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Gli anni Cinquanta nei paesi imperialisti

Il grande avanzamento dell’emancipazione del genere umano, che prende slancio dalla storica vittoria dei comunisti sul nazifascismo, è arrestata dalla guerra fredda scatenata dalle potenze imperialiste.


Gli anni Cinquanta nei paesi imperialisti

Link al video della lezione tenuta per l’Università popolare Antonio Gramsci su argomenti analoghi.

1. Gli Stati Uniti di Truman e Eisenhower

Nel secondo dopoguerra gli Stati Uniti sono senza dubbio la principale potenza economica e militare. Sono l’unico paese a essersi significativamente arricchito con la Seconda guerra mondiale e anche il solo a disporre della bomba atomica. Inoltre le merci e i capitali, sovraprodotti rispetto alla capacità di assorbimento del mercato statunitense, sono divenuti essenziali per il rilancio economico del mondo occidentale sul quale, grazie a tali investimenti, gli Usa hanno assunto una posizione egemonica, destinata a durare fino ai nostri giorni.

La politica economica degli Stati Uniti nel secondo dopoguerra

Compiuta nel 1947 dagli Stati Uniti la riconversione della componente ormai sovraprodotta dell’apparato militare, che in parte significativa è ceduta come aiuto agli alleati, il paese è afflitto da un enorme debito pubblico per le spese di guerra e per la politica di sostegno agli alleati. Lo Stato è in grande disavanzo anche perché non riscuote sufficienti tasse, in particolare dai più ricchi che ne sono sostanzialmente esentati. A ciò il governo risponde con una politica inflattiva, che non arresta gli enormi profitti industriali, ma mette in grande difficoltà i lavoratori salariati, i pensionati, il ceto medio e la piccola borghesia.

Truman e l’inizio della guerra fredda

Morto il presidente Franklin Delano Roosevelt nel 1945, gli succede il suo vice Harry Truman, rieletto nel 1948 con un programma riformista in politica interna, che avrebbe consentito l’aumento dei minimi salariali e dell’edilizia popolare. In politica estera Truman ha dato avvio alla guerra fredda contro gli Stati socialisti e con il piano Marshall si è assicurato l’egemonia sui propri paesi alleati. Il confronto fra i due campi si è progressivamente acceso a partire dal sorgere dell’alleanza militare anticomunista della Nato, cui l’Unione sovietica ha risposto con l’esplosione della sua prima bomba atomica, che ha tolto il monopolio sulle armi nucleari agli Stati Uniti. Truman passa, dunque, a lanciare il programma per la fabbricazione della micidiale bomba H, bomba all’idrogeno.

La guerra fredda diviene calda in Corea

La guerra fredda diviene immediatamente calda in Corea, divisa lungo il 38° parallelo, dal momento che la parte settentrionale è stata liberata dall’imperialismo giapponese dall’armata rossa e dai partigiani guidati dal comunista Kim Il Sung, mentre nel Sud occupato dagli Stati Uniti si è installato un governo anticomunista di destra. Tale separazione è considerata provvisoria e inaccettabile dai coreani. Dopo continui scontri alle frontiere, i comunisti passano all’offensiva giungendo in breve alla periferia della capitale del sud: Seul. Gli Stati Uniti allora non solo attaccano le truppe antimperialiste che avanzavano a Sud, ma cominciano una serie di spaventosi bombardamenti sulle città del Nord volti a terrorizzare i civili. Dal momento che l’Urss ha abbandonato l’Onu per protesta, poiché il seggio cinese continua a essere controllato da Chiang Kai Shek, nonostante sia dovuto fuggire dalla Cina, gli Stati Uniti fanno votare l’appoggio alla propria guerra, creando intorno a sé una coalizione di quaranta paesi.

