Stampa questa pagina

Il Brasile di Bolsonaro nel contesto strutturale internazionale

La svolta a destra in Brasile avviene in un continente scosso da sconvolgimenti economici e crisi sociali e politiche di dimensioni ed origine internazionali.


Il Brasile di Bolsonaro nel contesto strutturale internazionale

Pubblichiamo in anteprima il capitolo finale dell’ultimo libro di Osvaldo Coggiola che sarà presto edito in Brasile: De Lula a Bolsonaro - Trajetórias Políticas do Brasil Contemporâneo. La traduzione è stata curata da Francesco Paolo Caputo.

L'esperienza storica insegna che esiste una correlazione tra la crisi del capitalismo e la costituzione dei fascismi. Questo accadde negli anni '30, passando dalla sua forma embrionale, il fascismo italiano, al consolidato nazismo tedesco, inclusi regimi imparentati come il salazarismo portoghese, il franchismo spagnolo e il militarismo giapponese, che precedettero la marcia del mondo verso la Seconda guerra mondiale, conflitto intercapitalista, interimperialista e guerra controrivoluzionaria contro la rivoluzione sovietica.

L'attuale emergenza internazionale dell'estrema destra, di cui Bolsonaro è la principale espressione latinoamericana, non è la semplice ripetizione di questi episodi, perché possiede specificità che rispondono alla natura dell'attuale crisi mondiale. Ricordiamo che le elezioni nel Nord America del 2016 hanno designato il repubblicano Donald Trump al potere con un discorso xenofobo, sessista e razzista. In Francia, il Fronte Nazionale è arrivato per la seconda volta al secondo turno delle elezioni presidenziali e, nel ballottaggio del 2017, ha in qualche modo favorito che la candidatura neoliberista di Emmanuel Macron fosse recepita progressista rispetto al fascismo. Nel discorso del Fronte Nazionale francese sono stati portate avanti argomentazioni contrarie all'Unione europea, all'immigrazione e alla difesa della deportazione degli immigrati disoccupati.

Nelle elezioni presidenziali olandesi, è stato il turno dell’ultranazionalista Partito per la Libertà essere strumento per celebrare la vittoria del liberale di destra Mark Rutte. In Italia, l'estrema destra è rappresentata dalla Lega Nord di Matteo Salvini, proiettata dalla retorica anticorruzione e dalle posizioni anti-immigrazione, xenofobe, islamofobe e contro l’Unione Europea, accentuando il discorso della disintegrazione regionale.

Già in Germania, il protagonismo di estrema destra fascista è l'Alternativa per la Germania, creata con lo scopo di opporsi al coinvolgimento del paese nel salvataggio delle economie della zona euro e nell'accoglienza dei rifugiati; è importante dire che questo accadde nello stesso terreno in cui stava già prosperando il partito NPD (Partito Nazionaldemocratico di Germania) neonazista, che dal 2002 ha eletto parlamentari. Nelle elezioni del 2017, i risultati hanno evidenziato i primi successi di questa nuova/vecchia forza politica nella culla del nazismo: per la prima volta dal 1945 un partito di estrema destra è entrato nel Bundestag con una rappresentanza superiore al 5% richiesto, raggiungendo il 13,1% di voti, con un discorso xenofobo e anti-europeista.

Una parte dell'estrema destra europea, quella italiana, ha accolto la vittoria di Bolsonaro; ma un’altra, più importante, quella francese (il Fronte Nazionale) ha preso le distanze, criticando la sua subordinazione all'imperialismo USA, dal momento che la destra europea è legata al grande capitale del Vecchio Mondo, in termini di competizione capitalista. La vittoria elettorale del blocco reazionario di Bolsonaro e dell'alto comando militare che lo circonda implica l’ingresso del Brasile e dell’America Latina nell'attuale fase di guerra dell'economia e della politica mondiale. Niente lo esprime meglio della nuova associazione del Brasile con Israele, con ripercussioni dirette nelle guerre del Medio Oriente. Il governo di Bolsonaro-Heleno-Moro identifica la "sicurezza pubblica" con la "sicurezza nazionale", trasformando in dottrina militare la strategia di militarizzazione della "guerra al traffico di droga" guidata dagli Stati Uniti.

