Il parco negato


Il parco negato Credits: http://mobilitaroma.blogspot.com/2010/10/la-buona-novella-rifinanziato-il-parco.html

A due passi dal centro di Roma, tra via Casilina, via Palmiro Togliatti e via dell’aeroporto di Centocelle si trova il Parco Archeologico di Centocelle (PAC), un gioiello incastrato nel cemento. Il PAC è un caso tristemente noto a Roma, un caso emblematico della mala gestione capitolina.

Prefigurato all'interno del Piano Particolareggiato adottato dal Comune nel 2003, il parco (almeno una sua porzione di 33 ettari sui 126 previsti) è stato inaugurato nel Settembre 2006 per innalzare la quota di verde pubblico pro capite in un quadrante di Roma letteralmente in debito di ossigeno (attualmente arriviamo appena a 4 mq per abitante contro i 9 mq di verde attrezzato di quartiere e i 15 mq di verde urbano per abitante prescritti dal D.I. 1444 del 1.3.1968) e per valorizzare un’area archeologica, già vincolata nel 1994 con Decreto del Ministro per i Beni Culturali , che potrebbe divenire, secondo gli addetti ai lavori, il secondo polo archeologico per importanza dopo i Fori Romani.

Tuttavia, nella pratica, l’area verde dell’ex aeroporto non è mai divenuto un parco pubblico; malgrado i soldi stanziati, i lavori partiti e poi fermati, attualmente non solo si trova in condizioni di assoluta non fruibilità ma rischia di essere un pericolo per gli abitanti dei quartieri circostanti, come ci indicano anche le analisi indipendenti condotte da Source International, in collaborazione con il Centro Documentazione Conflitti Ambientali.

Infatti in uno dei suoi versanti, sono presenti numerose attività altamente inquinanti, come gli autodemolitori, che la Sindaca ha provveduto a chiederne l’immediata chiusura e delocalizzazione con una determina (già bloccata dal tar), senza però indicare il come, il dove e il quando.

Un altro versante, quello del canalone, nasconde una discarica, quella dell’ex campo nomadi Casilino ‘900, che nel 2008 si è provveduti a sgomberare lasciando diverse famiglie per la strada, senza però bonificare il parco, ma unicamente interrando i rifiuti e le baracche. Questo ha causato i recenti incendi covanti con rilascio di fumi tossici. Anche tutte le ville romane sono attualmente ancora interrate e il parco, di ben 126 ettari sulla carta, è provvisto di sole due entrate lungo la via Casilina e nessun ulteriore accesso negli altri quartieri romani tangenti.

Ci sono poi i soldi stanziati con la delibera 69 del 10/04/2003 per la realizzazione del Piano Particolareggiato (ben 5.000.000 di euro) che il 31 dicembre (dopo più di 15 anni) torneranno al mittente perché inutilizzati.

A questo occorre aggiungere un fattore spesso lasciato in coda alle rivendicazioni di chi si batte a difesa del Parco pubblico di Centocelle e che invece va riportato in cima alla lista per le logiche che sottende. Ai margini di questa vasta area verde cittadina infatti insisteil cosiddetto Pentagono Italiano: quello che una volta era un piccolo aeroporto militare oggi ospita la Direzione generale degli armamenti e il Coi, il Comando Operativo di vertice Interforze, da dove il Capo di stato maggiore della Difesa comanda tutte le operazioni delle forze armate, a cominciare da quelle all’estero (attualmente 32 in 22 Paesi, tra Europa, Medio Oriente, Africa e Asia), un “sogno” secondo l’ex Ministra della Difesa Pinotti che iniziava a divenire realtà nel marzo scorso con un primo stanziamento di fondi nella legge di stabilità. L’obiettivo infatti è quello di realizzare un vero e proprio Pentagono Italiano, ossia un’unica struttura per i vertici di tutte le forze armate, una copia in miniatura di quello “made in USA”.

Il progetto, presentato dalla ministra, ma mai discusso in parlamento, prevedeva l’ampliamento dell’aeroporto militare, nuovi e importanti sistemi radar per il controllo di aeroplani e droni, diversi edifici dove ospitare i militari, strade e infrastrutture di supporto ad essi dedicate. Tutto ciò non solo in assoluta incongruità con i vincoli di un’area naturalistica e archeologica, ma soprattutto al di sopra di ogni controllo che gli enti locali o i lavoratori/cittadini residenti in zona possano effettuare. Ed è proprio per questo che le dichiarazioni dell’attuale Ministra della Difesa del governo giallonero, Elisabetta Trenta, riguardo al ritiro dei fondi destinati in precedenza a questo progetto, non ci rassicurano.

