La “diplomazia dei vaccini” vista dal Vietnam

Il governo vietnamita si sta impegnando su molteplici fronti per raggiungere la copertura vaccinale di una popolazione di 98 milioni di persone, cercando di unire l’aspetto dell’acquisizione di vaccini tramite la cooperazione internazionale con quello di creare un proprio vaccino, per raggiungere l’immunità entro la fine dell’anno.


La “diplomazia dei vaccini” vista dal Vietnam

La recente accelerazione della pandemia in Vietnam – con numeri sempre molto bassi rispetto alla media mondiale – ha anche portato il governo ad affrettare i tempi per rifornirsi delle dosi di vaccino necessarie per immunizzare la popolazione del quindicesimo Stato al mondo per numero di abitanti. Con i suoi 98 milioni di abitanti, il Vietnam ha raggiunto in questi giorni i 14.000 casi positivi da inizio pandemia, una cifra che in Europa è paragonabile a quella del Principato di Andorra: a preoccupare, però, è il trend di crescita che ha visto un incremento dei casi di quasi cinque volte nell’arco di due mesi.

Come abbiamo avuto modo di dimostrare in articoli precedenti, sin dall’inizio dell’epidemia di Covid-19 il Vietnam si è prodigato per affermare il principio della cooperazione tra tutti i membri della comunità internazionale, dimostrandosi pronto a mettere da parte divergenze ideologiche e politiche per far fronte all’emergenza. Il Vietnam ha aiutato numerosi Paesi nei momenti più acuti della crisi, Italia compresa, e ha ricevuto in cambio assistenza da parte di governi stranieri.

Quando si è trattato di condividere i vaccini con il mondo, tuttavia, non tutti si sono comportati allo stesso modo. Solo di recente, gli Stati Uniti e gli altri Paesi a capitalismo avanzato hanno palesato l’intenzione di donare delle dosi al resto del mondo, come affermato da Joe Biden lo scorso 10 giugno in occasione del vertice del G7. Una mossa giunta in netto ritardo rispetto a quanto fatto da Paesi come Cina e Russia, che sin dall’inizio si sono proposti come fornitori di vaccini per i Paesi di Asia, Africa e America Latina. Tra vendite e donazioni, la Cina ha già fornito 750 milioni di vaccini al resto del mondo.

Il Vietnam ha dimostrato di sapersi destreggiare meglio di altri in questa difficile situazione, diversificando le fonti di provenienza dei vaccini per permettere un approvvigionamento più rapido. Le autorità vietnamite hanno approvato l’uso del vaccino AstraZeneca, che è stato fornito al paese dall’Organizzazione Mondiale della Sanità attraverso il programma Covax, del vaccino russo Sputnik V e di quello cinese Sinopharm, entrambi forniti dai rispettivi Paesi di provenienza, nonché di quello prodotto dalla Pfizer. 

Lo scorso 20 giugno, sono giunte a Hà Nội 500.000 dosi del vaccino Sinopharm donate dal governo cinese. Queste dosi verranno somministrate ai cittadini cinesi residenti in Vietnam, ai vietnamiti che hanno intenzione di viaggiare in Cina per motivi di studio o lavoro e ai residenti delle aree di confine tra i due Paesi. Oltre al Vietnam, hanno beneficiato di donazioni da parte di Pechino anche altri Stati della regione, come Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Singapore e Thailandia.

Il 17 giugno, Hà Nội aveva ricevuto anche una donazione di quasi un milione di dosi di vaccini AstraZeneca da parte del Giappone. Nguyễn Thanh Long, ministro della Sanità, ha affermato che il Vietnam è la prima nazione del sud-est asiatico a ricevere il sostegno del governo nipponico, e ha affermato che le dosi saranno utilizzate per vaccinare gli operai di fabbrica. Insieme a Long, era presente all’aeroporto internazionale Nội Bài della capitale anche l’ambasciatore giapponese in Vietnam, Yamada Takio.

