Portogallo anno zero

A poco più di un mese dalle elezioni portoghesi i socialisti sono costretti a fare un governo di sinistra anti-austerity col PCP e con BE. L’unico che avrebbe i numeri.


Portogallo anno zero

A poco più di un mese dalle elezioni portoghesi i socialisti sono costretti a fare un governo di sinistra anti-austerity col PCP e con BE. L’unico che avrebbe i numeri. Ma il presidente della Repubblica ha forzato la Costituzione e ha dato lo stesso l’incarico alla destra che non ha ricevuto la fiducia in Parlamento. Un imponente manifestazione sindacale e l’opposizione parlamentare di sinistra ha riaperto i giochi. Il presidente Cavaco Silva ora sarà costretto a dare l’incarico al PS o seguirà ancora i ricatti della Troika?

di Annita Benassi

È passato poco più di un mese dalle elezioni legislative portoghesi del 4 di ottobre. E' tempo di fare un bilancio e di dare una risposta alla domanda: le previsioni hanno trovato conferma nei fatti del dopo elezioni? I risultati erano prevedibili? Il responso delle urne ha suscitato sorpresa tra i commentatori politici ? Insomma chi ha vinto e chi ha perso? Un coro: “ha vinto la destra” si è levato dalla stampa e dalle televisioni italiane e Goffredo Adinolfi, corrispondente del Manifesto a Lisbona, sottolineava con grande enfasi solo la sorprendente avanzata del Bloco de Esquerda.

Se andiamo ad analizzare i dati elettorali senza la faziosità degli amici del capitalismo “buono” e basandoci sui dati reali, il quadro della situazione politica che ne esce è differente. La sorpresa relativa all'avanzata del BE, per esempio, andrebbe ridimensionata se la si analizza alla luce del clima politico che l'ha favorita e della storia dei risultati elettorali di questo partito nelle ultime tre elezioni legislative. Ma soprattutto come si fa ad affermare che ha vinto la destra quando i partiti al governo, tutti rigorosamente di destra, hanno perso la maggioranza assoluta e non sono in grado di formare un governo senza un sostegno esterno? Sostegno che solo dal PS gli potrebbe venire, come già avvenuto in passato quando il PS ha preferito fare un governo con la destra che con il PCP. Cosa in teoria più naturale visto che i socialisti portoghesi ancora si dichiarano e sono percepiti dalla pubblica opinione come forza politica di “sinistra”. E' vero che il PSD è ancora il primo partito, ma visto che la coalizione di governo di cui ha fatto parte ha perso 700.000 voti, 12 punti in percentuale e 25 deputati (questi sono i dati di fatto), ci vuole un bel coraggio a dire che la destra ha vinto le elezioni.

Quanto al Bloco de Esquerda va detto che ha effettivamente vinto le elezioni passando da 8 deputati a 19, ma per valutare la reale portata di tale vittoria in relazione soprattutto alla solidità di tale partito è doveroso analizzare approfonditamente il contesto in cui essa si è verificata e ricordare un altro risultato elettorale, quello si veramente sorprendente. Nelle elezioni del 2009 il BE aveva ottenuto 16 deputati. Dopo solo due anni scese a 8. Nelle elezioni del 4 ottobre ne prende più del doppio: Come si spiega questo andamento altalenante?

Un anticomunismo che non sempre appare come “reazionario” e di destra, costruito sulla base di un pensiero caratterizzato da quel tanto di ambiguità che contrapponendo un presunto “vecchio” a un presunto “nuovo”, permette di attrarre il mondo giovanile, coloro che si ritengono discriminati in questa società che non ama le differenze e dove l’omologazione da più sicurezze della lotta dei comunisti. E anche una parte di quelli che, pur appartenendo alla componente tradizionale degli intellettuali di gramsciana memoria, per biechi interessi di bottega preferiscono essere individuati come gente più genericamente di “sinistra”.

In Italia gli esemplari di questo tipo sono molto numerosi essendo questo, a mio parere, il brodo di cultura a cui attinge il BE , è facile immaginare l'uso che di questo partito ne fanno anche forze moderate come il PS che hanno in mano gli organi di informazione: maggiori spazi al BE quando temono un'avanzata del PCP, spazi che si restringono subito dopo a pericolo scampato. Il doppio del tempo che gli organi della comunicazione di massa mettono a disposizione delle forze avversarie del PCP e perfino il modo di presentare le immagini in relazione alle varie iniziative elettorali sono prove della fondatezza di questa sensazione.

