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Le prospettive dei Brics - Russia la stazione di rifornimento

Un excursus nell’economia e nella società dei cinque paesi in via di sviluppo per ragionare sulle loro prospettive


Le prospettive dei Brics - Russia la  stazione di rifornimento Credits: Vladimir Putin and Jacob Zuma, BRICS summit 2015 03.jpg - CC BY 3.0 from http://kremlin.ru/events/president/news/49892/photos

Un excursus nell’economia e nella società dei cinque paesi in via di sviluppo per ragionare sulle loro prospettive

Se la Cina è la fabbrica del mondo, l’India è il suo ufficio,
la Russia la stazione di rifornimento e il Brasile la fattoria”
(Paul Krugman, premio Nobel per l’economia)

di Ascanio Bernardeschi

Parte III – Russia la stazione di rifornimento

Veniamo ora alla stazione di rifornimento. L'appellativo di Krugman deriva dalla importantissima dotazione russa di risorse energetiche che rappresentano per quel colosso oltre il 15% del PIL, il 50% delle entrate di bilancio e il 70% delle esportazioni. Si tratta certamente di un suo punto di forza ma anche di un elemento di fragilità in quanto espone la sua economia alle sorti delle quotazioni internazionali dei prodotti energetici, le quali a loro volta dipendono ampiamente – come si sta dimostrando proprio negli ultimi anni – da vicende e interessi geopolitici globali. Tanto più che la struttura produttiva di questo paese è ben lontana dall'essere sufficientemente differenziata per poter attenuare gli shock derivanti dalle oscillazioni dei prezzi del gas e del petrolio.

Gas, petrolio, energia nucleare, e anche carbone – quest'ultimo volutamente sottoutilizzato – sono le più importanti fonti utilizzate anche all'interno, nell'ambito di una politica di “sicurezza energetica” (si veda il grafico).

Dopo il decennio post-sovietico, caratterizzato dalla “terapia shock” dell'alcolista lacché dell'Occidente, Boris Eltsin, a suon di feroci e corrotte privatizzazioni, la Federazione Russa era entrata velocemente nell'alveo dei paesi più poveri del mondo. Basti pensare che in brevissimo tempo la speranza di vita diminuì di 10 anni, che i tossicodipendenti salirono a 12 milioni e che masse di giovani persero l'opportunità di istruirsi e di curarsi.

Cessata questa disastrosa parentesi la crescita del PIL si è verificata, a partire dai primi anni 2000, a tassi sostenuti tanto che, nel 2014, questa Federazione era divenuta la sesta potenza economica mondiale, pur scendendo, negli anni più recenti, di diversi gradini. Il fattore principale di tale crescita è stato senz'altro l'elevato prezzo del petrolio antecedente la crisi mondiale del 2008, ma anche la svalutazione del rublo ha avuto un suo peso, favorendo la sostituzione delle importazioni con produzioni interne. Neppure è da sottovalutare l'abbandono dell'anarchia della produzione e il recupero del ruolo trainante dello stato.

I benefici di tale crescita però sono distribuiti in maniera particolarmente diseguale. Per esempio il 35 per cento delle attività finanziarie in Svizzera è detenuto dai 110 individui più ricchi. Notevole è anche il movimento illegale di capitali. Anche il coefficiente di Gini, con il suo 0,42, si attesta leggermente al di sopra della media dei paesi del G7, denotando notevole disparità nella distribuzione della ricchezza, tanto più se la si raffronta con quella ereditata dall'URSS. Tuttavia il numero dei poveri si è più che dimezzato (la percentuale è scesa dal 29% del 2000 al 13%), e l’economia russa ha raggiunto, secondo la Banca Mondiale, una “stabilità senza precedenti”.

Gran parte delle risorse energetiche e delle industrie belliche sono rimaste in mano pubblica, ma l'attuale precipitazione delle quotazioni del petrolio sta provocando in questo paese seri risvolti, così come in Brasile e in Venezuela. L'elevato livello delle riserve valutarie ha finora evitato più gravi conseguenze sociali ed economiche, tuttavia la Russia, tra i Brics, è la nazione che più ha risentito della crisi mondiale: da un tasso di crescita sempre superiore al 5% è precipitata al -8% nel 2009 per poi attestarsi intorno al 4%, non male in confronto all’Europa, ma molto al di sotto dei partner asiatici.

La crisi, che è stata avvertita chiaramente dal popolo, ha anche avuto un ruolo catalizzatore di alcune

proteste e manifestazioni di massa, che magari hanno preso a pretesto vicende contingenti, quali i brogli elettorali durante le elezioni parlamentari del 2011. Tuttavia questo malcontento non pare ancora trasformarsi in una coscienza di classe matura, pur in presenza all'opposizione di un Partito Comunista ancora consistente. La stessa configurazione politica della Federazione, che unisce alle ampie aperture al mercato una buona dose di autoritarismo, quale tributo alle richieste di stabilità da parte degli oligarchi e delle maggiori compagnie, non favorisce l'autonomia e la partecipazione dei lavoratori alla politica.

