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Astensione: un aumento del 14,87%

Elezioni regionali in Toscana, si conferma Giani e il centrosinistra. “Toscana Rossa” di Antonella Bundu non entra in Consiglio. Si presentano i risultati elettorali dei tre candidati e delle liste, e osservazioni sul calo dell’affluenza.


Astensione: un aumento del 14,87%

 Il 12 e 13 ottobre si sono svolte le elezioni regionali in Toscana. I candidati alla presidenza della Regione sono stati 3. Sono state elezioni obiettivamente non molto all’attenzione dei media nazionali, almeno non come lo sono state quelle delle Marche e della Calabria. La Toscana ha 3.660.960 residenti (dati del 31 maggio 2025), 9 sono province più la Città metropolitana di Firenze, 13 sono le circoscrizioni elettorali, di cui 9 corrispondono ai territori delle province mentre la città metropolitana di Firenze è suddivisa in 4 circoscrizioni. Le sezioni elettorali sono state 3.922, i votanti 3.007.106, tra cui 17.000 diciottenni e 203.000 residenti all’estero. L’affluenza alle urne è stata del 47,73%  ed alle elezioni del 2020 era stata del 62,60%, quindi in calo del 14,87%.

Per la legge elettorale della Toscana se il presidente eletto ottiene più del 45% delle preferenze, la coalizione che lo sostiene ha diritto ad almeno 24 seggi (il 60% dei quaranta in palio) ma non potrà superare i 26 seggi. Per l’attribuzione dei seggi le liste appartenenti a coalizioni che abbiano ricevuto almeno il 10% dei voti devono superare il 3%, mentre le liste che si sono presentate singolarmente devono ricevere almeno il 5% dei voti.

Il Consiglio regionale della Toscana si compone di 41 membri, 40 consiglieri più il presidente della giunta. Il sistema elettorale attualmente in vigore è definito dalla legge regionale n. 51 del 2014 che presenta un meccanismo proporzionale per l’assegnazione dei seggi su base circoscrizionale tramite il metodo d’Hondt. Il sistema prevede inoltre l’attribuzione di un premio di maggioranza variabile, determinato in base all’esito del voto e, se necessario, di un eventuale ballottaggio qualora nessun candidato non abbia raggiunto il 40%. È garantita in ogni caso una rappresentanza delle minoranze non inferiore al 35% dei seggi [2]. È ammesso il voto disgiunto. 

Le Coalizioni sono state 3. Per il centrosinistra e l’M5S il candidato è stato Eugenio Giani, presidente uscente della Regione, che ha ricevuto il 53,92% (voti 752.484). Giani è stato  sostenuto dal Partito Democratico, 34,43% (voti 437.313, 14 consiglieri), dal Movimento 5 Stelle, 4,34% (voti 55.158, 2 consiglieri), dall’Alleanza Verdi e Sinistra, 7,01% (voti 89.064, 3 consiglieri) e da Eugenio Giani Presidente Casa Riformista (lista promossa da Italia Viva, +Europa, Partito Socialista Italiano e Partito Repubblicano Italiano) con il supporto di Sinistra Civica Ecologista, 8,86% (voti 112.564, 4 consiglieri). Per la Coalizione di centro-destra il candidato è stato Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, che ha avuto il 40,90% (voti 570.741) ed è stato sostenuto da Fratelli d’Italia, che ha ricevuto il 26,78% (voti 340.202, 12 consiglieri), da Forza Italia con l'Unione Di Centro, che ha ricevuto il 6.17% (voti 78.404, 2 consiglieri), dalla Lega, che ha ricevuto il 4,38% (voti 55.684, 1 consigliere), da Noi Moderati per Tomasi, che ha ricevuto l’1,15% (voti 14.564, nessun consigliere) e dalla civica “È Ora. Lista civica per Tomasi”, che ha ricevuto il 2,37% (voti 30.122, nessun consigliere). Per la coalizione “Toscana Rossa” la candidata è stata Antonella Moro Bundu, ex consigliera comunale di Firenze, che ha preso il 5,18% (voti 72.322, non è entrata in Consiglio), sostenuta dal Partito della Rifondazione Comunista, Possibile e Potere al Popolo, che hanno ricevuto 57.246 voti, il 4,51%, e nessun consigliere. 

