Sui premi Oscar

Meriti e demeriti dei film candidati e vincitori dei premi Oscar


Sui premi Oscar

Fra i candidati ai premi Oscar per il miglior film, l’unico film che avrebbe veramente meritato il riconoscimento è Don’t look up di Adam McKay distribuito su netflix. Dal momento che il film contrasta in modo troppo palese l’ideologia dominante, nonostante le nomination non ha vinto, vergognosamente, nessun premio, a dimostrazione di quanto sia ancora pervasiva la pretesa del pensiero unico efficacemente riassunta nello slogan: “Don’t look up”. Fra gli altri film in lizza gli unici a meritare la nomination sono Coda - I segni del cuore di Sian Heder – risultato vincitore dell’ambito premio a miglior film – e West side story di Steven Spielberg. Quest’ultimo film, pur essendo meritatamente candidato in ben sette categorie, ha ricevuto esclusivamente il premio di consolazione per la migliore attrice non protagonista ad Ariana DeBose, quando avrebbe meritato il premio quantomeno per la migliore regia e scenografia. Davvero pessime le considerazioni, vergognosamente apologetiche degli Stati uniti d’America, la più aggressiva potenza imperialista del mondo, della vincitrice. 

Per quanto riguarda gli altri film candidati nessuno avrebbe meritato né il premio né la nomination a miglior film. In particolare non lo avrebbero meritato i due film dati per favoriti e che avevano totalizzato il maggior numero di nomination, in primo luogo il davvero insostenibile Belfast e il mediocre Il potere del cane. Subito dopo i film più ingiustamente sopravvalutati sono certamente Dune – che oltre a davvero troppe nomination ha immeritatamente vinto in molte categorie minori – e l’altrettanto insignificante Licorice Pizza. Subito dopo fra i più sopravvalutati occorre ricordare il noiosissimo Drive my carassurdamente premiato come miglior film straniero e La fiera delle illusioni. Infine, sopravvalutato è anche il discreto Una famiglia vincente - King Richard, anche se fra i candidati lo collochiamo comunque al quarto posto.

Fra i candidati alla miglior regia l’unico davvero meritevole è il grande cineasta Steven Spielberg, per la sua pregevole rivisitazione di West side story. Del tutto sopravvalutati sono invece gli altri candidati, fra cui il peggiore è certamente Kenneth Branagh. Pesantemente post moderni e, dunque, pienamente succubi dell’ideologia dominante nel cinema “d’autore”, sono Ryûsuke Hamaguchi – cineasta davvero sopravvalutato – e Jane Campion, regista assurdamente considerata una grande cineasta. Per quanto riguarda Paul Thomas Anderson, per quanto valido dal punto di vista formale, ha curato la regia di un film davvero insignificante come Licorice Pizza.

Decisamente sopravvalutati sono i film che hanno ricevuto la nomination a miglior film straniero, oltre al davvero indegno vincitore Drive my car, anche È stata la mano di Dio di Sorrentino è un film appena sufficiente, per quanto non pesantemente post-moderno come il vincitore. Anche La peggiore persona del mondo di Joachim Trier, per quanto fra i meno peggio tra i candidati, resta un film certamente sopravvalutato. Flee, per quanto possa essere considerato il meno peggio fra i film candidati, resta comunque uno specchio del nostro tempo, in cui a ragione si dà rilievo al problema dei rifugiati, in fuga dal fondamentalismo e dalla Russia, e alla discriminazione verso gli omosessuali, mentre scarsa importanza assumono le problematiche politiche, internazionali, economiche, sociali e non si tiene conto dei conflitti sociali. In definitiva l’unico film in parte meritevole della candidatura resta: Lunana - Il villaggio alla fine del mondo di Pawo Choying Dorji, anche se non sfugge del tutto all’orientalismo.

Fra i premi più decisamente immeritati vi è senza dubbio Belfast, assurdamente vincitore nella categoria miglior sceneggiatura originale. Anche in questa categoria avrebbero veramente meritato il premio Adam McKay e David Sirota per il notevole Don’t look up, mentre davvero surreale è la candidatura di Licorice Pizza. Per quanto fra i meno peggio fra i candidati anche Una famiglia vincente - King Richard appare, comunque, sopravvalutato. Anche il secondo meno peggio fra i candidati alla miglior sceneggiatura originale, La peggiore persona del mondo di Eskil Vogt e Joachim Trier, appare decisamente sopravvalutato.

Il premio per la miglior sceneggiatura non originale è andato certamente al più degno fra i candidati, ovvero a Siân Heder per Coda - I segni del cuore. Decisamente assurde le candidature di Ryusuke Hamaguchi e Takamasa Oe per Drive my car, Jon Spaihts, Denis Villeneuve e Eric Roth per il noiosissimo Dune e Jane Campion per l’altrettanto soporifero Il potere del cane. Mentre visto il basso tono generale dei contendenti può apparire tutto sommato meritata la candidatura di La figlia oscura - The Lost Daughter di Maggie Gyllenhaalda, basato su un intrigante romanzo di Elena Ferrante.

