Traduciamo il comunicato di solidarietà che il Polo di Rinascita Comunista in Francia (PRCF) ha diramato dopo la gravissima intimidazione ai danni di Melenchon e del suo movimento.
In maniera spettacolare, come se si trattasse di un caso di incursione contro la criminalità organizzata, la procura, e cioè il ministro della Giustizia del regime Macron e non un giudice indipendente, ha condotto all'alba (di martedì 17 ottobre, n.d.t.) delle perquisizioni presso la sede della France Insoumise, del Parti de Gauche e nelle abitazioni di Mélenchon e di alcuni dei suoi collaboratori. Il metodo, brutale, mira a colpire una delle forze politiche dell'opposizione al regime di Macron. Un regime di minoranza, illegittimo e sempre più totalitario.
Queste perquisizioni sono state effettuate dall'ufficio centrale per la lotta alla corruzione nel quadro di due indagini preliminari. La prima riguarda i sospetti di impiego fittizio del lavoro parlamentare nel Parlamento europeo. Gli investigatori stanno infatti cercando di scoprire se i fondi europei sono stati deviati per compensare i dirigenti impiegati per altri compiti all'interno del loro partito politico. In questo contesto la festa di Mélenchon è oggetto di una denuncia ... da un funzionario del Front National. La seconda indagine preliminare, aperta nel maggio 2018, riguarda i resoconti delle campagne di Jean-Luc Mélenchon per le elezioni presidenziali del 2017 e i sospetti di irregolarità.
Quest'ultimo ha dichiarato pubblicamente durante le perquisizioni: "Ecco il debutto del nuovo Ministro degli Interni e del Ministro della Giustizia. Questo è ciò che stanno facendo per intimidire e spaventare. Non è giustizia, non è un’operazione di polizia. Non meritiamo un tale spiegamento. Si potrebbe pensare all'arresto di non so chi, di un gangster, di una banda ... ".
È vero che decine di agenti di polizia sono stati mobilitati per un'operazione che è difficile non pensare in relazione ad un presidente in caduta libera nei sondaggi. Soprattutto perché la polizia e la giustizia non hanno mostrato un tale zelo nei casi Benalla, Penicaud, Ferrand, Kohler, Nyssen o .... Macron. In effetti, quest’ultimo è l'oggetto di un'inchiesta preliminare, conseguente a una lamentela, depositata l'11 giugno da alcuni eletti della destra, nella quale si denuncia il ruolo giocato dal comune e dalla metropoli di Lione. Per ora, Macron non è né preoccupato né perquisito. Neppure le prove a seguito dello scandalo della società GL Events (una nota società di organizzazione eventi, n.d.r.) e dei "suoi sconti" durante la campagna Macron, presentate da Médiapart, sembrano aver minimamente preoccupato Macron. Già quando a fine febbraio, la Commissione nazionale dei conti delle campagne e dei finanziamenti politici aveva concluso in un rapporto che c’erano state irregolarità nell’ambito delle ‘donazioni’ al futuro Presidente, la procura di Parigi non aveva poi fatto seguire alcuna azione. I lunghi negoziati di queste ultime settimane per quanto riguarda la nomina del procuratore, che coinvolgono direttamente la mano dell’Eliseo, mostrano i legami estremamente diretti tra la procura e il regime Macron.
Per non citare che un esempio, ricordiamo che la perquisizione nell'appartamento Benalla (il capo della sicurezza di Macron incriminato per aver aggredito dei manifestanti in veste di poliziotto, n.d.t.) è stata fermata sulla soglia di casa il tempo che le prove compromettenti, tra cui una cassaforte i cui contenuti sono tutt’ora sconosciuti, fossero rimosse!
Due pesi e due misure, quindi, che ci devono fare interrogare. Questa vicenda suona quindi come il primo atto politico del nuovo ministro degli Interni di un governo che ha sta facendo una fuga in avanti autoritaria per tranquillizzare la sua debole base sociale e il suo massiccio rifiuto nelle classi popolari. La repressione e l'intimidazione accompagnano la reazione sociale e fanno parte di un processo di fascistizzazione del potere (qui come ovunque in un'Unione Europea) sempre più rifiutata dai lavoratori e dai popoli. Un'atmosfera che già vede la magistratura e la polizia sedare il movimento degli sfruttati in maniera massiccia e la cui azione repressiva è rivolta soprattutto contro quei sindacalisti e manifestanti coraggiosi che si mobilitano per difendere i diritti del lavoro, l’occupazione e i salari contro lo sfruttamento capitalista.
Il PRCF si schiera per una giustizia vera e indipendente, esprime la sua piena solidarietà a tutti coloro che sono colpiti dalla repressione del regime, e chiama a mobilitarsi per fermare le azioni totalitarie mirate a mettere a tacere il movimento sociale progressista e le organizzazioni sindacali e politiche.
Il testo è apparso su https://www.initiative-communiste.fr il 16 ottobre 2018
Traduzione a cura di Guido Salza