I sei mesi infernali della giunta Raggi, fra il serio e il faceto

Per la giunta pentastellata il rischio di essere abbattuta è in fase di allarme rosso. Disatteso l’audit sul debito e l’inversione di tendenza rispetto ai tagli del Patto di Stabilità promessi in campagna elettorale.


I sei mesi infernali della giunta Raggi, fra il serio e il faceto Credits: http://www.consumatrici.it/

Non se ne esce. A Roma un’amministrazione che salvaguardi un welfare sostenibile sembra una lontana realtà. Un disastro metropolitano le ultime tre giunte, sia pure ereditarie di tracolli urbanistici e mal gestione delle risorse delle precedenti amministrazioni. A partire da Alemanno, l’uomo del sale sulla nevicata storica del febbraio 2012 “, l’uomo delle parentopoli in Ama e Atac, l’uomo che ha amplificato l’influenza delle mafie sulla città, a partire dal boss Carminati. Si cambia verso con le amministrative del 2013 e il Campidoglio è affidato all’amministrazione piddina guidata dal “felpato” Ignazio Marino, che di tutto poteva occuparsi tranne che della Suburra romana. Infatti ne viene travolto ben presto, appena prova a scoperchiarla, sfiduciato in palazzo senatorio dagli stessi suoi fiduciari.

Ed è ancora svolta. Roma è sfinita dai misfatti di Carminati e Buzzi e dall’inverecondo sistema delle municipalizzate. Immondizia a gogo (firmata Cerroni) ovunque. Trasporti al tracollo. Dipendenti comunali sull’orlo di una crisi di nervi. Tocca cambiare, di nuovo. Il Pd a Roma, specie dopo le forzate dimissioni di Marino, è fumo negli occhi per tutti. La voragine dovrebbero colmarla i grillini, stavolta. Loro sì che appaiono come la buona novella che tutto sanerà. Porteranno la svolta che ci voleva sulle strade romane? L’avversione per il Pd e la speranza nel cambiamento si trasforma in plebiscito a favore dell’avvocatessa previtiana, pallida e gentile. Virginia Raggi è il primo sindaco donna della città. Modi garbati e toni soft, non sproloquia, non eccede in discorsi affabulatori. Non è un’imbonitrice, anche perché una fotocopia dell’ex premier, in versione comunale, non avrebbe retto il confronto con una Roma inviperita, e a ragione.

Poco loquace Virginia e discreta, si limita a dire, la sera del plebiscito: “Sarò il sindaco di tutti i Romani, anche di chi non mi ha votato”. A giugno con l’amministratrice pentastellata, la città si apre a nuove illusioni di un welfare possibile. Si va in vacanza sereni, o quasi. Ma è già sentore che all’interno dell’aula Giulio Cesare covino i pasticci giuridici derivanti dalle ombre illegali dei tecnocrati che vi ruotano. Avvisi di garanzie, pur non conclamati, gravitano da subito sulla Muraro, assessore all’ambiente. Indagata o no per le consulenze Ama da cui ha tratto un appetitoso gruzzolo? Ma l’ha dichiarato al fisco? E altri capi d’accusa, per danni all’ambiente naturale, le vengono mossi per le sue responsabilità in Ama, gomito a gomito con il dio dell’immondizia capitolina. Qualcuno sfoglia la margherita per conoscere la verità dei fatti ,ma non funziona. Qualcun altro vuole andare a fondo. Si sovrappongono sospetti, accertamenti, passaggi di mail non lette, sembra, da chi avrebbe dovuto. Qualcuno dice di sapere, poi nega.

A luglio Paolo Berdini, assessore all’Urbanistica, dichiara a San Lorenzo, in una piazza affollatissima di giovani delle neo municipali, fiduciosi nel cerchio Raggi, che la cosa si può fare, che lui per la città c’è. Risponde a Decide Roma che lo interroga sul debito e sulla delibera 140 che smantella i centri sociali della città. Roma è dei cittadini. É la città a decidere. Berdini, in quell’occasione, è foriero di buone notizie e s’impegna a riferire in giunta. In quell’assemblea si parla anche di audit del debito, così come promesso nel programma elettorale della Raggi. E Berdini s’impegna ad esserne un promotore presso i grillini, “se lo ascolteranno”. Intanto, complice la canicola estiva, sulla Capitale non spira un alito di cambiamento, mentre dai cassonetti dei rifiuti stracolmi, si spandono sulle assolate strade romane miasmi di colera. E vengono posti i sigilli allo studentato storico “Point Break” del Pigneto e poi al csoa Baobab, un centro sociale storico. Luoghi di aggregazione per la socialità e la cultura. Resta in piedi la famigerata delibera 140, senza che nessun esponente del Campidoglio intervenga per prendere posizione contraria. Si chiude anche, all’assemblea dei movimenti, la sala della Protomoteca lasciando gli esponenti sulla scalinata Arce a dibattere e a protestare, senza che nessuno si affacci da palazzo senatorio, sigillato per l’occasione.

