La (confusa) linea internazionale di Articolo 1 – MdP

Siria, Europa e America Latina: cosa pensa la nuova socialdemocrazia?


La (confusa) linea internazionale di Articolo 1 – MdP Credits: https://www.flickr.com/photos/partisocialiste/ - Massimo D'Alema, ospite di un evento dei socialdemocatici francesi

Proviamo per un momento a tracciare con un colpo di spugna i 25 anni di terrificanti posizioni politiche assunte dai socialdemocratici post-comunisti che via via si sono succeduti tra PDS, DS, ala sinistra del PD e che ora costituiscono il nucleo fondante di Articolo 1 – MDP. Sappiamo bene che l'operazione non è corretta, perché non si può dimenticare d'un tratto le dichiarazioni, i voti e le responsabilità di una politica estera italiana sempre più tesa a giustificare l'imperialismo e le sue sempre più frequenti operazioni guerrafondaie degli ultimi anni.

Facendo un certo sforzo proviamo comunque a portare avanti l'operazione e cerchiamo di capire quale sia la linea sugli “Esteri” del nuovo soggetto politico nato a sinistra del PD. L'analisi si preannuncia subito difficile a causa della mancanza di programmi e riferimenti precisi nella carta dei valori del “movimento”. Ci si può comunque fare una prima idea analizzando le prese di posizioni, ufficiali e non, delle varie componenti più in vista del nuovo soggetto.

L'EUROPA E IL CETA

A seguire nella scissione dal PD il nuovo MDP sono stati tre eurodeputati: Antonio Panzeri, Massimo Paolucci e Flavio Zanonato. MDP ha per ora scelto di restare membro del gruppo dell'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) nel Parlamento europeo, né sembra all'ordine del giorno alcun tipo di contatto con il gruppo del GUE/NGL.

La posizione d'altronde non sembra discostarsi particolarmente da quella del PD renziano sul tema dell'Europa. Lo scorso 23 aprile, commentando il primo turno delle Presidenziali francesi, Roberto Speranza aveva auspicato che riuscissero “a prevalere le forze che hanno un’ispirazione democratica e progressista che vogliono cambiare l’Europa difendendola però e non abbattendola”. La linea rimane insomma sempre quella dell'auspicio di una riforma dell'Europa, che di fondo non si discosta dalla falsificante retorica renziana, né tantomeno dai programmi del PSE.

Più interessante notare come pochi mesi addietro, a febbraio, i tre eurodeputati che successivamente hanno aderito a MDP abbiano tenuto tre posizioni diverse riguardo al voto sul CETA, l'accordo di libero scambio tra UE e Canada. In quest'occasione fu una parte consistente del PSE a spaccarsi, compreso lo stesso PD con la sua pattuglia di eurodeputati. Per quanto riguarda MDP risulta che Panzeri votò contro l'accordo, Zanonato a favore mentre Paolucci risultò assente. Su un tema non indifferente, ossia l'approccio da tenere verso uno dei fulcri dominanti dell'ideologica neoliberista, rimane quindi un discorso aperto e incerto.

L'IMPERIALISMO NON ESISTE

La nuova formazione non ha mai accennato minimamente alla questione dell'imperialismo, ma su questo d'altronde non è l'unica a sinistra nel PD. Su questo tema sembra ci sia però molta arretratezza se sul sito di MDP si può trovare perfino un articolo in cui si rimpiange Obama, che durante la sua presidenza ha destabilizzato più paesi di quanto riuscì a fare Bush jr.

La mancanza di una capacità analitica marxista non si manifesta solo nell'illusione di poter ancora riformare l'Europa, né nel non poter nemmeno constatare l'aspetto reazionario della presidenza Obama, ma porta MDP a notevoli sbandamenti anche su vicende di stretta attualità come quelle riguardanti l'analisi degli eventi in corso in Siria e Venezuela.

LA SIRIA E LA LEGITTIMAZIONE DELL'INTERVENTO NEOCOLONIALE

Sulla Siria è grottesco il modo in cui Roberto Speranza cade in pieno nella manipolazione informativa fatta dai media borghesi: “La strage di bambini avvenuta in Siria è la negazione di ogni umanità. Non si può più restare a guardare, altrimenti si finisce col divenire corresponsabili. La comunità internazionale assuma un'iniziativa forte e immediata per porre fine a questa barbarie.”