Il carattere del regime politico guidato da Bolsonaro è soggetto allo sviluppo degli eventi. Intorno a Bolsonaro può prendere vita una formazione politica propriamente fascista se i risultati politici ed elettorali riescono ad essere convertiti in un partito, e se si riesce ad estendere ed aumentare il numero e la portata dell'azione dei gruppi provocatori e paramilitari che già operano nel paese. A tal fine, tuttavia, questa forza politica dovrebbe superare la tutela politica delle Forze armate, che sono gelose della loro autonomia e del loro "monopolio della forza pubblica". Ciò significa che non si dovrebbe escludere un accordo tra governo e forze armate, in mezzo a crisi politiche.

L'impatto della crisi economica e della politica di aggiustamento a discapito della propria base sociale e, quindi dei lavoratori, avrà un effetto disintegrante, prima o poi, sulla claque fascista e nell’immagine delle Forze Armate. Inizialmente, è più probabile che Bolsonaro sviluppi un governo bonapartista, la cui capacità di arbitrato politico sarà limitata e ridotta dalla pressione del capitale finanziario internazionale. La svolta a destra in Brasile avviene in un continente scosso da sconvolgimenti economici e crisi sociali e politiche. Migliaia di centroamericani marciano verso il Nord, organizzati dal lavoro di nessuna organizzazione politica, per sfuggire alla miseria e alla morte nei loro paesi, cosa che esprime la gigantesca crisi che attraversa l'America Latina. In Costa Rica uno sciopero generale prolungato, e in Nicaragua una ribellione popolare, hanno affrontato la controriforma previdenziale imposta dal Fondo Monetario Internazionale, che Macri e Bolsonaro intendono imporre nei loro paesi. L'enorme migrazione dei venezuelani è l'ultimo capitolo di un regime di origine nazionalista trasformato in un governo di deterioramento finanziario, che usa l'opposizione cospiratoria della destra per legare, regimentare e reprimere ogni tentativo di lotta di classe, e limitare l'attivismo politico e sociale. La crisi mondiale ha posto fine al nazionalismo fiscale del petrolio, che ha beneficiato soprattutto una nuova borghesia vincolata allo Stato, sostituendo la vecchia oligarchia nell’affare parassitario dell'importazione.

La base degli sconvolgimenti sociali e politici in America Latina è la crisi capitalista internazionale. L'azione delle contraddizioni del capitale è più forte degli schemi politici in azione. Dopo la crisi del 2007/2009, le economie regionali hanno registrato un breve ciclo di crescita determinato da una combinazione di circostanze: il boom della domanda di materie prime da parte della Cina e la migrazione del capitale dei paesi centrali, a seguito della crisi e all'iniezione di liquidità destinata a salvare il capitale metropolitano nel processo di bancarotta. La raccolta di capitali da parte dell'America Latina ha avuto un carattere parassitario, di valorizzazione finanziaria grazie ai maggiori tassi di interesse offerti dai paesi periferici. Dal 2013, la curva economica internazionale è di nuovo calata; c'è stata una caduta dei prezzi internazionali con un forte impatto nei paesi dell'America Latina. Dalla fine del 2017, la fuga dei capitali è stata accentuata dall'aumento dei tassi di interesse internazionali e dalla guerra economica. In questo processo, la Cina ha cambiato il suo ruolo di ammortizzatore internazionale della crisi economica mondiale e affronta la possibilità di gravi crisi finanziarie. Le prospettive politiche dell'America Latina sono condizionate dallo sviluppo di questa crisi.