Poco convincenti sono le candidature a miglior attore protagonista poiché, per quanto abbiano ricevuto la nomination attori di indubbio valore, nei ruoli impersonati hanno colpevolmente ignorato il decisivo effetto di straniamento. Tra i candidati avrebbe comunque meritato di più il premio Denzel Washington, con il suo maturo Macbeth, piuttosto che Will Smith protagonista di Una famiglia vincente - King Richard.

Anche il premio alla migliore attrice protagonista a Jessica Chastain, per la sua interpretazione dell’interessante film Gli occhi di Tammy Faye è certamente discutibile. L’attrice è certamente molto capace nell’impersonarsi in un personaggio realisticamente presentato come grottesco, ma non riesce a distaccarsene per favorire uno sguardo critico da parte dello spettatore, che è portato a impersonarsi, a giustificare e a prendere le parti di un personaggio completamente e assurdamente negativo. Avrebbe meritato maggiormente il premio Olivia Colman, forse la migliore nel presentare in modo critico e sfaccettato il suo personaggio nel significativo The Lost Daughter. Brava anche Nicole Kidman nel rappresentare un personaggio di grande spessore, pur nei suoi limiti, del bel film Being the Ricardos - A proposito dei Ricardo. Decisamente buona è anche l’interpretazione di un’altra grande attrice come Penélope Cruz nel valido e ingiustamente sottovalutato film Madri parallele di Pedro Almodóvar. Infine, Kristen Stewart dà un’altra valida prova di sé nella significativa interpretazione di Lady D. in Spencer.

Per quanto anche in questo caso domini il classico metodo Stanislavskij, certamente più meritato è il premio di miglior attore non protagonista al sordo muto Troy Kotsur, per il film Coda - I segni del cuore. Meno comprensibili sono gli altri attori candidati, compreso J.K. Simmons, candidato per il significativo film Being the Ricardos - A proposito dei Ricardo di Aaron Sorkin, uno dei film più penalizzati tra i candidati per gli scarsi riconoscimenti ricevuti.

Decisamente sopravvalutato anche Encanto di Jared Bush, Charise Castro Smith e Byron Howard premiato come miglior film di animazione, sebbene sia decisamente il peggiore fra i film che hanno ottenuto una candidatura. Si tratta del solito melenso e ultra conservatore prodotto della più anestetica industria culturale statunitense: la Disney. Già Flee, per quanto non sia un grande film, avrebbe meritato certamente di più di essere premiato, non fosse altro perché non cerca di cancellare ideologicamente le contraddizioni del mondo reale. Lo stesso Luca, targato Pixar, è certamente meno peggio e insulso di Encanto, anche se naturalmente il film prodotto dalla Disney senz’altro non spicca. Forse il meno peggio fra i candidati è I Mitchel contro le macchine, quantomeno dal punto di vista formale dove risulta molto creativo e anche decisamente controcorrente, rispetto alla melassa zuccherosa di Encanto. Anche se dal punto di vista del contenuto il film risulta essere grosso modo anch’esso alquanto discutibile, con la consueta esaltazione reazionaria dell’eticità immediata della famiglia. Proprio per questi limiti certamente, dal punto di vista decisivo del contenuto, appare migliore Raya e l’ultimo drago, in cui si trasmette un messaggio decisamente progressista. Recuperando il decisivo spirito dell’utopia e il principio speranza si mette in scena una lotta condotta dagli elementi più progressisti dei diversi popoli per stabilire la cooperazione e la solidarietà fra i diversi paesi. Solo in tal modo sarà possibile farla finita con le irrazionali guerra fratricide, consentendo così di ristabilire un rapporto organico fra uomo e ambiente, in grado di contrastare in modo realmente efficace il disastro ambientale quanto mai attuale.

Fra i candidati a miglior documentario si segnala in particolare The Rescue - Il salvataggio dei ragazzi, regia di Elizabeth Chai Vasarhelyi, Jimmy Chin, John Battsek e P. J. van Sandwijk. Mentre fra i candidati a miglior cortometraggio, ancora meno fruibili dei candidati a miglior documentario, si segnala in negativo Boxballet, vera e propria apologia dell’anticomunismo e dell’ordoliberismo più sfrenati

Anche per il montaggio avremmo certamente preferito il premio a Hank Corwin per Don’t look up, piuttosto che il sopravvalutato Dune, che ha fatto incetta di premi tecnici. Non condivisibili sono certamente le nomination a Una famiglia vincente - King Richard, Il potere del cane e Tick, Tick…Boom!.

Anche il premio per i migliori effetti speciali a Dune non ci convince, in quanto fra i soli altri film candidati il meramente culinario Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli ci è parso maggiormente meritevole da questo punto di vista.

Gli stessi premi alla migliore scenografia a Dune ci sembrano quantomeno discutibili, dal momento che erano stati candidati due film come West side story e Macbeth più significativi probabilmente anche da questi specifici punti di vista.

Per il miglior trucco e acconciature avrebbe meritato probabilmente di più del premiato The Eyes of Tammy Faye il significativo Cruella, che comunque si è aggiudicato il meritato premio a Jenny Beavan per i migliori costumi.

Infine, il bel film di Rodrigo García: Four Good Days, che ha ottenuto esclusivamente una candidatura per la miglior canzone, avrebbe meritato certamente di più.

13/05/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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