La rimozione dell’embargo USA su Cuba: promesse, realtà e prospettive

Quasi unanime il voto sulla risoluzione presentata il 26 Ottobre all’ONU dal governo cubano, a oltre 6 mesi dalla visita a Cuba di Obama, per chiedere la rimozione dell’embargo.


La rimozione dell’embargo USA su Cuba: promesse, realtà e prospettive Credits: peoplesworld.org

Sono trascorsi ormai oltre 6 mesi da quel 22 marzo quando Obama, in occasione della storica visita a L’Avana, annunciava trionfalmente la volontà di normalizzare le relazioni tra Stati Uniti e Cuba e esortava il Congresso sulla necessità di giungere alla rimozione dello storico embargo imposto nel lontano 1962, durante l’amministrazione Kennedy.

A tutt’oggi quei bei discorsi sembrano essere rimasti alla fase di annuncio, funzionali soltanto a consentire all’attuale presidente uscente di poter attribuire alla sua amministrazione un traguardo storico. In realtà pochi e limitati progressi sono stati compiuti: l’allentamento di alcuni vincoli nelle relazioni diplomatiche, la riattivazione di alcuni voli aerei diretti, l’avvio operativo della cooperazione per il contrasto al narcotraffico, terrorismo, traffico di esseri umani, migrazione clandestina, e la cooperazione in materia ambientale. Lo scorso 30 settembre si è riunita a Washington la Commissione bilaterale USA-Cuba, alla sua quarta sessione. In quell’occasione i rappresentanti cubani hanno pubblicamente evidenziato lo stallo ancora esistente nella sfera dei rapporti economici a causa della persistenza dell’embargo da parte degli Stati Uniti.

Più recentemente il governo cubano ha presentato un rapporto che spiega in maniera molto puntuale e circostanziata come il governo degli Stati Uniti d’America stia continuando ad assumere provvedimenti e adottare misure che di fatto mantengono inalterata la politica di embargo economico nei confronti di Cuba.

Il 26 ottobre scorso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato quasi all’unanimità (191 voti a favore e soltanto 2 astensioni, Stati Uniti e Israele) la risoluzione n. 70/5 presentata da Cuba per la rimozione dell’embargo economico imposto dagli USA.

Nel rapporto presentato dal governo cubano a sostegno della risoluzione vengono evidenziati tutta una serie di provvedimenti e misure adottate anche in tempi molto recenti dall’amministrazione Obama che di fatto continuano a mantenere l’embargo commerciale e finanziario nei confronti di Cuba.

Nonostante la rimozione di alcuni provvedimenti di minore impatto, il rapporto denuncia come nel settembre 2015, cioè appena pochi mesi prima della storica visita a Cuba, la stessa amministrazione Obama ha rinnovato l’applicazione delle sanzioni basate sul Trading with Enemy Act (letteralmente: “Commercio con il Nemico”) che risale addirittura al 1917 e venne emanato in occasione dell’entrata degli Stati Uniti nella Prima Guerra Mondiale contro gli allora Imperi Centrali (Germania e Austria).

Questi provvedimenti prevedono sanzioni di milioni di dollari contro banche e altre istituzioni finanziarie che effettuano transazioni con entità cubane. Di fatto impediscono a Cuba di poter effettuare pagamenti internazionali e ciò evidentemente impedisce di fatto gran parte delle relazioni commerciali internazionali di Cuba con il resto del mondo. Sebbene Cuba sia formalmente in condizione di intrattenere relazioni commerciali con molti Paesi, a livello operativo queste relazioni sono pesantemente ostacolate e limitate a causa di queste sanzioni che colpiscono banche e altre istituzioni finanziarie dei suoi partner commerciali, i quali, a loro volta, intrattengono relazioni commerciali anche con gli Stati Uniti e non potrebbero farne a meno.

Di fatto gli Stati Uniti utilizzano il proprio potere economico a livello globale per soffocare, isolandola di fatto, l’economia cubana. Questo è tuttavia un fatto noto e che ha caratterizzato le relazioni cubano-statunitensi negli ultimi quasi 70 anni di storia.

Ciò che invece è meno noto e ignorato, volutamente o no, dai media mainstream, ed il rapporto del governo cubano cerca invece di mettere in luce, è che l’attuale amministrazione Obama sta continuando, nei fatti, ad adottare provvedimenti che non rappresentano affatto la svolta tanto annunciata e propagandata a livello internazionale.