La guerra commerciale tra USA e Cina ha disattivato in larga parte il motore dell'economia mondiale dopo la crisi asiatica, annunciando un nuovo round di crisi finanziarie e crolli delle borse, tra cui si annoverano Faang, Facebook, Amazon, Google, Apple e Netflix, che solo poco tempo fa erano presentati come portatori di una nuova rivoluzione produttiva, che avrebbe messo fine alle contraddizioni capitaliste. Nessuna rivoluzione tecnologica neutralizza la tendenza storica alla sovrapproduzione e al calo del saggio medio del profitto; il nuovo capitale sopravvalutato in borsa che preme per un aumento del tasso di plusvalore.

Lo scontro strategico tra Stati Uniti e Cina possiede il potenziale per innescare una guerra economica internazionale di grosse proporzioni. I piani cinesi mirano a rompere il monopolio statunitense sulla produzione di semiconduttori e sull'intelligenza artificiale. Allo stesso tempo, il protagonismo dei lavoratori sta crescendo, in Cina, nel sud-est asiatico, in diversi paesi dell'America Latina e persino negli Stati Uniti. In Inghilterra c'è una tendenza a sinistra, che si esprime nel Partito laburista di Jeremy Corbyn; mentre negli Stati Uniti cresce una gioventù di idee socialiste che fornisce le basi per la popolarità di Bernie Sanders. Il potenziale della lotta di classe, specialmente in Cina e negli Stati Uniti, pone un limite economico e politico al tasso di sfruttamento capitalistico, che porta a nuove crisi commerciali e politiche tra i principali stati e allo sviluppo del militarismo e delle guerre imperialiste.

Nello scenario internazionale più conflittuale, Bolsonaro coltiva legami con Israele. Nel 2016, fu battezzato nel fiume Giordano. La dichiarazione sul peso in "arrobas" (unità di misura usata in Brasile per il bestiame) per degli afro-discendenti, che gli è costata l'accusa di razzismo dalla Procura Generale della Repubblica, si è tenuta al Club Ebraico di Rio nel 2017. La convergenza degli evangelici del "vescovo" Edir Macedo con Israele, già sostenitore di Bolsonaro, aiutò ulteriormente Bolsonaro. All'inizio del 2018, l'ambasciatore israeliano in Brasile, Yossi Shelley, era con il "vescovo" nel Tempio di Salomone. Bolsonaro sostiene il trasferimento della capitale israeliana da Tel Aviv a Gerusalemme, una vecchia idea del sionismo abbracciata e citata da Trump nel dicembre 2017. All'epoca, l'allora parlamentare del Partito Social-Liberale ha dichiarato: "Voglio inviare un abbraccio a Trump per il la sua decisione". Più grave, nell'immediato futuro, è il fatto che fece intendere un’eventuale implicazione del Brasile in un intervento militare in Venezuela, che, oltre al suo carattere catastrofico, avrebbe messo il paese nel ruolo di vigilante degli Yankee in Sud America.

L'ascesa di una reazione politica estrema accomunata al fascismo ha innescato un periodo di polarizzazione politica in Brasile, associato a una forte crisi economica. Il progetto di un ritorno al decennio della conciliazione di classe sarebbe possibile solo in una versione molto degradata e, in caso di crisi acuta del regime reazionario, come risorsa contro un'azione rivoluzionaria. I vecchi attori politici si trovano di fronte a una situazione completamente nuova, che li supera completamente e che deve far sorgere figure politiche nuove, in particolare tra la classe operaia, tra i giovani militanti e nel movimento popolare. Il futuro della sinistra in Brasile (e in America Latina) non è legato a nessun chiarimento dell'”enigma Bolsonaro”, ma a un bilancio critico collettivo di (almeno) quattro decenni di lotte di classe e lotte politiche segnate dall'ascesa, egemonia e il declino del Partito dei Lavoratori e di tutte le correnti politiche che lo avevano come riferimento principale. La questione della lotta unita contro il fascismo è il primo compito dell'agenda politica. Insieme a questa, il superamento programmatico dell'empirismo opportunista è una questione di sopravvivenza per la sinistra, non solo brasiliana, ma internazionale.

29/12/2018 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

Tags:

L'Autore

Osvaldo Coggiola
<< Articolo precedente
Articolo successivo >>