“Il modello toyotista si fa sempre più strada e con esso saltano, uno alla volta, tutte le garanzie di controllo che può esercitare lo Stato, ormai sempre più “guardiano notturno del capiale”. Era il 23 febbraio e questo virgolettato che abbiamo ripreso era l’occhiello dell’editoriale che pubblicammo in seguito alla strage nel cantiere Esselunga di Firenze. In quel caso i fatti erano noti e già a poche ore dal disastro era chiaro quale fosse la causa di fondo della tragedia. Nel caso di Suviana, dove ricordiamo hanno perso la vita 7 operai, data la complessità della struttura sarà necessario aspettare i rilievi tecnici ma non ci sorprenderà se alla fine scopriremo di essere di fronte all’ennesima tragedia figlia delle politiche neoliberiste. Se così fosse sarà il caso di “portare in tribunale” proprio queste politiche: in effetti ogni volta che accadono queste tragedie si fa un gran parlare di responsabilità ma il più delle volte tali reali responsabilità vengono in verità occultate. Se infatti fino a qualche tempo fa le norme in materia di lavoro e subappalti contenevano un tratto progressista residuato dai passati rapporti di forza tra padroni e operai nella società, ormai lo scenario è totalmente cambiato. Le norme stesse, proprio per i rinnovati (peggiorati per meglio dire dal punto di vista degli interessi delle classi subalterne) rapporti di forza tra le classi la normativa stessa è apertamente plasmata dalle necessità del mondo imprenditoriale il quale porta avanti una feroce battaglia per l’estrazione e l’appropriazione del plusvalore sul modello toyotista. Se un tempo lo schema classico, tipico in Italia, era quello che la borghesia se ne infischiava delle norme puntando a farla franca potendo contare su un pervasivo controllo dello Stato e su ingenti risorse accumulate, con l’incedere della controffensiva neoliberista, la cosiddetta società politica è divenuta sempre più coesa e rappresentativa esclusivamente degli interessi borghesi. Basti ricordare che da tempo le istanze dei subalterni non trovano una coerente traduzione nella politica attraverso partiti radicati ed espressione delle masse popolari. In questo modo, tutte le controriforme nel mondo del lavoro e dell'economia in generale non hanno trovato alcun argine politico e nemmeno sociale, finendo per realizzare una ristrutturazione normativa in senso reazionario di tutti quegli istituti a tutela del lavoro, compresa la sicurezza, che pure rappresentavano una minima forma di salvaguardia quantomeno formale tant’è che fino a qualche anno fà anche a sinistra si occhieggiava al giustizialismo borghese e cioè a quella nefasta idea che si possano difendere gli interessi popolari aggrappandosi alla “norma” e ai tribunali quale baluardo dei diritti del lavoratore. Ma se appunto questo approccio poteva avere una giustificazione negli anni addietro oggi è del tutto reazionario fare leva esclusivamente sulla Legge quale strumento di difesa delle istanze popolari. Questo del codice degli appalti è solo il più recente dei casi ma potremmo ampliare la discussione inserendo tutte le ultime leggi sul lavoro. La precarietà del lavoro, come le spregiudicate politiche di subappalto, sono ormai normate: “lo dice la legge” che si deve essere precari e sottopagati con tutto il rischio di cadere da un’impalcatura. Tanto è evidente che lo Stato è il potere di una sola classe e nelle condizioni di forza attuale non svolge più neanche le seppur minime funzioni di mediazione con le classi subalterne -divenendo sempre più un mero “guardiano notturno” del mercato- che ciò è plasticamente visibile nelle sedute parlamentari. E’ davvero insopportabile vedere come la borghesia riesca a governarci usando un manipolo di marionette (si veda ad esempio quanto emerso nell’ultima puntata di Propaganda live) che in molti casi sono dei completi idioti e che quelle poche volte che si recano a Roma per sedere sugli scranni del Parlamento -spesso non sanno bene neanche dove devono sedersi- lo fanno spinti più dal fascino della “grande bellezza” del potere che dalle responsabilità che ricoprono e diciamo pure da un’etica che dovrebbe portare il politico a soffrire e lottare contro tutte le atrocità e le sofferenza che vive anche il più disgraziato lavoratore del Paese che rappresenta. Macchè, se ne infischiano totalmente.
E’ davvero avvilente che tutto ciò non sia origine di un forte moto di disgusto proletario, purtroppo è proprio vero, come ci insegna Gramsci, che soprattutto in Occidente la borghesia riesce a convincere, a formare e allineare le coscienze dei subalterni al proprio pensiero inquadrandoli fin dalla culla.