Le lotte della scuola e le controriforme del Governo

Negli ultimi venti anni la scuola italiana ha subito un attacco continuo da parte di una classe dirigente animata nel suo complesso da un credo ultraliberista, che ha caratterizzato lo spirito complessivo di tutti i tentativi di controriforma operati dai Governi, di destra o sinistra che fossero.


Le lotte della scuola e le controriforme del Governo

Il 12 marzo i lavoratori autoconvocati della scuola, con un presidio alle 16 davanti al Parlamento, rilanciano il percorso volto a unificare la protesta del mondo della scuola contro i progetti liberisti del governo, sostenendo attivamente una data di mobilitazione lanciata dagli studenti, con iniziative di protesta a Roma e nelle principali città italiane. 

Francesco Cori

Negli ultimi venti anni la scuola italiana ha subito un attacco continuo da parte di una classe dirigente animata nel suo complesso da un credo ultraliberista, che ha caratterizzato lo spirito complessivo di tutti i tentativi di controriforma operati dai Governi, di destra o sinistra che fossero. Il mantra ripetuto come un ossesso dai Governi italiani è sempre lo stesso: riduzione della spesa pubblica per la scuola statale, finanziamenti alle scuole private, alternanza scuola-lavoro, rafforzamento del ruolo dei privati nella scuola, aumento dell’orario per il personale, attacco complessivo al contratto nazionale dei lavoratori della scuola mascherato sotto l’ingannevole categoria social-darwinista della meritocrazia. 

Il progetto renziano sulla scuola è chiaramente orientato su questi principi e si muove in perfetta continuità con le politiche draconiane compiute dalla Gelmini e portate avanti dal Governo Monti. Eppure il linguaggio attraverso cui è stato reso pubblico, la presentazione è differente. Il Governo ha parlato all’opinione pubblica di investimenti sulla scuola per l’assunzione dei precari e per l’edilizia scolastica, ha insistito più volte che intende spendere sulla scuola, non risparmiare; in sostanza è molto attento alla comunicazione con l’opinione pubblica e a volte si sbilancia su promesse che – come nel caso dei precari – entrano in palese contraddizione con il proprio orientamento di fondo e che rischia di non mantenere. 

La soluzione a questa apparente contraddizione fra il dire e il fare, da precario che è entrato nel mondo Non potendo soffermarmi su tutte le vertenze che hanno animato questo enorme ed estremamente complesso settore della vita pubblica italiana – che va dagli studenti ai genitori, al personale ATA agli insegnanti precari e non, – mi voglio concentrare solamente su quelle battaglie che ho sentito di più, perché mi hanno coinvolto personalmente: ovvero sui precari e sulle lotte dei lavoratori della scuola in generale, accennando solo marginalmente alla componente studentesca che, tuttavia, in tutti questi passaggi è stata determinante e, con le sue specificità, sempre partecipe e attiva. dell’istruzione nel 2008 e che ha cominciato a lottare a partire dai tagli della Gelmini, mi sento di ricercarla non tanto nelle differenti intenzioni dei Governi, ma nelle modalità specifiche con cui si sono sviluppate le lotte nel mondo della scuola in questi ultimi anni.

Non potendo soffermarmi su tutte le vertenze che hanno animato questo enorme ed estremamente complesso settore della vita pubblica italiana – che va dagli studenti ai genitori, al personale ATA agli insegnanti precari e non, – mi voglio concentrare solamente su quelle battaglie che ho sentito di più, perché mi hanno coinvolto personalmente: ovvero sui precari e sulle lotte dei lavoratori della scuola in generale, accennando solo marginalmente alla componente studentesca che, tuttavia, in tutti questi passaggi è stata determinante e, con le sue specificità, sempre partecipe e attiva.

Come lavoratori precari della scuola abbiamo lottato incessantemente – con alti e bassi, naturalmente – dal 2008 ad oggi portando con l’impegno costante delle nostre battaglie il tema il dramma del precariato della scuola sotto gli occhi dell’opinione pubblica, fino ad arrivare ad una sentenza europea che, al di là dei suoi limiti, mette in luce l’eccesso e l’abuso di contratti a tempo determinato nel comparto pubblico in Italia.

E’ questa la vera ragione della promessa delle assunzioni: contenere il potenziale di rabbia e frustrazione – che nasce dall’irrazionale condizione psicologica, emotiva e lavorativa di un precario della scuola – e utilizzarla come grimaldello per un progetto complessivo di dequalificazione generale di tutti i lavoratori della scuola e di completamento dell’obiettivo di fondo di un governo ultraliberista come quello Renzi: la privatizzazione dell’istruzione. Tuttavia le lotte più significative tra il personale della scuola si sono sviluppate quando sono entrati in gioco gli interessi del personale di ruolo: penso alla lotta contro il tentativo di aumentare l’orario di lavoro portato avanti da Profumo nel 2012 e ripreso da Reggi nell’estate del 2014.

Nella lotta del 2012 il PD si è trovato in serie difficoltà anche perché buona parte degli insegnanti – va detto – sono stati una parte consistente dell’elettorato PD. La mobilitazione di massa dei lavoratori della scuola si è fusa con la lotta degli studenti contro il progetto di privatizzazione portato avanti da Aprea-Ghizzoni e ha contenuto momentaneamente le furie liberiste della classe dirigente italiana riportando un’importante vittoria sul Governo Monti. 

Oggi, di fronte alla difficoltà oggettiva di realizzare il piano delle assunzioni da parte del Governo l’irritazione dei precari, che speravano di essere assunti, si può unire con la preoccupazione di tutti quei precari di II e III fascia che non rientrando nei progetti di Renzi e si vedono tagliati fuori dall’insegnamento, ma soprattutto con il crescente disagio di tutto il personale della scuola che cresce progressivamente quanto più vengono a conoscenza dei contenuti concreti del progetto di legge messo in campo dal Governo. 

Se il movimento della scuola riuscirà a realizzare questo percorso unitariamente imponendosi sulle divisioni e sui limiti oggettivi dei singoli sindacati, nonché delle varie componenti del mondo della scuola, è possibile porre dei seri problemi al governo Renzi, sia sulla tempistica che sul progetto complessivo. Da questo punto di vista non partiamo da zero: le mozioni contro il progetto di legge del Governo sostenute dal movimento degli autoconvocati della scuola hanno contribuito a rilanciare un progetto di legge popolare, prodotto delle mobilitazioni degli anni passati ed in fase di discussione alla camera: la LIP, incentrata sulla scuola della Costituzione, sull’aumento dei finanziamenti alla scuola pubblica e sulla qualità della didattica, sulla democrazia e la partecipazione attiva di tutte le componenti del mondo dell’istruzione. 

Il 12 marzo, come lavoratori rilanceremo questo percorso volto a unificare la protesta del mondo della scuola sostenendo attivamente una data di mobilitazione lanciata dagli studenti, con iniziative di protesta in molte città d’Italia e a Roma come autoconvocati della scuola con un presidio alle 16 davanti al MIUR. In quella giornata si mobiliterà quindi tutto il mondo della scuola, continuando così a creare delle difficoltà impreviste al Governo Renzi e al suo pessimo progetto di privatizzazione dell’istruzione pubblica.  

07/03/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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Francesco Cori

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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