Nella stessa direzione va poi la pratica dei sondaggi che martellano l'opinione pubblica nel periodo elettorale. Così si spiega, probabilmente, la contiguità passata di alcune scelte politiche del BE con quelle del PS. Almeno finora. E' con questa contiguità che il BE ha pagato più volte il conto al PS. Tra gli obiettivi dei due partiti ve ne è uno che è comune ad entrambi: togliere voti al PCP e apparire come unici soggetti politici di sinistra. Finora è stato così.

Ora però c'è un fatto nuovo. Il PS nel tentativo di far dimenticare le politiche di destra perseguite nei tanti anni in cui è stato al governo e per conquistare la maggioranza assoluta, ha condotto la sua campagna elettorale cercando di consolidare nella pubblica opinione l'idea della sua natura di partito realmente di sinistra e ha ripetuto infinite volte “mai piu' con la destra”.

Contemporaneamente ha scelto come suo principale avversario il PCP. Una campagna improntata su raccomandazioni al voto utile contro la destra e, in alcuni casi, venato da tratti calunniosi verso i comunisti che questa volta hanno deciso di adottare una strategia differente rispetto al passato, anche perchè la situazione politica che si è venuta a creare nel dopo elezioni è nettamente differente e caratterizzata dai gravi attacchi alla Costituzione da parte del Presidente della repubblica Cavaco Silva.

Nessun partito ha raggiunto la maggioranza assoluta e secondo la costituzione portoghese il Presidente della repubblica nella scelta della forza politica a cui affidare l'incarico di dare vita ad un nuovo governo deve tener conto del responso delle urne. Responso che non è stato favorevole alle destre, già al governo nella passata legislatura, avendo perso la maggioranza assoluta. Si è invece formata una maggioranza potenziale che viene percepita come di sinistra. BE, PCP, PS hanno realmente vinto le elezioni, avendo avuto un'avanzata sia in termini di percentuali che di deputati.

Questi sono i fatti.

A questo punto il PCP ha dichiarato che il PS “se vuole” può formare un governo con l'appoggio esterno dei comunisti e del BE . Dopo queste dichiarazioni Cavaco Silva, cedendo alle pressioni dell'Unione Europea e del grande capitale internazionale, nonostante l'inesistenza di una maggioranza di destra che appoggi la formazione di un nuovo governo guidato da Passo Coelho, gli ha conferito l'incarico e la motivazione che ne ha dato è sconcertante. Non si possono dare incarichi di governo a forze che non sono amiche dei mercati e della UE! Motivando questo tentativo di “colpo di mano” istituzionale col fatto che PCP e BE hanno dichiarato la possibilità di uscita dall’eurozona.

Si sta ripetendo in Portogallo lo scenario già visto per la Grecia. Un attacco vergognoso alla sovranità dello Stato portoghese i cui esiti potrebbero essere molto simili a quelli greci. Il PS, se vuole, può formare un nuovo governo. E’ stata la prima dichiarazione del PCP. Da sottolineare però che un tale governo non è un governo in realtà di sinistra ma del PS. Un partito questo che ormai non può dare il suo consenso ad un governo di destra avendo, come già detto, dichiarato pubblicamente la sua indisponibilità ad una simile soluzione. Anzi di questa dichiarazione pubblica ne ha fatto un perno per recuperare un briciolo di credibilità. E nemmeno il PS può formare un governo con l'appoggio esterno del PCP e del BE continuando a praticare la politiche della destra seguendo alla lettera i diktat della Troika senza perdere la faccia. Insomma “Il re è nudo” e chi l'ha denudato è stato il PCP.

A questo punto il PS si trova di fronte ad un bivio: o cambia radicalmente i suoi orientamenti politici o è destinato a scomparire come il PASOK in Grecia. Perché una cosa è certa , il PCP è fermo sui suoi principi e funziona sulla base del Centralismo democratico e del Marxismo-Leninismo e pertanto non è disposto ad appoggiare o permettere misure antipopolari. Il 10 novembre lo stato dell'arte era: una grande manifestazione convocata dalla CGTP, il più grande sindacato di sinistra da sempre a fianco dei lavoratori, contro il governo di Passos Coelho, segretario del PSD, che presentava il suo programma di governo al Parlamento, avendo però il solo appoggio del CCD-PP. Un accordo tra PS, BE e PCP che hanno presentato tre mozioni di sfiducia separate. Stando così le cose il governo della destra poteva passare solo con la presenza di franchi tiratori nella parte del PS guidata da Francisco Assis, più vicina alla destra, (ipotesi forse auspicata da Cavaco Silva) e che ha già manifestato i suoi malumori rispetto alla scelta di Antonio Costa di accettare il sostegno esterno del BE e PCP. Ma questo non è avvenuto.