Delle dosi donate dal Giappone, 836.000 sono state inviate a Hồ Chí Minh City, dove le autorità locali le hanno stoccate presso l’Istituto Pasteur per essere somministrate nell’arco di una settimana in circa mille stazioni di vaccinazione istituite in tutta la città. “Il programma di vaccinazione avverrà nell'arco di 5-7 giorni, con circa 786.000 dosi somministrate a gruppi prioritari e circa 50.000 iniezioni somministrate a soldati e agenti di polizia di Hồ Chí Minh City”, ha dichiarato il viceministro della Sanità, Nguyễn Trường Sơn.

La campagna vaccinale, considerata come la più grande nella storia della città e della nazione, è stata lanciata sabato il 19 giugno presso la Fpt Software đi Thủ Đức, i cui lavoratori hanno ricevuto le prime 500 dosi. Il vicepremier Trương Hòa Bình ha presenziato all’inizio della campagna: “Il numero di vaccini distribuiti in questa fase soddisfa solo la domanda di una parte dei 2,3 milioni di persone nei gruppi prioritari di Hồ Chí Minh City”, ha dichiarato. “Quindi sarà data la massima priorità ai lavoratori nei parchi industriali, nelle zone di trasformazione delle esportazioni e nelle zone industriali, agli ufficiali di polizia e al personale militare”.

Sempre il 17 giugno, i media vietnamiti hanno annunciato anche il raggiungimento di un accordo con Cuba per produrre il vaccino Abdala. Secondo il ministro della Sanità cubano, José Angel Portal Miranda, il Vietnam riceverà da Cuba la tecnologia necessaria alla produzione del siero, e sarà il primo paese a beneficiare di Abdala. Questo prodotto, infatti, ha superato tutte e tre le fasi della sperimentazione umana a Cuba, ma deve ancora essere sottoposto a sperimentazioni cliniche all’estero. I risultati della sperimentazione iniziale hanno mostrato che il vaccino è efficace contro alcune varianti del coronavirus (Beta e Gamma), sicuro da usare e immunogenico. Secondo Miranda, il Vietnam potrebbe aprire due centri di produzione.

Il 22 giugno, il primo ministro Phạm Minh Chính ha avuto una conversazione telefonica con Angela Merkel, chiedendo il trasferimento della tecnologia per la produzione dei vaccini da parte della casa farmaceutica tedesca BioNTech. Berlino ha per ora donato al Vietnam un milione di kit per i tamponi, ma non vi sono stati comunicati circa il raggiungimento di un accordo per il trasferimento della tecnologia di produzione. Allo stesso tempo, i due leader di governo hanno pianificato una visita di Angela Merkel in Vietnam nei prossimi mesi.

L’acquisizione di vaccini da parte del Vietnam passa anche per la cooperazione con gli altri membri dell’Asean. Ancora il 17 giugno, il Brunei, che detiene la presidenza dell’organizzazione, ha ospitato una riunione consultiva congiunta virtuale nella quale i partecipanti hanno proposto di creare un fondo comune di 10,5 milioni di dollari per acquistare vaccini. La proposta è stata convintamente sostenuta da Nguyễn Quốc Dũng, viceministro degli Esteri, che ha rappresentato il Vietnam nella riunione online.

Come abbiamo già detto in passato, il Vietnam sta anche producendo quattro vaccini locali. Il più avanzato di questi è al momento il Nanocovax della casa farmaceutica Nanogen Pharmaceutical Biotechnology Jsc, che si trova ora nella sua terza fase di sperimentazione umana. Questa coinvolgerà 13.000 volontari e dovrebbe terminare alla fine di settembre, dopodiché, in caso di esito positivo, il Nano Kovax potrebbe essere utilizzato per la campagna di vaccinazione di massa che punta a immunizzare il 70% della popolazione vietnamita entro la fine del 2021. Per il momento, il Nanocovax ha dimostrato di essere sicuro, provocando solo alcuni casi di effetti collaterali minori come febbre e dolore nel sito di iniezione. La Nanogen afferma di essere in grado di produrre 20-30 milioni di dosi all’anno previa l’approvazione del vaccino.

 

26/06/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Giulio Chinappi

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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