Il pericolo di guerra atomica e l’armistizio 

Nonostante questa enorme sproporzione gli Stati Uniti e gli alleati penano non poco per riconquistare le posizioni perse dai sudcoreani e solo dopo aver scaraventato sul Nord della Corea una quantità di bombe superiore a quelle utilizzate nell’intera Seconda guerra mondiale – che distruggono completamente tutte le città della Corea settentrionale – passano all’offensiva. A questo punto i cinesi, per evitare di avere gli Stati Uniti che non riconoscono la Repubblica popolare cinese alle frontiere, inviano volontari – non potendo intervenire direttamente per la minaccia atomica degli Usa – che riportano le forze antimperialiste alle porte di Seul. Il comandante in capo statunitense Douglas MacArthur a questo punto fa pressioni per radere al suolo le principali città cinesi con le bombe atomiche. Dopo un decisivo braccio di ferro, Truman lo sostituisce, e si arriva a un armistizio che riporta il confine al 38° parallelo.

Gli Stati Uniti all’offensiva

L’inasprimento della guerra fredda è sfruttato dagli Usa per rafforzare la Nato in Europa e riarmare, contravvenendo agli accordi di pace, la Germania Federale. Le truppe dell’Europa occidentale sono poste sotto il comando unificato degli Stati Uniti. Questi ultimi finanziano e integrano nella Nato la Spagna filofascista di Franco. In Asia aprono progressivamente un altro fronte contro il Nord del Vietnam controllato dai comunisti e gli Stati Uniti provocano una svolta interna in Giappone, favorendo le forze di destra in funzione di una politica apertamente anticomunista.

Il maccartismo

All’interno degli Stati Uniti i repubblicani scatenano una violentissima caccia alle streghe, guidata dai senatori repubblicani McCarthy e Nixon, volta a colpire chiunque abbia idee radicali di sinistra. Essa è favorita dall’accusa ad alcuni scienziati Usa di aver favorito la realizzazione della bomba atomica dell’Unione Sovietica, accusa che, sfruttando l’antigiudaismo, porta sulla sedia elettrica i coniugi Rosenberg. I repubblicani, spostandosi ulteriormente a destra, vincono le elezioni nel 1952, presentando il comandante in capo dell’esercito nella Seconda guerra mondiale generale Dwight D. Eisenhower, proprio mentre sperimentano la prima bomba H. Il nuovo governo è espressione immediata del grande capitale finanziario e diviene segretario di Stato il puritano John Foster Dulles, che lancia una crociata volta a equiparare i comunisti ai precedenti nemici nazisti. Nella politica estera gli Stati Uniti passano dalla politica del contenimento al roll back, ovvero all’aperta offensiva anticomunista.

La normalizzazione della caccia alle streghe

Ben presto la caccia alle streghe, dopo aver costretto a emigrare, messo a tacere o all’angolo l’intellighenzia di sinistra e antifascista – che aveva trovato rifugio dal nazifascismo negli Stati Uniti – diviene uno strumento di lotta politica, tanto che punta a estendere le accuse di comunismo anche ad alti esponenti dell’esercito. Quest’ultimo, però, rigetta in modo compatto le accuse e costringe Joseph McCarthy, che guida la caccia alle streghe, a farsi da parte.

La lotta per i diritti civili negli Usa

Se la guerra di Corea, facendo da leva alla ripresa economica – con il momentaneo superamento della crisi di sovrapproduzione – ha favorito la rielezione di Eisenhower nel 1956, la destra statunitense deve fronteggiare la crescente lotta per i diritti civili in primo luogo della popolazione afroamericana, che non accetta più lo stato di sostanziale apartheid in cui viveva. Del resto lo stesso governo ha dovuto fare pressione sulla Corte suprema statunitense per porre fine alla discriminazione scolastica dei neri, che rischiava altrimenti di farli avvicinare alle posizioni dei comunisti, che denunciano il persistente razzismo della società statunitense. Tuttavia gli Stati del Sud si oppongono in ogni modo all’integrazione della popolazione afroamericana nelle scuole, sino a minacciare una nuova campagna secessionista. Tanto che il governo è costretto a far intervenire l’esercito per far rispettare la sentenza