Il programma di Eugenio Giani, che è il presidente uscente del centrosinistra, ha puntato molto sulla sanità. In campagna elettorale se ne è parlato molto, in particolare della costruzione dell’ospedale di Livorno e del polo ospedaliero universitario nuovo di Santa Chiara in Cisanello (Pisa), oltre al potenziamento del Careggi (Firenze) e delle case e ospedali di comunità. Dal 2020 la Regione Toscana ha assunto 20.128 professionisti a tempo indeterminato, Giani però ha più volte dichiarato in campagna elettorale che è fondamentale continuare a investire nel personale. La caratteristica della sanità toscana secondo Giani è stata la riduzione delle liste d’attesa e la rivoluzione digitale, con il programma regionale “Mamma segreta”, che ha permesso di partorire in anonimato negli ospedali. Al riguardo Giani ha parlato di una Toscana più vicina e accogliente per i malati, per i disabili, per i più fragili ma anche per gli stranieri. Non chiare sono le intenzioni di Giani sui centri per l'impiego che dovranno funzionare secondo lui a livello manageriale in modo che possano offrire a coloro che chiedono un lavoro anche dei corsi di formazione professionale. I centri per l'impiego da semplici uffici burocratici dovranno diventare attivi e rivolgersi ai giovani che cercano lavoro. Questo secondo Giani sarebbe possibile se c’è la capacità di incrociare l'offerta con la domanda, avendo, come ha detto, dei corsi professionali della durata di sei mesi o di un anno. Ma queste misure basteranno se non aumenteranno gli investimenti? Su Internet, cioè la banda larga, Giani ha dichiarato che sono 34 anni che in Toscana è arrivata la comunicazione via Internet, ma ci sono ancora quarantotto comuni, su 273, che non hanno la possibilità di usare questo servizio almeno in modo ordinario. Per quanto riguarda il trasporto pubblico, la ferrovia che passa da Lucca a Viareggio fino a Pistoia, Prato e Firenze è in ampliamento. Sono già iniziati i lavori per i binari che da Pistoia devono arrivare a Montecatini e potrà essere completata nella prossima legislatura. In campagna elettorale Giani ha dichiarato che dedicherà i primi due mesi per nominare la persona giusta che sappia decidere per la costruzione delle infrastrutture e dell'edilizia scolastica e popolare. Al riguardo ha parlato di 500 mila euro, riferiti a ottanta progetti, che grazie ai piani di investimento e sviluppo hanno portato imprenditori dall'estero in Toscana dove hanno costruito i propri capannoni e le loro fabbriche. Secondo Giani questa sarebbe la strada da incrementare con la semplificazione burocratica e la possibilità di essere di servizio a chi propone lavoro, occupazione, ma non ha parlato di contratti di lavoro da rispettare e di salario minimo.

Il programma di Alessandro Tomasi, centrodestra, è stato centrato sull’abolizione dell’aumento dell’Irpef e ha rivendicato una sanità pubblica che, secondo lui, deve tornare ad essere centrale e accessibile sia nei territori urbani che in quelli rurali, collinari e montani; tuttavia nulla dice sulla sanità privata, anche se ha parlato durante la campagna elettorale di  prossimità della sanità pubblica. In particolare per quanto riguarda la sanità ha insistito sull’equilibrio tra innovazione e umanizzazione e sul governo efficiente delle risorse, rivendicazione che è caratteristica della destra nelle dichiarazioni durante la campagna elettorale. L’enorme buco di bilancio dell’attuale gestione della sanità può essere superato ripensando la sanità pubblica e proponendo una riforma che la renda più efficiente e sostenibile. Quindi, in prospettiva la desertificazione sanitaria, puntando anche sulla collaborazione pubblico-privato e sostenendo la sanità privata. Questo è sempre stato l’obiettivo della destra, soprattutto quando la sanità pubblica non riesce a garantire prestazioni in tempi congrui e si deve attivare la rete sussidiaria. Nella rete sussidiaria il privato deve essere accreditato secondo tre principi guida: la trasparenza dell’offerta, l’uniformità tariffaria e la garanzia dell’accesso universale, senza discriminazioni economiche. In pratica il ruolo della sanità privata deve essere definito all'interno di un piano regionale unico integrato con controlli sull'equità dell'accesso e sui risultati. Insomma il garantire profitti agli operatori della sanità privata deve essere pianificato con una rivalutazione dell’attuale assetto organizzativo basato sulle maxi-ASL, che hanno causato un progressivo allontanamento dei centri decisionali dai luoghi di erogazione dei servizi spesso con conseguenze anche gravi. Tutto ciò dovrebbe essere di contrasto alle liste d’attesa. In campagna elettorale ha parlato di stili di vita corretti e dello sport come benessere sociale per il sostegno ai soggetti fragili.

