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Mettiamo fuorilegge i guerrafondai

Dopo aver dominato il mondo per oltre cinque secoli spargendo genocidi, distruzione e devastazione ambientale su tutto il pianeta, le classi dominanti occidentali celebrano la “gloriosa” morte in battaglia - non tanto per sé ovviamente quanto per i giovani che dovrebbero difendere fino all’estremo sacrificio i loro privilegi.


Mettiamo fuorilegge i guerrafondai Credits: https://www.flickr.com/photos/alessandrocapotondi/4005053651

L’art. 20 del Patto internazionale sui diritti civili e politici afferma che “qualsiasi propaganda a favore della guerra deve essere vietata dalla legge”.  Tale disposizione andrebbe applicata alle vergognose esternazioni dei vari politici e intellettuali che hanno sostenuto in tempi recenti la necessità di prepararsi alla guerra. 

L’elenco è per così dire ricco di nomi più o meno illustri. La principale propagandista della guerra è la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Costei ha dapprima affermato che occorre prepararsi alla guerra contro la Russia entro il 2030 e poi che per evitare la guerra occorre prepararsi alla guerra. Due affermazioni solo apparentemente contraddittorie. Infatti l’esperienza dimostra in modo molto chiaro ed evidente come chi si prepari alla guerra finisce per farla. Il caso della prima guerra mondiale rievocato da Alessandro Barbero nel suo intervento al comizio del 5 aprile è solo uno dei tanti possibili. Per non parlare del fatto che ripetere un principio della politica estera dell’antica Roma è assolutamente improprio e scorretto sia per la natura imperiale ed egemonica di tale politica estera, sia per la natura infinitamente più distruttiva che hanno oggi gli armamenti.

Un certo primitivismo è del resto intrinseco alla propaganda guerrafondaia che esalta il buon tempo antico in cui ci si spanzava ed accoppava allegramente senza tanti problemi di fronte al rammollimento dei giovani d’oggi. Vari personaggi, in genere vecchi tromboni che si preparano a fare la guerra col culo degli altri, celebrano così senza vergogna l’auspicabile vocazione al sacrificio delle giovani generazioni.  Così Scurati si chiede dove siano finiti i guerrieri di cui ci sarebbe oggi un forte bisogno, e Galimberti fa outing bellicista affermando di guardare con sospetto i pacifisti perché la pace “intorpidisce”. Forme di rincretinimento senile che ben si abbinano al crepuscolo dell’Occidente. Dopo aver dominato il mondo per oltre cinque secoli spargendo genocidi, distruzione e devastazione ambientale su tutto il pianeta, le classi dominanti occidentali celebrano la “gloriosa” morte in battaglia (non tanto per sé ovviamente quanto per i giovani che dovrebbero difendere fino all’estremo sacrificio i loro privilegi), come soluzione efficace e definitiva del problema. Se l’Occidente deve perire che muoia con esso tutto il pianeta e poi possiamo sempre illuderci che sulle macerie invivibili del conflitto nucleare sventolino le invitte bandiere dell’Occidente. E ad ogni modo meglio morti che rossi o che russi. In alcuni casi particolarmente patetici, ma psicoanaliticamente rivelatori, la nostalgia della guerra si accompagna al rimpianto delle qualità virili svanite a causa dell’età avanzata. Mentre in altri, come in quello dell’anziano Violante, messo dal PD a presiedere la Fondazione di Leonardo, non ci si perita di invocare, “per vincere la guerra colla Russia”, oltre ovviamente alle armi fornite dal suo datore di lavoro, i valori occidentali della libertà e dell’ uguaglianza. Ci si deve chiedere in che mondo viva costui, dato che ignora quanto siano gravemente deperiti, in Europa ed Occidente, tali valori, anche grazie al suo partito.