Il rapporto cubano inoltre sostiene che l’amministrazione avrebbe la facoltà di adottare tutta una serie di misure e provvedimenti che potrebbero di fatto rendere l’embargo poco effettivo, e rispetto alle quali non sarebbe necessaria l’approvazione da parte del Congresso. E’ noto infatti che spesso Obama e i democratici (inclusa la candidata attuale Hillary Clinton) si siano spesso trincerati dietro al fatto che la rimozione dell’embargo deve essere decretata dal Congresso che è a solida maggioranza repubblicana.

Insomma la manovra propagandistica dell’amministrazione Obama rispetto alla presunta svolta nella politica verso Cuba appare sempre più evidente a chi sappia osservare la realtà dei fatti con autonomia critica. Come su molti altri dossier dei suoi otto anni di presidenza i risultati sostanziali sono stati ben al di sotto sia delle promesse elettorali che dei successivi e trionfali annunci.

Nel frattempo però qualcosa comincia realmente a cambiare rispetto alle relazioni economiche verso Cuba, ed è il grande attivismo che ha caratterizzato nel corso dell’ultimo anno numerose multinazionali statunitensi che vedono invece in Cuba una grande opportunità di affari e di profitti. Queste multinazionali si stanno cercando di posizionare in prima fila per approfittare di questa distensione dei rapporti diplomatici. Nella loro attività non sono strettamente legate, e quindi limitate, alle misure imposte dall’embargo.

Ma possono senz’altro beneficiare delle aperture che il governo cubano sta per fare nell’ambito di questa distensione diplomatica con gli USA. Soprattutto nel settore dei servizi, del turismo e delle utilities: dai due giganti delle telecomunicazioni, Verizon e AT&T, alle compagnie aeree JetBlue e United, a Google e Airbnb, alle multinazionali finanziarie specializzate nelle rimesse monetarie, Western Union e Paypal, che mirano ad accaparrarsi il lucroso mercato delle rimesse degli emigrati cubani, che, nel momento in cui si apriranno maggiormente le frontiere, si prevede aumenteranno significativamente.

Per concludere una riflessione: se, da comunisti, è giusto e necessario sostenere il popolo ed il governo di Cuba nella sua decennale lotta contro l’infame embargo imperialista statunitense, è tuttavia importante anche riflettere ed analizzare la situazione attuale in termini realistici, secondo i rapporti di forza in campo e tenendo presente lo scenario storico in cui viviamo, caratterizzato dal dominio del grande capitale transnazionale. Da questo punto di vista vanno interpretati anche i cambiamenti della politica internazionale dell’imperialismo USA: le amministrazioni che si alterneranno a Washington, a prescindere dal titolare e dal suo colore politico, non possono ignorare le pressioni lobbistiche di grandi interessi multinazionali che hanno bisogno di nuovi terreni vergini per espandere i loro affari e i loro profitti.

Se quindi è comprensibile la linea politica del governo cubano che intende procedere sulla strada dell’apertura agli scambi internazionali come unica alternativa realmente percorribile rispetto ad un isolamento autarchico oggettivamente non più sostenibile dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica e del blocco dei Paesi socialisti, bisogna essere comunque consapevoli di come sarà ardua la sfida di Cuba per preservare e portare avanti le conquiste della rivoluzione socialista e marxista-leninista nell’ attuale contesto storico del capitalismo transnazionale e globalizzato.

¡Que viva Cuba!

Fonti e riferimenti:

Testo integrale del rapporto di Cuba a sostegno della proposta di risoluzione ONU n. 70/5

Granma

http://www.granma.cu/cuba-vs-bloqueo/2016-10-21/cuba-seguira-presentando-la-resolucion-contra-el-bloqueo-mientras-esa-politica-exista-21-10-2016-23-10-15

http://www.granma.cu/cuba-vs-bloqueo/2016-10-26/alto-y-claro-en-la-onu-el-bloqueo-debe-terminar-26-10-2016-22-10-35

http://www.granma.cu/mundo/2016-09-30/comunicado-de-prensa-de-la-delegacion-de-nuestro-pais-a-la-cuarta-reunion-de-la-comision-bilateral-cuba-eeuu-30-09-2016-22-09-07

People’s World

http://www.peoplesworld.org/article/u-s-cuba-relations-not-normalized-until-blockade-ends/

http://www.peoplesworld.org/article/cubas-report-on-u-s-blockade-speaks-for-justice/

The New York Times

http://www.nytimes.com/2016/10/27/world/americas/united-nations-cuba-embargo.html?_r=0

http://www.nytimes.com/2016/09/28/us/politics/cuba-us-ambassador.html?_r=0

Notiziario Commercio Estero dell’ICE/ Cuba

http://mefite.ice.it/CENWeb/ICE/News/UltimeNotizie.aspx?idPaese=448

29/10/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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Zosimo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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