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Regno Unito: chi vuole uscire dall'Unione Europea

Il Regno Unito verso il referendum sull'Unione Europea.


Regno Unito: chi vuole uscire dall'Unione Europea

Il Regno Unito va verso il referendum sull'Unione Europea mentre cresce il consenso per l'uscita e crescono le pressioni internazionali per conservare lo status quo. Nella società sono cresciute per settimane le simpatie per l'uscita, sia da destra sia da sinistra, fino al momento dell'omicidio della deputata laburista europeista Jo Cox.

di Paolo Rizzi

“Se la maggioranza degli inglesi dovesse decidere per la Brexit, sarebbe una decisione contro il mercato unico. Dentro è dentro, fuori è fuori. La sovranità del popolo inglese va rispettata”. A dirlo è il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schaüble, mentre i sondaggi segnalano l'opinione pubblica inglese divisa quasi a metà sulla scelta tra restare nell'Unione Europea o uscire. Il referendum del 23 Giugno appare quindi appeso agli indecisi dell'ultima ora.

Come abbiamo riportato la settimana scorsa, una maggioranza schiacciante di partiti e di attori economici si è schierata per la permanenza nell'Unione Europea. Com'è possibile, allora, che la metà, se non di più, degli elettori dichiari di essere pronta a lasciare l'UE?

Chi vuole andare? I partiti

Il principale partito a essersi schierato per l'uscita è lo UKIP, il partito di destra radicale guidato da Nigel Farage. Tenuto ai margini della scena parlamentare dal sistema elettorale, lo UKIP ha comunque registrato una crescita di voti fino al 12,6% delle ultime elezioni generali. Le minacce di esclusione dal mercato unico europeo non sembrano essere prese seriamente dallo UKIP, secondo cui “il Regno Unito, come quinta potenza economica mondiale (…) potrebbe ritagliarsi un accordo su misura con l'UE. Se questo non accadesse, potremmo commerciare sotto le regole dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, come già fanno 6 dei 10 maggiori esportatori verso il Regno Unito”. Il leader Farage inoltre ne approfitta per ripulirsi l'immagine e stuzzicare le nostalgie coloniali; nella sua retorica l'alternativa all'UE è il ritorno al sistema del Commonwealth, la rete dei paesi dell'ex impero inglese. Con un salto mortale politico, Farage arriva addirittura a dire che la sua proposta non chiuderebbe l'Inghilterra, la porterebbe ad aprirsi a più immigrati neri dalle ex colonie.

Quella di Farage sarebbe senza dubbio un'uscita da destra, così come quella del Democratic Unionist Party, partito di governo in Irlanda del Nord, e dei ribelli del Partito Conservatore, riuniti nella campagna Conservatives for Britain. Tra i disobbedienti alle indicazioni del premier Cameron, i più in vista sono il segretario di stato della giustizia Micheal Gove e l'ex sindaco di Londra Boris Johnson, a cui si aggiungono il segretario di stato della cultura, la segretaria di stato per l'Irlanda del Nord, il ministro del lavoro e il portavoce della Camera dei Comuni.

È possibile uscire da sinistra?

La posizione di Gove e dello Ukip nel referendum si è fatta così pesante, almeno a livello mediatico, da spingere le organizzazioni di sinistra a formare delle proprie campagne autonome. I labouristi disobbedienti si sono organizzati nella campagna Labour Leave che raccoglie 10 dei 230 membri del gruppo parlamentare.

Reagendo a un collega laburista che vantava il voto in maggioranza favorevole all'UE dei laureati, Brendan Chilton, segretario di Labour Leave, ha sottolineato che “milioni di elettori del Labour voteranno per l’uscita dall’Unione Europea, dipingerli come teste di legno e persone d’intelletto inferiore è il massimo dell’arroganza e dello snobismo”. I laburisti ribelli si scontrano anche con l'idea per cui l'europeismo sarebbe una versione moderna dell'internazionalismo.

Il film-documentario Lexit [1] sulla possibilità di uscire da sinistra dall’UE, si apre proprio ricordando che in realtà il Labour si è storicamente opposto all’ingresso del Regno Unito nel Mercato Comune Europeo e che lo stesso Corbyn è stato eletto più volte facendo campagna per l’abbandono del Mercato Comune stesso. L’internazionalismo europeista vanta la libertà di circolazione delle persone come principio fondante dell’Unione. Eppure proprio le vicende di questi giorni dimostrano come limitare la circolazione delle persone sia un sacrificio che l’Unione Europea compie ben volentieri, dal Brennero chiuso col filo spinato ai muri eretti nell’Europa dell’Est senza che l’Unione abbia preso il minimo provvedimento. Mentre i capitali continuano a circolare liberamente, le persone possono essere bloccate.