Anche la parte dissidente del PS di fronte alla provocazione di una manifestazione autorizzata solo successivamente a quella della CGTP con modalità simili sia per l'orario (tra le due manifestazioni ci sono state solo due ore di differenza) sia per il luogo (il Parlamento) con un finale degno di un film comico: i deputati della destra affacciati alla terrazza del parlamento che salutavano sventolando i loro fazzoletti in direzione dei manifestanti di destra e con le spalle rivolte a quelli di sinistra. Una scena che mi ha fatto ricordare il vecchio motto del tempo in cui in Italia c'era una sinistra degna di questo nome: “Sarà una risata che vi seppellirà”.

Di fronte alla manifestazione veramente oceanica convocata dalla CGTP, all'entusiasmo, alla manifesta volontà di lotta per l'oggi e per il domani, in sintesi alla grande prova di forza e di unità del popolo di sinistra portoghese, anche i dissidenti di F. Assis hanno votato contro il programma di governo del PSD-CCD-PP e ora Passos Coelho dovrà andare a riporre l'incarico nelle mani del presidente della Repubblica.

A questo punto costui dovrà rispettare la Costituzione e dare l'incarico di formare il nuovo governo all'unica forza che ha una maggioranza certa in parlamento che è il PS. Questo dovrà fare, se non vorrà continuare a tenere un comportamento che non solo non è in coerenza con l'impianto democratico di tutto il dettato costituzionale, ma che ha fino ora dimostrato la sua mancanza di senso di responsabilità, che non ha esitato, anche in questo caso, ad agire contro gli interessi del popolo portoghese. Qualora ciò non avvenisse il periodo di ingovernabilità del paese si prolungherebbe, in quanto al momento, essendo previste elezioni presidenziali a gennaio, non è possibile lo scioglimento delle camere e l'indizione di elezioni anticipate e quindi tutto slitterebbe all'anno prossimo. Una cosa che questo paese, anch'esso martoriato dalla crisi economica, non si può permettere. E l'ipotesi di un governo di gestione che traghetterebbe il paese verso le elezioni anticipate da qui a 5 mesi non risolverebbe il problema ma lo aggraverebbe.

Alcuni commentatori politici più attenti agli interessi della grande finanza internazionale e ai diktat europei che a quelli del popolo portoghese già hanno cominciato a ricordare a Cavaco Silva i suoi doveri verso il Patto di stabilità e di crescita, verso il deficit, il rispetto degli impegni presi nelle passate legislature verso i trattati internazionali. Dicono ora che l'incarico di formare il governo deve essere dato al leader del PS, ma a patto che il nuovo governo non sia troppo sbilanciato a sinistra.

In questo caso uno dei commentatori, un certo Joao Miguel Tavares, intellettuale di estrema destra, in un suo commento apparso sul quotidiano Publico del 3 novembre, che potrebbe essere assimilato al nostro "La Repubblica", ha affermato che meglio sarebbe un governo di gestione che lui stesso (sue precise parole) ha definito “pessimo”. Forse se questo signore avesse previsto l'enorme successo che la CGTP ha riportato nella manifestazione del 10 novembre, la volontà di lottare giorno per giorno contro qualsiasi tradimento della volontà popolare che si è espressa chiaramente per una maggioranza PS, PCP e BE, non avrebbe fatto una tale affermazione. Né avrebbe definito, come ha fatto nel Publico di ieri, tale maggioranza "frutto di un accordo reazionario" e neanche avrebbe gridato al presunto tradimento di Antonio Costa nei confronti dei suoi elettori.

I canti, i balli, la gioia, le grida "vittoria, vittoria", con cui il popolo di sinistra ha accolto la notizia della caduta del governo Passos Coelho, sono la risposta giusta a coloro che aspirano a diventare i becchini della democrazia in Portogallo, come già avvenuto in Grecia. Da ieri i compagni del PCP continuano a ripetere "a luta continua".

14/11/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Annita Benassi

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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