Assemblea Pubblica per salvare il Parco di Pietralata

Il 28 settembre a Roma si sono date appuntamento diverse associazioni, comitati e cittadini per dire basta al consumo di suolo pubblico e per proporre un altro modello di sviluppo urbano


Assemblea Pubblica per salvare il Parco di Pietralata

La società civile è in movimento per dire di no al continuo ed inesorabile consumo di suolo pubblico e si è data appuntamento a Roma lo scorso 28 settembre in Via Seguenza in un’Assemblea Pubblica organizzata dal Comitato Stadio Pietralata No Grazie e dal Comitato Sì Parco No Stadio non solo per dire no allo Stadio della Roma a Pietralata che cancellerebbe l’ultima area verde rimasta, ossia il Parco di Pietralata, previsto nel decaduto ma mai smentito Piano Particolareggiato 2022, ma anche per raccogliere le diverse istanze del territorio per un diverso modello di sviluppo urbano tra cui coloro che lottano contro l’inceneritore a Santa Palomba e coloro che si battono per il diritto all’abitare e al riuso sociale dei beni pubblici per rilanciare una nuova stagione di impegno affinché la città  non sia solo intesa come luogo per i grandi eventi e per gli interessi privati di pochi. Nonostante la narrazione della stampa ufficiale che delinea un quadro approssimativo ed edulcorato del progetto Stadio della Roma voluto dai Friedkin senza metterne in luce tutte le criticità in termini di impatto ambientale in una zona pesantemente urbanizzata ed inquinata e senza delineare i nodi irrisolti riguardo i parcheggi insufficienti (mancano all’appello più di 20.000 parcheggi), le infrastrutture viarie e i trasporti insufficienti, l’assenza di un autentico e veritiero studio dei flussi di traffico, la mancanza di un piano dei rischi urbani e di sicurezza, la contraddizione evidente della presenza di un ospedale pubblico (Il Pertini) che serve 600.000 mila persone a nemmeno 100 metri dal previsto stadio, le associazioni, i comitati, le realtà veramente territoriali si sono riunite per strutturare una convergenza di vari tematiche ambientali alfine di creare un nuovo soggetto attivo che intende invertire la rotta riguardo le ragioni politiche trasversali che restano nei fatti sorde ai richiami della collettività e attente solo agli interessi privati che hanno intenzione di mettere a sacco la città. Il mondo della politica, anche quella che si dovrebbe richiamare ad ideali di sinistra, e il mondo economico hanno stretto un patto che prevede un modo di intendere l’urbanizzazione di Roma lontana da quei dettami dello sviluppo solidale e di quella democrazia partecipativa che pure erano stati sottoscritti dal nostro paese in sede europea nell’ambito della lotta ai cambiamenti climatici e dell’Agenda 2030 che impone precise indicazioni su quali strategie attuare per non lasciare un deserto di cemento alle future generazioni che ci chiederanno conto del disastro a cui le abbiamo condannate. La battaglia è ancora lunga e, sebbene questa amministrazione in modo insensato abbia concesso il pubblico interesse ad un’opera privata su terreni pubblici (fattispecie unica che rappresenta una contraddizione in termini) destinati comunque ad altro (in quell’area comunque vada dovrà anche sorgere il Tecnopolo, la nuova sede Istat, lo Studentato, la Defense di FF.SS., la facoltà di Ingegneria e probabilmente, adiacente al Pertini sorgerà il futuro assetto del nuovo Policlinico) e si neghino diritti possessori su aree che sentenze del Giudice Ordinario ha riconosciuto essere dei residenti (lì non esiste nessun abusivo), i comitati e i cittadini, consapevoli che l’ambiente e i servizi essenziali sono i veri diritti da difendere e migliorare contro le logiche speculative, non intendono mollare e continuano a tenere duro in tutte le sedi possibili e informare correttamente la cittadinanza che è stata ammaliata dall’idea che un mostro di cemento alto 51 metri e che occuperebbe l’intera area soffocando il territorio circostante, possa rappresentare una valorizzazione del tessuto cittadino e una riqualificazione di un presunto degrado che nemmeno esiste (in quell’area insite un bosco con alberi ad alto fusto) ma è frutto di una narrativa disinformata e sapientemente orchestrata. Ci si è dati appuntamento per un successivo evento così da continuare a portare avanti le diverse vertenze ambientali tutti insieme perché da soli non si va da nessuna parte e per stimolare tutti coloro che mantengono ancora una posizione indifferente o neutrale affinché prendano coscienza e scendano insieme agli altri per rivendicare una Roma diversa che non sia fatta solo di grandi eventi, grandi opere e cementificazione.

04/10/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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