A favore dell'uscita si sono schierati i trotzkisti irlandesi dell'Alleanza Popoli Prima Dei Profitti, e alcuni socialdemocratici scozzesi dell'SNP. Il Partito Comunista e la campagna Scottish Left Leave hanno dato vita insieme ad alcuni sindacati al gruppo Lexit, ovvero “left exit”, uscita da sinistra. Secondo il gruppo Lexit la vittoria dell'uscita non porterebbe una svolta a destra: “I conservatori sono dilaniati dal dibattito sull'UE. Se Cameron perdesse, quasi sicuramente dovrebbe dimettersi e, se restasse un governo conservatore, sarebbe estremamente fragile. Non solo il governo sarebbe indebolito. I ricchi e i potenti sostengono in larghissima maggioranza la permanenza nell'Unione. La City, la Confederazione dell'Industria Britannica e l'Istituto dei Direttori sostengono lo status quo, così come almeno due terzi delle imprese (…). Una crisi dei governanti potrebbe aprire grandi spazi per la sinistra”.

Chi vuole uscire: la società

Come già riportato, il mondo degli affari è in larga parte contrario all'uscita. Alcune eccezioni sono la catena di pub Wetherspoons, i costruttori di macchinari pesanti JCB o i produttori alimentari di Tate and Lyle. È da notare che un grande gruppo finanziario come Lloyds si sia dichiarato neutrale.

Nel Trade Union Congress, l'organizzazione sindacale ribelle più importante è la RTM, l'unione dei lavoratori marittimi, ferroviari e dei trasporti, che partecipa insieme alle organizzazioni comuniste alla campagna Lexit. Secondo il segretario dell' RTM il programma di Corbyn è irrealizzabile all'interno dell'Unione Europea, a parre dalla proposta di nazionalizzare le ferrovie. All'RTM si aggiungono l'Associazione dei Lavoratori Indiani, l'Unione dei Lavoratori degli Alimentari e la Società dei Pompieri e dei Macchinisti. Dough Nicholls, già segretario della confederazione UNITE, ha fondato il gruppo dei Sindacalisti contro l'Unione Europea.

Tra i giornali, si sono schierati per l'uscita i tabloid, quotidiani ad alta tiratura (e contenuti scadenti) come il Sun o il Daily Mail. Per l'abbandono dell'Unione si sono schierati anche giornali di qualità di vari orientamenti. Da destra fa campagna per l'uscita il settimanale MoneyWeek mentre da sinistra è il Morning Star - Quotidiano Popolare ad essere la voce dell'uscita.

Come spiegare i sondaggi

Spiegare come si sia arrivati a questo punto è ovviamente una cosa molto complicata che non può essere risolta da questo articolo. Eppure la domanda non si può evitare: come mai l'uscita dall'UE può vincere se la stragrande maggioranza dei partiti, delle organizzazioni sindacali e dei media è per rimanere?

La prima risposta è che il sistema tende a portare tutto verso il centro, anche se nella società crescono opinioni divergenti. Il sistema elettorale britannico è disegnato apposta per dare il monopolio al partito laburista e a quello conservatore, anche se milioni di elettori si rivolgono a partiti terzi.

La seconda risposta è che la crisi dei rifugiati ha colto Cameron di sorpresa. Dopo aver contrattato le nuove regole sull'immigrazione, il premier pensava di essersi assicurato il consenso alla sua destra ma l'incapacità dell'UE di gestire i flussi ha riacceso i peggiori istinti reazionari nella società.

La terza risposta è che anche tra l'elettorato di sinistra cresce l'insofferenza verso l'Unione Europea e che, forse, senza il cappio al collo dell'Unione Monetaria, anche il mondo laburista, specie quello più tradizionalmente working class, anche se abituato a decenni di moderatismo, si sente libero di esprimere questa opposizione nelle urne. In questo senso per la sinistra forse la domanda non è più se sia possibile uscire dall'Unione Europea, ma diventa piuttosto: è possibile, in nome di un internazionalismo europeista che non esiste e di un ceto intellettuale indifferente alla working class, sacrificare ogni progetto di sinistra?

17/06/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Paolo Rizzi
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