Varie sono le inesattezze e le incoerenze di questo modo di pensare. Ma è innegabile che esso nasca da due generi di pulsioni molto potenti. In primo luogo le pulsioni di morte che scaturiscono da una società in preda a irreversibile decadenza come quella occidentale. Non a caso i nazisionisti che stanno perpetrando ed esaltando il genocidio del popolo palestinese invocano l’Occidente auspicando alleanze con le peggiori destre nazifasciste ed antisemite e proponendo di bollare come “antioccidentali” tutti coloro che osano protestare contro Israele e il genocidio del popolo palestinese.

In secondo luogo le concrete pulsioni economiche e pecuniarie che provengono dal complesso militare-industriale che sprigiona salute ed appare in espansione piena ed illimitata. Non è un caso che esso trovi terreno particolarmente fecondo nella finta democrazia dell’Unione europea, da tempo terreno di caccia incontrastata delle lobby di ogni genere. Spinta verso la guerra e soffocamento della democrazia vanno del resto di pari passo, come dimostrato fra l’altro dal disegno di legge 1660 di recente trasformato in decreto legge per superare ogni possibile ostacolo alla sua infausta approvazione. Uno dei più baldi promotori della riscossa muscolare e bellica dell’Occidente, Micron Calenda, la cui irrilevanza politica è pari solo alla spropositata attenzione dedicatagli dai media padronali, propone del resto di censurare chiunque ponga in discussione la falsa e insulsa narrativa che vuole far ricadere sulla Russia tutta la responsabilità della guerra in Ucraina, fino al punto escluderli dalle elezioni, come del resto è stato fatto di recente in Romania. E la parte più retriva e servile dell’accademia ha cominciato a tradurre in pratica tale linea antidemocratica, come dimostrato tra l’altro dal divieto di un dibattito che doveva svolgersi all’Università di Torino con la partecipazione tra gli altri di Pasquale De Sena ed Ugo Mattei. L’imperativo, contenuto in un regolamento europeo di discutibile legittimità, è impedire l’enunciazione delle ragioni della Russia per poter meglio argomentare l’inevitabilità della guerra contro di essa.

“Hanno cominciato loro”, ripete Carletto, col piglio e la statura intellettuale di un marmocchio piagnucoloso che si rivolga alla maestra elementare per affermare le proprie ragioni in una lite scolastica. Analisi storica e politica iniqua e sbagliata cui si è accompagnata una folle e trionfalistica analisi delle forze in campo, determinando enormi perdite umane e, meno importanti ma altrettanto evitabili, perdite economiche. Incredibilmente i profeti della censura e della menzogna non arretrano di fronte a qualsiasi illecito e truffaldino espediente, come dimostrato l’ignobile deep fake su YouTube che contiene un Barbero incredibilmente vicino alla narrativa occidentale sull ‘Ucraina, prontamente rilanciato dal giornalista di regime Luca Bottura (https://youtu.be/Vnk5hjhsl_4?si=FYb0fPOZQhI6chyl ).

Sarebbe opportuno cominciare a combattere in modo serio i fautori della catastrofe dimostrando fra l’altro che l’ideale della pace, non quella dei sensi o dell’intelletto ma quella che deriva da un giusto equilibrio tra gli Stati e dalla necessaria cooperazione tra di essi, come previsto tra l’altro dalla dottrina cinese del futuro condiviso dell’umanità, non solo non intorpidisce ma al contrario moltiplica le energie mobilitandole nell’unica direzione possibile se abbiamo a cuore questa umanità e questo pianeta comune. Il 5 aprile è stato in questo senso solo l’inizio di una lotta che occorre proseguire ed ampliare colla necessaria determinazione. Un altro mondo e un altro Occidente saranno possibili solo ed esclusivamente a partire dall’affermazione del valore della pace, che comporta necessariamente il ripudio dei misfatti planetari compiuti dall’Occidente negli ultimi cinquecento anni.

11/04/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: https://www.flickr.com/photos/alessandrocapotondi/4005053651

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L'Autore

Fabio Marcelli
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