Nella nuova puntata dell’Osservatorio sul mondo che cambia, il professor Orazio Di Mauro analizza un quadro geopolitico in rapido deterioramento, segnato da un’intensificazione delle tensioni militari in Europa e da una crescente subordinazione dei governi europei agli interessi statunitensi. La discussione si apre con la denuncia dell’aumento della spesa militare in Italia e nel resto del continente, accompagnato da una propaganda sempre più pervasiva che coinvolge media, scuole e università, dove si tenta di normalizzare l’idea della guerra e legittimare una società militarizzata. Di Mauro esamina poi la situazione sul campo in Ucraina, dove l’avanzata russa—lenta ma sistematica—dimostrerebbe la difficoltà dell’esercito ucraino a sostenere il conflitto, mentre Mosca procede con accerchiamenti tattici e consolidamento delle posizioni. In questo contesto, l’Italia appare militarmente fragile: con un esercito ridotto e una difesa aerea quasi inesistente, sarebbe impossibilitata a partecipare a un eventuale intervento europeo in Ucraina. Da qui il timore di un ritorno alla leva obbligatoria e di una pressione crescente verso il riarmo. Il professor Di Mauro contesta l’idea di una “tregua” come soluzione diplomatica, interpretandola piuttosto come un modo per guadagnare tempo e preparare un’escalation. Allo stesso tempo denuncia l’ambivalenza degli Stati Uniti, oscillanti tra proposte di pace e richieste di rafforzare l’invio di armi, mentre la NATO sotto la guida di Rutte agirebbe sempre più come strumento degli interessi americani. Secondo questa lettura, Washington mira a far combattere gli europei al posto degli americani, mantenendo intatti i propri contingenti sul piano strategico. La puntata amplia poi lo sguardo al rischio di un secondo fronte nel Pacifico, con una Cina sotto pressione da parte del Giappone e degli Stati Uniti, e al possibile impatto del cambiamento climatico sugli equilibri militari, con l’Artico ormai navigabile e la Russia potenzialmente in grado di competere con la Marina americana. Il quadro finale è quello di un’Europa trascinata verso uno scenario di guerra totale, non preparata militarmente e priva di autonomia politica, mentre l’Italia rischia di diventare un anello debole in un’escalation che potrebbe travolgere il continente.