Ritorna la crisi

Terminata la ricostruzione postbellica negli Stati Uniti e ripresa la concorrenza di Giappone e Germania, dinanzi all’automazione dei processi produttivi, che aumenta la composizione organica e diminuisce il saggio di profitto, a partire dal 1957 si ripresenta la crisi di sovrapproduzione, che provoca una nuova terribile ondata di disoccupazione. A ciò si aggiunge, nel medesimo anno, il rilancio della lotta antirazzista e dei diritti civili e la messa in orbita da parte dei sovietici del primo satellite artificiale, lo Sputnik, che indica per la prima volta il sorpasso sovietico dal punto di vista scientifico-tecnologico. Ciò produce un enorme sforzo del paese per finanziare e rilanciare la ricerca tecnico-scientifica, per riconquistare il prestigio perduto.

2. I primi passi dell’integrazione dell’Europa centro-occidentale

Con il piano Marshall e la Comunità europea del carbone e dell’acciaio si muovono i primi passi per l’integrazione economica di alcuni importanti Stati capitalisti europei. Sempre in chiave antisovietica gli Stati Uniti spingono gli alleati europei a costituire una Comunità europea di difesa. Tuttavia in Francia, oltre alla sinistra, alla ratifica di tale trattato si oppone anche la destra estrema e gollista, che temono – vista la completa subordinazione di Italia e Germania agli Stati Uniti – la perdita dell’autonomia dell’imperialismo francese sul piano internazionale. Queste forze fanno sfumare il progetto di un esercito europeo imperialista integrato, ma non possono evitare né il coordinamento militare europeo, né il rafforzamento della Nato e nel suo seno della Germania Federale, riarmata al suo interno e pienamente sovrana.

Cee e Mec

Così, se i più ambiziosi progetti di integrazione militare e politica dell’Europa capitalista sono messi da parte, l’integrazione avviene sul piano economico con la Cee (Comunità economica europea) del 1957 e con il Mec, Mercato comune europeo, fondato sulla libera circolazione di merci e capitali.

3. Le forze conservatrici al potere in Europa e in Giappone

Il secondo dopoguerra è molto difficile per l’Impero britannico, in quanto divenne evidente che la sua progressiva disgregazione è inarrestabile. Consapevoli di ciò, i governi inglesi evitano un inasprirsi eccessivo dei conflitti con i popoli coloniali, ma nel momento in cui si rendono conto che un determinato popolo non accetta più il giogo coloniale, cercano di individuare e di rafforzare una possibile futura classe dirigente locale, che accetti di favorire gli interessi economici dell’ex potenza coloniale, in cambio di un appoggio da parte di quest’ultima. Inoltre, come si vede chiaramente, quando nel 1956 la destra inglese con i francesi reagisce con la sola forza alle masse egiziane, che vogliono prendere il controllo del canale di Suez, a tale politica di potenza non solo si oppongono Urss e Repubblica popolare cinese, che mirano alla creazione di un fronte antimperialista, ma gli stessi Stati Uniti che si battono per il libero mercato, mediante cui credono di potersi sostituire alle precedenti potenze coloniali.

I governi conservatori: privatizzazioni e debito pubblico

Dal 1951 al 1964 governa nel Regno Unito la destra conservatrice che cerca a mano a mano di demolire le riforme sociali realizzate dal precedente governo di sinistra. Così, sia l’industria siderurgica sia i trasporti sono progressivamente ri-privatizzati e le tasse sui ricchi sono alleggerite. Tuttavia, la progressiva perdita dell’impero coloniale provoca il progressivo indebolimento economico e politico del paese. Così nel 1964 i laburisti tornano al governo, facendo l’amara scoperta che i conservatori hanno – a forza di concessioni ai più ricchi e di concessioni minori per tenere buoni i meno ricchi – creato uno spaventoso debito pubblico.

05/02/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo
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