Il programma di Antonella Bundu, candidata per Rifondazione comunista, Potere al popolo e Possibile, è stato centrato su maggiori risorse per l’edilizia popolare, per il lavoro e la sanità pubblica. Inoltre chiedeva la progressività per il prelievo fiscale, come dispone la Costituzione, un no agli inceneritori, in quanto bisogna puntare sulla strategia “rifiuti zero” come avviene in molti Comuni della Toscana a partire da Capannori, e un sì agli investimenti sulle ferrovie per i treni regionali. Su questi treni ha previsto di spostare anche, quando è possibile, i camion che percorrono la superstrada Fi-Pi-Li (Firenze-Pisa-Livorno), invece del “pedaggio” voluto da Eugenio Giani. La superstrada Fi-Pi-Li è una strada di grande comunicazione regionale che collega i capoluoghi di Firenze, Pisa e Livorno attraverso un percorso est-ovest in Toscana, partendo da Firenze, si biforca poi verso Pisa (Fi-Pi) e Livorno (FI-LI), collegandosi all'autostrada A12 e al porto di Livorno. Attualmente è classificata come strada extraurbana secondaria e l'infrastruttura è soggetta a lavori di ammodernamento e miglioramento. È stata teatro di dibattiti sull'introduzione di un pedaggio per i soli veicoli pesanti. Il programma di Bundu prevedeva anche le reinternalizzazioni di chi lavora in settori essenziali e la ripubblicizzazione dei servizi essenziali, come l'acqua. Era favorevole al salario minimo regionale, rivendicato dalla giunta Giani, ma interrompendo con il sistema di appalti e subappalti, che sono molti diffusi. Prevedeva un rifiuto dell'ampliamento dell'aeroporto di Firenze, perché si vuole lo sviluppo del polo scientifico di Sesto Fiorentino e un grande parco della Piana. Sul tema casa la Bundu ha dichiarato che non è possibile che in Toscana ci siano 5mila alloggi di edilizia residenziale pubblica non utilizzati perché da ristrutturare. Sul tema casa si deve garantire anche più alloggi agli studenti universitari, essendo il diritto allo studio di competenza regionale. C’era contrarietà assoluta ai Cpr, riproposti dal centrodestra che in Toscana ne vorrebbe costruire due, perché sono peggio delle carceri. Le risorse dovevano essere utilizzate piuttosto per le politiche sociali. Tra le priorità di Bundu c'era, in caso di sua elezione, la riforma della legge elettorale toscana che prevede una soglia di sbarramento al 5% per le liste non coalizzate e si  prevede una raccolta di firme, che ha impedito a diversi candidati di presentarsi. È  una legge assolutamente da cambiare perché porta ad un bipolarismo forzato, come quello degli Stati Uniti, finendo con un'offerta politica che tra centrodestra e centrosinistra cambia assai poco.

Alcune osservazioni sono necessarie sull’astensione alle urne, che è aumentata del 14,87% rispetto alle elezioni del 2020. La campagna elettorale di queste elezioni non è stata molto seguita dai media nazionali, anche se non sono mancati sondaggi in linea con i risultati, però i dati dell’affluenza alle urne sono stati una sorpresa anche se il rieletto Presidente, Eugenio Giani, ha argomentato che alle elezioni del 2020 si votava anche per il referendum sulla diminuzione dei parlamentari; tuttavia quel referendum era un referendum nazionale, non locale, e comunque oltre la metà della Regione non si è recata ai seggi elettorali. Anche la Toscana, come le Marche e la Calabria, segue il trend di diminuzione dell’affluenza alle urne. I dati dell’affluenza alle urne in Toscana sono importanti perché si è verificato un calo del 14,87%, un dato molto alto che ha messo in evidenza che il fenomeno dell’astensione in  Toscana è aumentato in quanto in questa regione la partecipazione al voto nelle elezioni del 2020 era stata del 62,60%. Si può affermare che in Toscana si è registrata una svolta, che è primariamente politica, perché si conferma che l’astensione è ormai una caratteristica del nostro sistema politico, che renderà le istituzioni obiettivamente meno rappresentative. Quindi è necessario dare la giusta attenzione a questo fenomeno perché non è isolato e ci consegna quasi in silenzio dei processi di democrazia diversa, nella quale il cittadino non votando di fatto non partecipa. L’astensione non investe soltanto la politica in sé, ma come sappiamo coinvolge anche i comportamenti degli elettori nei riguardi delle istituzioni. Sta finendo un’epoca nella quale si credeva che votando i propri  rappresentanti nelle istituzioni era possibile avere quantomeno un equilibrio tra le istituzioni e, ad esempio, l’economia. I processi economici senza l’attenzione delle istituzioni sono molto più liberi e compromettono il benessere sociale, che sta declinando. Sono cambiate le forme di partecipazione alle scelte politiche. I partiti e i movimenti non sono più punti di riferimento popolare, soprattutto perché è cambiato la relazione tra il candidato e l’elettore. L’elettore non è più disponibile a votare per un candidato che non ha mai visto in faccia, del quale non sa quasi nulla e che forse lo avrà visto soltanto in foto, sui manifesti durante la campagna elettorale. Se il voto è una scelta personale per quale motivo si dovrebbe votare per un candidato soltanto perché si presenta e dice che è comunista oppure che è di sinistra o anche perché si è dichiarato di essere per la pace? A scelta dei candidati è una ragione che non va sottovalutata poiché coinvolge tutti. Tra le motivazioni che vengono rilasciate per spiegare l’astensione ha un posto importante il fatto che chi va a votare lo faccia soltanto per amicizia verso il candidato. Questo senza tener conto che il voto, quando  diventa un atto di amicizia in sé, è molto pericoloso proprio per la democrazia. Se vogliamo davvero una democrazia che assicuri scelte di economia pubblica per tutti ,con il rilancio della sanità pubblica e dell’istruzione per tutti, bisogna partecipare e fare scelte politiche. I partiti e i movimenti sono gli strumenti attraverso i quali si organizza la partecipazione. Certo non è facile che funzioni sempre, ma, se non funziona, l’astensione al voto non può essere la conseguenza. L’astensione nel tempo determina istituzioni poco rappresentative e asservite ai centri della finanza, che muovono i processi dell’economia reale sempre a vantaggio dei profitti, creando in continuazione miseria.

17/10/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Felice di Maro
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