A Settembre il crollo della giunta Raggi. Asfaltata, prima di trovare la posizione eretta. Eppure sono giovani e aitanti i grillini. Ma il rischio di essere abbattuti come birilli è in fase di allarme rosso. Intanto, al chiuso di palazzo senatorio fervono nuove assegnazioni per trovare gli amministratori adeguati a governare la città. La sindaca firma deleghe, contro deleghe e dimissioni. Carla Romana Raineri, magistrato della corte d’appello di Milano, accetta la delega a capo di gabinetto, ma dura pochissimo. Qualcosa non quadra. La Raineri riferisce questioni di dubbia legalità interne alla giunta grillina. A ruota si dimetta anche Minenna, assessore al bilancio. Per solidarietà, sembra, con la Raineri. Sostituito da Raffaele De Dominicis che passa come un lampo sul cielo di Roma.

Viene sospeso dal Movimento perché«non avrebbe i requisiti giuridici richiesti dai 5 Stelle previsti dal codice etico». Sembra indagato per abuso d’ufficio. Ma l’ex dell’ex assessore al bilancio si discolpa: «Sono amareggiato. Mi considero vittima di un complotto e di una ingiustizia gravissima e senza precedenti. Sono i codici della Repubblica che devono prevalere, il buon diritto e i provvedimenti motivati e non i codici etici spesso frutto di improvvisazione e di opportunismo».Berdini, nel caos dell’aula Giulio Cesare, appare l’unico con la schiena dritta. Resiste agli attacchi di chi lo vorrebbe fuori per non aver acconsentito al progetto Olimpiadi e alla location per lo stadio della Roma . Ma lui resiste “Sono sulla graticola, ma non mollo” (ndr,dice al telefono alla scrivente). Poi il bubbone scoppia definitivamente, post vittoria referendaria. Esplode il caso Marra e il caso Muraro, fedelissimi della Raggi e a cui la sindaca “ingenua” (?) riservava particolare fiducia.

Inutile descrivere il dietro le quinte di Marra, ex capo del personale di Roma capitale. É agli “altari” delle cronache in queste ore, soprattutto quelle giudiziarie. Per la Muraro confermato quell’avviso di garanzia per reati ambientali, già ventilato agli albori dell’insediamento della giunta. Si dimette quindi, privando la Raggi di una spalla complice negli affairs e nelle trasmigrazioni capitoline. La sindaca deve tagliare con lei, sostituendola con Pinuccia Montanari. L’anti-Muraro Vuole rifiuti zero e via gli inceneritori. Quanto durerà? Infine Raggi taglia ancora pezzi di giunta.. Fuori Salvatore Romeo e Daniele Frongia, rispettivamente capo della segreteria e vicesindaco. Glielo impone il direttivo del Movimento, dopo l’arresto di Marra, altrimenti dovrà proseguire da sola il suo minato cammino in questa folle amministrazione.

É Natale, ma, sotto l’albero del Campidoglio, niente doni. All’amministrazione capitolina un santa Klaus beffardo consegna la bocciatura del bilancio 2017 da parte dell’Oref. Non era mai accaduto prima. Questa giunta non è nata sotto una buona stella, pur avendone a disposizione ben cinque. Sarà anche che l’impegno promesso in campagna elettorale per restituire la città ai cittadini non è stato onorato. Dimenticato il punto programmatico centrale, per cui i 5s hanno vinto le elezioni di giugno. L’audit sulla questione del debito enorme che pende come una mannaia sulla città.

Sei mesi trascorsi invece a tentare di risolvere intrighi di palazzo e a cercare quell’onestà, che è il loro manifesto politico, in personaggi di oscura provenienza. I cittadini non dimenticano alle urne. Il 4 dicembre ne è stata la prova.

24/12/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Alba Vastano

"La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re. Non si rende conto che in realtà è il re che è il Re, perché essi sono sudditi" (Karl Marx)


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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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