Non solo per la notoria incoerenza dei politici in quota M5S, che, prima di queste dichiarazioni, hanno rilasciato un’intervista alla rivista americana specializzata Defense News, nella quale, oltre a confermare l'impegno italiano nel programma F35, ci tengono a chiarire di condividere l'obiettivo Nato di spesa per la Difesa del 2% del prodotto interno lordo entro il 2024. Ma soprattutto perché il Pentagono di fatto già c’è, attualmente ospita circa 1.500 militari di diverse forze armate e su quel territorio la fa da padrone secondo i propri interessi del momento.

Dunque quello che per la ministra è un “sogno” per i lavoratori e le lavoratrici che abitano nei dintorni dell’area del parco è un incubo. La zona militare dell’ex aeroporto di centocelle è oggi un’area sensibile, ad alto rischio di bombardamenti o attentati così detti terroristici, e si trova all’interno di un quartiere popolare dove c’è la più alta densità abitativa della capitale.

Ancora una volta si stabilisce il paradosso che la “pericolosità” in cui viene messa la popolazione civile, è un dato statistico, un “rischio sostenibile”. La vicenda del Parco e del Pentagono evidenziano come la politica delle classi dominanti italiane sia assolutamente scollata dalle necessità e dai bisogni reali dei lavoratori del bel paese mentre è totalmente subalterna alle complesse logiche imperialistiche mondiali dirette dagli Stati Uniti, sotto l’ombrello della nato e con la complicità dei fratelli coltelli dell’UE.

In tal modo le classi dominanti italiane, nel quadro di accordi tra potenze imperialistiche, dovendo obbedire ai carabinieri del mondo (USA), i quali hanno bisogno di rafforzare le proprie basi e i centri di controllo nel mediterraneo e in Europa, non si fanno scrupolo nel mettere a repentaglio le nostre vite e a distruggere il nostro territorio.

È difficilissimo in questi contesti per i cittadini e i comitati autorganizzati come CinecittàBeneComune e PacLibero, nel caso specifico, effettuare un efficace controllo popolare su denaro e iniziative pubblici. La richiesta di sicurezza, esigenza che sia indotta o spontanea, di fatto è stata esplicitata nel risultato dell’ultima consultazione elettorale, viene declinata sul territorio con l’uso e l’abuso delle forze di polizia. In questo clima militarista e securitario, ben vengano le mobilitazioni spontanee come quelle di mercoledì scorso 12 dicembre, dove la Rete per Parco Archelogico di Centocelle composta da associazioni , comitati di quartiere realtà sociali e politiche operanti sul territorio, si sono dati appuntamento sotto l’Assessorato Sostenibilità Ambientale per chiedere all’assessora Giuseppina Montanari di procedere subito alla bonifica del parco e allo sblocco dei fondi già stanziati.

L’iniziativa è stata molto partecipata e forse ha contribuito alle dimissioni di Rosalba Matassa direttrice del dipartimento tutela ambientale.

Nell’attesa di una risposta da parte dell’Assessora all’Ambiente Montanari i consiglieri capitolini Giovanni Zannola e Valeria Baglio hanno presentato una “Interrogazione urgente a risposta scritta” alla sindaca Raggi, all’Assessora Montanari e all’Assessore alla Cultura Bergamo, in cui si chiede notizia dei fondi disponibili e di quelli da stanziare, dei tempi e delle modalità della bonifica. Ed hanno inoltre presentato un emendamento in bilancio 2019, in discussione in questi giorni, in cui si chiede lo stanziamento dei fondi necessari destinati specificatamente alla bonifica. Ci auguriamo che lor Signori non abbiano gli stessi sogni della loro collega di partito e senatrice Roberta Pinotti di bonificare il parco per ampliare il Pentagono.

Sosteniamo le iniziative di lotta a difesa dei nostri territori e che siano di ispirazione e di stimolo a mantenere l’attenzione sulle politiche militariste e a rendere la politica, nel senso più alto del termine, quella pratica reale di lotta quotidiana per un futuro migliore dei singoli lavoratori e cittadini.

22/12/2018 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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