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4 Marzo, elezioni: per la criminalità organizzata pensieri di affari

Si alza il tiro delle organizzazioni malavitose ormai infiltrate in Europa, ogni elezione è l’occasione per progettare affari coinvolgendo deboli uomini politici.


4 Marzo, elezioni: per la criminalità organizzata pensieri di affari Credits: laregione.ch

Brema. Risale a una dozzina di giorni fa la – per ora – l'ultima maxi operazione gestita dai Carabinieri che ha portato all'arresto, in Italia e qui in Germania, di 169 persone considerate legate alla ‘ndrangheta calabrese. Un’indagine con risvolti in altri Paesi europei, tra cui la Svizzera.

Nei documenti, firmati dai giudici delle indagini preliminari, si legge che la cosca delle famiglie Farao e Marincola è già attiva in Svizzera e riteneva interessante effettuare nuovi investimenti, in particolare nel Canton Ticino, confinante con la provincia di Como dove la presenza della ‘ndrangheta è segnalata da diversi anni. In Germania, l’organizzazione criminale dei Farao e dei Marincola era arrivata a imporre ai ristoratori, soprattutto a quelli di origine calabrese, di acquistare vino, prodotti di pasticceria e semilavorati per la pizza realizzati da imprese legate alla cosca.

Con una classica metodologia della criminalità organizzata calabrese gli ‘ndranghetisti erano i referenti dei ristoratori per l'accomodamento di controversie che venivano preventivamente accomodate con il pagamento del “pizzo”. Un consolidato modello che l’associazione criminale avrebbe voluto espandere anche nella vicina Svizzera italiana.

C’è una intercettazione del febbraio scorso in cui un plenipotenziario della cosca dice: “Dopo siamo andati a Lugano, abbiamo trovato uno che ha assaggiato il vino", mentre all’interlocutore conferma che 16 locali su territorio elvetico sono “già nostri” e altri “in società”. I legami della ‘ndrangheta con la Confederazione Elvetica sono anche legati al transito di “mazzette” dalla Svizzera a Parma e di armi “corte e lunghe”, che un boss intercettato si sarebbe procurato in Svizzera.

Qui a Brema c’è un gruppo di analisti che studia il fenomeno della malavita organizzata nelle sue forme e nei suoi giri d’affari che coinvolgono il mondo politico. In prossimità delle elezioni si segnalano incremento di movimenti e di affari, una faccenda che sembrava relegata tra i confini italiani e che, invece, interessano anche la Germania e la Svizzera sotto l’ombra oscura della ‘ndrangheta.

Tra le 169 persone arrestate una dozzina di giorni fa c’è il presidente della provincia di Crotone Nicodemo Parrilla e ci sono due sindaci. La cosca Farao-Marincola è una delle più potenti della Calabria: ha ramificazioni nel Nord e Centro Italia (in particolare Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia) e in Germania.

Le accuse rivolte agli arrestati sono associazione mafiosa, estorsione, peculato, turbata libertà degli incanti, corruzione e danneggiamento, reati tutti aggravati dal metodo mafioso. Da quanto è emerso dall'indagine, la cosca Farao si sarebbe infiltrata in tutti i settori della vita economica locale, in Calabria: dal porto di Cirò al commercio del pescato, dalla raccolta dei rifiuti al business dei migranti oltre che nel settore turistico e in quello del gioco con le slot machine.

Farao sono una 'ndrina che opera a Cirò, alleata con i Marincola. Insieme hanno ingerenze in tutto il crotonese, nell'alto jonio cosentino di San Giovanni in Fiore e Mandatoriccio. Le principali attività sono le estorsioni e il traffico di droga. All'estero la presenza in Germania risale agli anni '80 del secolo scorso, in particolare nel Baden-Württemberg, in Renania Settentrionale-Vestfalia e in Sassonia. A Stoccarda, il prestanome Mario Lavorato sosteneva Günther Oettinger del Partito Cristiano-Democratico (CDU). I Farao hanno subìto negli anni numerose sconfitte, arresti e confische di beni, ma rimangono in piena attività. E come loro altre famiglie della ‘ndrangheta che dimostrano come questa sia l’organizzazione criminale italiana di connotazione mafiosa più potente e sanguinaria. E’ presente su tutto il territorio calabro, si occupa prevalentemente di narcotraffico, ma controlla anche il traffico d’armi e di essere umani, lo smaltimento di rifiuti tossici e radioattivi e il gioco d’azzardo, pratica estorsione e usura. E in politica: condiziona appalti, voto elettorale e molti ambiti della società, ha entrature nelle amministrazioni locali e a livello regionale, non fa eccezioni di schieramenti politici, si infiltra nella Pubblica Amministrazione, nella Chiesa, nel commercio, nella sanità e nell’agricoltura. Qualcuno degli analisti sostiene che dove c’è una presenza di calabresi lì c’è la possibilità che si instauri la ‘ndrangheta. I dati di Eurispes ci raccontano di un giro d’affari con punte di oltre 50 miliardi di euro l’anno.

Ma, cos’è la ‘ndrangheta, chi sono gli ‘ndranghetisti? E quanti sono? Gli ultimi dati ci dicono che le ‘ndrine, ovvero le famiglie ossatura dell’organizzazione malavitosa, quelle che utilizzano anche un neonato come corriere per la droga, sono 144. Gli affiliati sarebbero oltre seimila. Come si diventa ‘ndranghetisti? In due modi: per nascita, quando si è in una famiglia malavitosa oppure tramite battezzo, in cui l’aspirante ‘ndranghetista giura fedeltà all’organizzazione fino alla morte. Il patto d’alleanza senza diritto di recesso viene suggellato bruciando il santino di San Michele, l’unico santo che impugna una spada e che, per le credenze cristiane e profane, sarebbe il vincitore di Lucifero traditore mandato all’inferno con una sciabolata.

All’interno della famiglia si può fare carriera, una scalata sociale per gradi: da picciotti a camorristi, sgarristi, santisti, vangelisti, quartini, tre quartini, padrini, fino a capobastone. Nella ‘ndrangheta, più che nelle altre organizzazioni criminali, le strutture si fondano sui componenti legati tra loro dal vicolo di sangue. Così è fondamentale il rito del matrimonio, che è quasi sempre combinato all’interno delle famiglie, perché serve a unire due famiglie, ovvero per estendere il proprio potere o segnalare la fine di una lotta tra cosche. La ‘ndrangheta è anche il sistema malavitoso più solido che si conosce per lo scarso numero di pentiti che ci sono stati negli anni, al contrario di quanto è successo a Cosa Nostra.

Una regola rigorosa della ‘ndrangheta è quella di punire l’affiliato colpendo i suoi diretti familiari. I magistrati parlano di “crepa nel sistema”, grazie all’abile lavoro delle forze dell’ordine e al giornalismo impavido e attento a smuovere le coscienze. Resta il fatto che in campagna elettorale anche la ‘ndrangheta sta vagheggiando su possibili progetti da realizzare grazie all’infiltrazione dei suoi uomini nelle istituzioni politiche. Dunque, le ‘ndrine calabresi continuano ad allearsi o farsi guerra tra loro.

20/01/2018 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: laregione.ch

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L'Autore

Guido Capizzi
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