Riflessioni sul libro Consigli ai genitori di A. Makarenko

L’educazione dei figli è un processo privato, rimesso all’intimità della famiglia, oppure ha direttamente a che vedere coi processi sociali?


Riflessioni sul libro Consigli ai genitori di A. Makarenko

Questo libro mi ha colpito molto. Tanto piccolo e tanto ricco di contenuto, più di ogni altra cosa mi ha lasciato esterrefatto questa frase: 

“[…] Non si possono separare le cose familiari dalle cose sociali. La vostra vita nella società o nel lavoro deve riflettersi anche nella famiglia; la vostra famiglia deve vedere il vostro volto politico e civile, e non separarlo dal vostro volto di genitore. Tutto ciò che avviene nel paese deve trasferirsi ai figli attraverso la vostra anima e il vostro pensiero. Ciò che avviene nella vostra fabbrica, ciò che vi rallegra o vi rattrista deve interessare anche i vostri figli. Essi devono sapere che voi siete un uomo che lavora nella società ed essere orgoglioso di voi, dei vostri successi, dei vostri meriti di fronte alla società. Ma si tratterà di un giusto orgoglio solo se la sua sostanza sociale sarà comprensibile ai figli, se essi non saranno orgogliosi semplicemente del fatto che avete un bel vestito, che avete un’automobile, ma del fatto che siete un vero uomo. La vostra condotta è la cosa più decisiva. Non crediate di educare il bambino soltanto quando conversate con lui o lo istruite o gli date un ordine. Voi lo educate in ogni momento della vostra vita, anche quando non siete a casa. Come vi vestite, come parlate con le altre persone e delle altre persone, come vi rallegrate o vi rattristate, come vi comportate con gli amici o con i nemici, come ridete come leggete il giornale – tutto ciò ha una grande importanza per il vostro bambino. Le più piccole modifiche di tono, di maniera, vengono viste o sentite dal bambino, tutti i moti del vostro pensiero giungono a lui per vie invisibili, senza che ve ne accorgiate […]”.

La chiave principale per intendere il discorso pedagogico di Makarenko, a mio avviso, sta proprio in questo estratto ove egli mostra, al contempo, il tratto materialista e dialettico della sua visione: il bambino vive in una specifica società, determinata storicamente, la quale agisce sullo spirito del fanciullo educandolo o diseducandolo e da questa specifica realtà storica bisogna prendere le mosse nel processo pedagogico ricordando che la famiglia costituisce il termine medio tra l’individuo e la società

Naturalmente la società cui guarda Makarenko è quella in cui egli vive e sviluppa i suoi esperimenti sociali cioè quella sovietica ove l’organizzazione dei rapporti umani sorge su una base più razionale rispetto al mondo borghese e dunque funge da riferimento e sostegno per la famiglia nel processo educativo del fanciullo. In un contesto del genere lo sforzo pedagogico più importante che svolgono i genitori consiste essenzialmente nel vincere le tendenze irrazionali ancora presenti nel proprio vissuto conducendo il bambino al livello della società.

Il rapporto società-famiglia-fanciullo è completamente ribaltato ai nostri tempi e alle nostre latitudini: noi purtroppo viviamo ancora in una società arretrata, basata sullo sfruttamento dell’Uomo sull’altro Uomo, ove i contenuti essenziali che essa cerca di imprimere nelle coscienze sono essenzialmente basati sull’individualismo, sul guadagno personale, sulla sopraffazione dell’altro, e per questo essa non può essere il riferimento cui tendere.

Lo sforzo pedagogico, in un tale contesto, è doppiamente arduo visto che il fine non può che essere quello di creare un uomo in grado di comprendere e criticare la società in cui vive e non cercare di adeguarvisi e per far ciò presupposto necessario è che gli stessi educatori siano in grado di sviluppare la medesima critica e al contempo lottare contro le forze che tendono invece a passivizzare questa spinta vitale. 

Per questo motivo la traduzione di Makarenko nel nostro contesto non può che essere dialettica, ma il suo insegnamento rimane validissimo. D’altronde l’agente educatore per Makarenko è un agente attivo e cosciente, molto presente nella vita del fanciullo avendo anzitutto chiaro l’obiettivo e il contesto. Egli trae ispirazione dalla rivoluzione e traduce tali principi nel processo educativo, all’interno del quale si getta con tutto sé stesso senza tralasciare nulla. 

L’educatore di Makarenko, nel suo intervento attento e costante, approfitta di tutte le sfumature e circostanze della vita, sin dalla prima infanzia, per impartire un insegnamento che mira a correggere i difetti accumulati nell’uomo nelle precedenti società per prepararlo al nuovo ordine. L’intervento del maestro e del genitore, secondo Makarenko, deve sempre svolgersi secondo un preciso schema dialettico riconducibile essenzialmente al rapporto gramsciano tra disciplina e spontaneismo. Il tratto distintivo della sua pedagogia consiste proprio in questa capacità di legare l’obiettivo della disciplina all’obiettivo della presa di coscienza. Il fanciullo non deve mai compiere un gioco o un’azione seguendo passivamente un comando autoritario impostogli dall’alto senza comprenderlo ma, parimenti, nemmeno deve seguire uno schema del tutto spontaneo e irrazionale. La “disciplina cosciente” di Makarenko si pone proprio come sintesi dialettica tra questi due poli, superandoli vicendevolmente e divenendo dunque il fine ultimo del processo educativo e non un mero strumento. 

Ho trovato molto interessante il rapporto che sussiste tra “disciplina” e “regime”, distinzione che richiama molto al rapporto tra “strategia” e “tattica” nel contesto politico: se la disciplina, come abbiamo presto affermato, è il risultato dell’intero processo educativo – e per tanto possono esistere varie discipline, quella dell’igiene personale quella dello sviluppo delle capacità fisiche, quella del lavoro etc., il “regime” rappresenta invece l’espediente tattico, estremamente variabile nel tempo e nello spazio, che consente la realizzazione di una determinata strategia disciplinare. 

Lo schema educativo si compone dunque di due elementi: un orizzonte disciplinare di lungo periodo, piuttosto fisso nelle sue linee essenziali, e un intervento quotidiano, molto flessibile, che ha l’obiettivo di trasformare nella pratica l’obiettivo strategico. Seguendo questo schema entriamo in una dimensione molto razionale del processo educativo e quindi maggiormente comprensibile: è possibile cioè individuare un’organizzazione e un metodo per trasformare in prassi una teoria che appare complessa. 

Infine il testo ha anche il pregio di avere un carattere da manuale e a ogni indicazione di principio viene affiancata sempre una valida illustrazione di esperienze pratiche sia nella direzione degli errori da evitare – a tal proposito è molto utile la trattazione sulle false autorità – che, al contrario, nella direzione delle buone pratiche. 

In conclusione, la disciplina di Makarenko, proprio perché cosciente, è dialettica: essa può divenire cieca obbedienza quando il suo predicato è compreso e ritenuto giusto mentre, al contrario, può divenire feroce disobbedienza. Questa polarità del tutto razionale è anche il tratto distintivo di quegli uomini che hanno grandi passioni.

14/01/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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