In questa dichiarazione, fatta su facebook il 4 aprile a titolo personale, il leader del movimento auspica di fatto un intervento militare neocoloniale occidentale in Siria, legittimando di fatto l'attacco missilistico statunitense avvenuto un paio di giorni dopo.

Più equilibrata la dichiarazione ufficiale fatta dalla capogruppo al Senato di MDP, Maria Cecilia Guerra, e dal vicepresidente della Commissione Esteri, Paolo Corsini, il giorno successivo ai bombardamenti USA: chiedono “che il Governo intervenga tempestivamente in Aula, in modo che sia aperta una discussione alla luce della quale definire le linee di fondo della politica estera italiana sulla questione siriana”, rimettendo al primo posto la necessità della “strategia del negoziato politico, al fine di evitare ulteriori inasprimenti dello scontro e la perdita di vite umane, nonché atta a garantire l’apertura dei necessari corridoi umanitari”. Illusorio però pensare che questa iniziativa possa venire dall'Europa, “cui compete di prendere una posizione espressiva di una robusta unità di intenti, l’unica che possa garantire un peso reale e un ruolo da protagonista nella vicenda”. In questo intervento ufficiale ripostato sul sito del movimento, scompare la responsabilità politica dei “massacri perpetrati a danni di civili, di vittime innocenti, di bambini, che si accompagnano all’acuirsi delle tensioni internazionali”. Si parla per evitare di non dire nulla, ma concretamente non ci si propone di schierarsi con il governo siriano, attaccato arbitrariamente con un atto in violazione del diritto internazionale perpetuato dagli USA.

L'INCAPACITÀ DI PRENDERE POSIZIONE SUL VENEZUELA

Una simile equidistanza si può notare sul Venezuela. Lontani sono i tempi in cui Bersani si augurava che dopo Berlusconi non arrivasse in Italia un Chavez a mettere in discussione i concetti basici della democrazia parlamentare...

Sull'attuale crisi venezuelana la posizione, espressa dalla deputata MDP Giovanna Martelli, resta simile a quella espressa sulla Siria: “grande rispetto e vicinanza” verso “il Venezuela e il suo popolo” (notare che non si nomina il legittimo governo Maduro) e l'auspicio “che attraverso il dialogo si arrivi ad una soluzione pacifica della complessa situazione politica in atto, così come scrive Papa Francesco ai Vescovi Venezuelani”. Pur denunciando il rischio che vengano dati “giudizi e valutazioni spesso frutto solo di rappresentazioni parziali e non di una plurale e veritiera narrazione dei fatti”, anche in questo caso il MDP si guarda bene dal compiere un'analisi completa della situazione, mostrando o di non avere le capacità analitiche sufficienti per capire chi siano i principali responsabili politici della crisi in atto, o di non avere sufficiente forza di volontà per denunciare l'ennesimo atto di imperialismo dietro cui è noto lo zampino degli USA e delle organizzazioni neofasciste della peggior specie.

In definitiva MDP testimonia una notevole debolezza ideologica, che la porta ad essere in completa balìa degli eventi e non la discosta dalla cultura politica complessiva del PSE. Chi avesse nutrito la speranza che dalla scissione “socialdemocratica” dal PD potesse nascere un soggetto politico capace di ripensare autocriticamente sulla propria identità e sugli errori commessi in passato per ora rimarrà certamente deluso. Un percorso di questo tipo, certamente auspicabile, per ora non solo non è stato realizzato, ma non sembra minimamente all'ordine del giorno per i “democratici” e “progressisti” che si richiamano all'articolo 1 della Costituzione Repubblicana, ma che mantengono col PD renziano l'amnesia verso l'articolo 11 quando si tratta di condannare gli atti guerrafondai della principale potenza imperialista mondiale: gli USA.

20/05/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: https://www.flickr.com/photos/partisocialiste/ - Massimo D'Alema, ospite di un evento dei socialdemocatici francesi

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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