Nella nuova puntata dell’Osservatorio sul mondo che cambia, il professor Orazio Di Mauro analizza le complesse e contraddittorie dinamiche geopolitiche legate al trattato di pace proposto da Donald Trump, che avrebbe coinvolto anche Hamas e altre formazioni palestinesi. Una mossa inaspettata che arriva dopo mesi di guerra e distruzione a Gaza, e che molti osservatori giudicano irrealizzabile. Di Mauro spiega come Israele resti un asset strategico americano e come, sotto la regia congiunta di Biden e Trump, l’Occidente – Italia inclusa – continui a sostenere militarmente Tel Aviv, con vendite di armi e finanziamenti diretti. Ma la situazione è degenerata quando Israele ha bombardato delegazioni di Hamas e mediatori qatarioti a Doha, colpendo persino nei pressi del centro operativo americano del Centcom, provocando la reazione del Pentagono e la decisione di Washington di imporre un freno a Netanyahu. Nel frattempo, l’Arabia Saudita ha siglato un’inedita alleanza difensiva con il Pakistan, potenza nucleare, per proteggersi da eventuali attacchi israeliani. Di Mauro illustra i 21 punti del piano di pace di Trump, giudicandoli in larga parte inapplicabili: Hamas non può essere disarmata con la forza, le divisioni interne all’esercito israeliano crescono, e la proposta di forze di interposizione internazionali richiama i fallimenti del Libano. L’analisi tocca anche il tema dello scambio di prigionieri, l’esclusione del leader palestinese Marwan Barghouti e la questione di chi governerà Gaza, con Trump che ipotizza un ruolo per Turchia ed Egitto, idea che Di Mauro considera poco credibile. Sul fondo resta la crisi demografica e politica di Israele, sempre più isolato in una regione dove Iran, Egitto e Turchia crescono in popolazione e influenza. La ricostruzione di Gaza secondo Trump, conclude Di Mauro, rischia di diventare un protettorato economico saudita-catariota, in un Medio Oriente che si prepara a un fragile equilibrio di potere.