Le speranze di Chukka Umunna (personalità attorno alla quale si stanno riunendo i fautori laburisti di una brexit ‘leggera’, ndr) e di altri remainers laburisti riguardano la possibilità da parte del proprio partito di supportare le proposte per lo stabilimento di un’unione doganale, contrariamente a quanto affermato da Corbyn nel suo discorso di Coventry.
Che il Partito Laburista abbia intenzione di rispettare il risultato del referendum (quindi la posizione del leave) e di conseguenza la cessazione dell’Unione doganale e della libertà di movimento all’interno dell’area UE è cosa risaputa.
Ciò che costituisce un punto di rottura con il passato è il discorso di Corbyn riguardo il fatto che qualora si fosse deciso da parte dei vertici del suo partito di mantenere l’unione doganale si sarebbe andati contro i propri stessi piani poiché, come ricordato dal leader laburista, essi prevedono l’adozione di un programma innovativo e a tratti radicale per la salvaguardia della struttura economica ed industriale del paese.
Queste proposte politiche, assieme alla volontà di estendere il controllo da parte statale sull’apparato industriale locale, devono essere ancora comprese a fondo e metabolizzate da molti membri del Partito Laburista.
Significativo è stato anche il suo riconoscere come le somme fino al momento del leave versate all’UE in quanto stato membro possano ora essere impiegate per sostenere l’erogazione da parte dello stato dei servizi pubblici.
Corbyn ha affermato quanto di più se vogliamo scontato ma allo stesso tempo innovativo rispetto al passato: le risorse locali possono essere meglio impiegate nel sistema produttivo quando si ha la possibilità di operare in completa autonomia rispetto alla volontà di istituzioni esterne a quelle locali.
Altresì i negoziati circa la possibilità di istituire la già citata unione doganale tra il Regno Unito e i vertici dell’Unione Europea costituiscono una vera e propria arma a doppio taglio: da un lato il paese si troverebbe vincolato ai trattati commerciali vigenti nell’area UE mentre dall’altro vi sarebbero maggiori garanzie di protezione dei propri interessi particolari qualora vi fosse una volontà fortemente evidente da parte tedesca di mantenere un ruolo centrale nel processo di decisione della politiche economiche da adottare di volta in volta.
Ugualmente contraddittoria sarebbe la volontà, qualora si volesse optare per l’adesione alla suddetta unione doganale, di tassare i prodotti alimentari provenienti dall’estero che finirebbe con il penalizzare fortemente i paesi esportatori di questi ultimi.
Un ulteriore problema deriverebbe dall’imposizione nei confronti del Regno Unito dell’equivalente dei trattati TTIP e CETA vigenti al momento con il Canada.
Qualora l’adozione di tali politiche volesse essere un tentativo di impedire il ritorno ad una situazione di confine rigido con l’Irlanda risulterebbe altresì una mossa non necessaria: uno studio condotto dalla stessa UE nel novembre 2017 ha stabilito come “vi siano tutte le condizioni per poter mantenere un regime di confine flessibile tra i due paesi”.
Tuttavia la domanda da porsi è la seguente: si può essere sicuri che l’adozione di un regime di unione doganale con l’UE porti benefici all’economia britannica e non abbia invece come fine lo smantellamento delle strutture industriali e produttive del paese, in accordo alla volontà dei vertici europei?
Si può infatti affermare che, per esempio, il processo per cui le varie componenti di una minicar debbano provenire da varie parti dell’UE per poi terminare il proprio viaggio in Regno Unito, dove verranno assemblate dai lavoratori di una ditta gallese, porterebbe giovamento alla classe operaia e non piuttosto al grande capitale industriale?
Alcuni deputati laburisti non si sono resi conto di queste problematiche che finirebbero con il manifestarsi con prepotenza non appena concluso il processo di riavvicinamento alle politiche economiche decise dall’Unione Europea.
È molto probabile che pagheranno tale miopia alle prossime elezioni.
Contributo inedito che ci arriva dalla rete dei Sindacalisti Contro l’Unione Europea in Gran Bretagna. L’autore, Fawzi Ibrahim, è uno tra i portavoce nazionali.
L’articolo ci è arrivato in inglese ed è stato tradotto da Fabio Martoccia