrebbe dato inizio, a Elea in Campania, alla scuola divenuta poi tanto celebre. La critica moderna tende a porre in dubbio questo rapporto di derivazione degli eleati da Senofane, pur senza negare che egli abbia potuto costituire un anello di collegamento tra le speculazioni ioniche e quelle degli italici.
La critica alla religione
Il motivo principale per cui Senofane è stato considerato un antesignano dell’eleatismo risiede nella centralità della ragione e nella radicale critica alla tradizione. Egli esplicita il metodo razionale di indagine che guida la riflessione sulla natura e insiste sulla differenza tra la spiegazione filosofica e quella religiosa e mitologica. L'aspetto più clamoroso dell'attitudine critica di Senofane nei confronti della tradizione consiste nella sua spietata condanna delle superstizioni religiose e della raffigurazione antropomorfica degli dèi. “Gli etiopi dicono che i loro dèi sono camusi e neri, i traci che sono rossi di capelli (…) ma se buoi, cavalli e leoni avessero le mani e sapessero disegnare (...) i cavalli disegnerebbero gli dèi simili a cavalli e i buoi gli dèi simili a buoi” e “Omero ed Esiodo hanno attribuito agli dèi tutto quanto presso gli uomini è oggetto di biasimo: rubare, fare adulterio e ingannarsi reciprocamente”.
Nella concezione della divinità presente in Omero e in Esiodo – ovvero l’attribuzione agli dei di sembianze fisiche morali e psicologiche analoghe a quelle degli uomini – comporta che vi siano tante rappresentazioni della divinità quanti sono i popoli. Per Senofane, quindi, bisogna abbandonare la rappresentazione sensibile della divinità, legata alle opinioni, e arrivare alla concezione di una divinità razionale, concepibile tramite il logos in modo scientifico. Divinità che è una, coincide con il dio-tutto, un Uno-tutto che si identifica con l’universo, secondo il classico panteismo filosofico.
La critica all’eroismo aristocratico
È anche notevole come, in alcuni frammenti, la polemica di Senofane prenda di mira tutta la concezione aristocratica del valore, eroico e agonistico: “la città copre d'onori e di doni il vincitore delle gare, eppure non è degno quanto me; ché è pur migliore della forza degli uomini e dei cavalli la nostra sapienza! È ingiusto anteporre la forza corporale alla saggezza”.
Le osservazioni naturalistiche
Gli interessi di Senofane non si limitano alla critica teologica e morale. Sul filone della tradizione ionica, egli compie interessanti osservazioni naturalistiche: così dalla scoperta di impronte fossili di animali marini sulle montagne deduce che la terra è stata un tempo ricoperta dal mare.
La struttura della conoscenza umana e i suoi limiti
I diversi aspetti del suo pensiero confluivano nella riflessione sui limiti e la struttura della conoscenza umana, tanto che Senofane osservava: “gli dèi non hanno rivelato tutta la realtà agli uomini fin dagli inizi; ma, indagando, col tempo gli uomini scoprono il meglio”. Ciò contribuisce a porre in modo più chiaro il problema del rapporto fra verità della conoscenza e realtà delle cose, reso ancora più acuto dalla consapevolezza della relatività delle opinioni umane, quale è emersa dalla critica alla religione di Senofane.