Mentre il FMI pronosticava per il triennio 2014-2016 una flessione della produzione dell'ordine di un punto e mezzo annuo, il sito della Camera dei deputati stima, per il periodo 2013-17, ancora un contenuto tasso annuale di crescita, inferiore al 4 per cento. Putin ha indicato, come priorità della sua Presidenza, l’incremento demografico, per invertire il pericoloso calo della popolazione in atto, lo sviluppo socio-economico dei territori asiatici, il miglioramento generalizzato delle condizioni di vita dei cittadini della Federazione, la qualificazione dell’occupazione, la resistenza del sistema economico agli shock esterni, il consolidamento dello status internazionale del Paese attraverso i processi di integrazione regionale (Comunità euro-asiatica e Area di libero Scambio nella CSI), l’attrazione di investimenti diretti esteri.

Dotata di un’industria degli armamenti assai consistente ed evoluta, seconda solo agli USA, ha esercitato un risoluto contrasto verso il ruolo aggressivo della NATO con riferimento alle questioni Ossezia, Siria, nucleare iraniano, Ucraina, scudi missilistici ecc. Sono stati conclusi accordi di fornitura tra i due colossi energetici China National Petroleum Corporation e Gazprom, relativi al periodo 2015-2018.

Poiché ha rapporti di scambio intensi con l'Europa (circa 400 miliardi di dollari, prevalentemente macchinari industriali contro petrolio e gas), è particolarmente esposta agli effetti congiunti delle oscillazioni nelle quotazioni dei prodotti energetici e delle sanzioni conseguenti alla crisi ucraina. Per questo ha proposto la creazione di una “Unione Euroasiatica”, comprendente i mercati di tante ex repubbliche sovietiche, quale contraltare all’Unione Europea e come proiezione verso i paesi asiatici.

Rivolgendo la sguardo verso Oriente, ha siglato a Shanghai un accordo commerciale che rafforzerà ulteriormente il legame tra i due paesi, tanto che la Cina è diventata il suo primo partner commerciale. L'accordo darà ulteriore vigore alla potenza economica cinese, affamata di risorse energetiche. Inoltre il patto, pur indicando le quantità scambiabili in dollari, vedrà realizzare gli scambi usando le rispettive valute nazionali, indebolendo così nella regione il ruolo della moneta americana.

Gli USA, preoccupati di perdere la leadership economica, stanno contrastando Russia e Cina su molti terreni, il più importante dei quali è quello militare con il tentativo di accerchiare questo polo euroasiatico con schieramenti di micidiali armamenti nei paesi satelliti e con guerre locali più o meno camuffate da “rivoluzioni”, da interventi umanitari o di polizia internazionale.

Essendo la Russia il primo paese detentore di riserve di gas naturale, è intensa la sua attività internazionale per realizzare infrastrutture di trasporto di questa risorsa. Nel 2012 sono iniziati i lavori per la costruzione del gasdotto South Stream che doveva portare gas direttamente in Europa bypassando l’Ucraina, attraverso per la parte turca del Mar Nero. Tale gasdotto, sostenuto da Gazprom (insieme ad ENI 20%, alla francese EDF, 15%, e la tedesca Wintershall, 15%), si poneva in competizione al progetto Nabucco, caldeggiato dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti. Nel 2014, a seguito del rifiuto del governo bulgaro di far attraversare dall'infrastruttura il proprio territorio e delle sanzioni europee, la Russia ha sospeso la costruzione del gasdotto. Nei recenti incontri con il governo greco di Tsipras, si sono concretamente rafforzati i legami tra i due paesi e si è firmato un accordo da 2 miliardi di euro per il cosiddetto South European Pipeline di Gazprom (parte del Turkish Stream che ha preso il posto del South Stream). Tale infrastruttura sarà in grado di trasportare 47 miliardi di metri cubi di metano l'anno dopo il 2018. L'annuncio di tale accordo è stato definito dal Financia Times “uno schiaffo in faccia all'Ue”, la quale è interessata a ridurre la dipendenza energetica da Gazprom, dando la priorità alle forniture di gas da parte dell'Azerbaigian. Rimane da capire cosa rimane operativo di tale accordo dopo il recente colpo di stato dei “creditori” che hanno imposto alla Grecia una democrazia limitata.

Riferimenti:

In aggiunta ai riferimenti indicati nel precedenti articoli, si segnala il lavoro di Nicolò Sartori pubblicato dall'Istituto Affari Internazionale, riguardante il gasdotto South Stream:

http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/file/repository/affariinternazionali/osservatorio/approfondimenti/PI0056App.pdf

26/07/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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