Stampa questa pagina

La Nato, la sinistra e la via della pace

Auspicare che la Nato vinca la guerra contro la Russia non è cosa di sinistra. La pace richiede una sinistra globale, che rappresenti i lavoratori e i poveri di tutto il mondo e i loro diritti, non i diritti dei proprietari e i loro profitti. Impariamo dalle lotte delle nostre sorelle e fratelli del Sud e dell’Est, e di concerto con loro, iniziamo a costruire la pace.


La Nato, la sinistra e la via della pace

Pubblichiamo l’intervento di Alan Freeman, per conto dell’International Manifesto Group. (Qui una sintesi in italiano del manifesto) al seminario del 23 maggio 2022 “Dove sta andando la guerra in Ucraina, e quale dovrebbe essere la risposta del movimento per la pace?” organizzato dalla Coalizione Nazionale Usa Contro la Guerra.

A nome dell’International Manifesto Group sono felice e grato di partecipare a questa discussione.
Parlerò della collocazione della sinistra nel movimento per la pace e spero di contribuire a chiarire che cosa significhi effettivamente essere “di sinistra” oggi.

Questo è un argomento vasto; questo documento è sul sito academia.edu, insieme con link utili per approfondire o partecipare.

Inizierò con la domanda da un miliardo di dollari: se la Nato vincesse, se le forze delle repubbliche del Donetsk e del Luhansk si arrendessero e l’esercito russo venisse respinto al confine, il mondo sarebbe un posto migliore o peggiore?

Questa è una domanda pratica. Non ci si può limitare a rispondere con ideali o teorie astratte tipo se l’Ucraina abbia un sacro diritto di governare sui russofoni del Donbass, o se la Russia sia imperialista, non più di quanto i diritti dei palestinesi possano essere stabiliti facendo riferimento alle origini storiche del Popolo del Libro.

Qui è in gioco la vita di milioni, forse miliardi di persone. Se l’esercito russo lascerà l’Ucraina, tutti soffriranno e molti moriranno. Se i vostri ideali vi dicono che questa è una buona cosa; se, come Madeleine Allbright, potete guardare alla morte di mezzo milione di bambini e dire “ne è valsa la pena”, allora i vostri ideali sono sbagliati.

E se le vostre teorie vi dicono di armare l’Ucraina fino ai denti e di lasciare campo libero ai suoi fascisti per ripulirla dall’influenza russa, siete liberi di dirlo (e in questo godete di molta più libertà di quella che è concessa a me nell’oppormi a voi), ma voi non fate parte della sinistra.

Perché se qualcuno cerca di giustificare un sacrificio umano mostruoso e non necessario sulla base del fatto che è per il meglio, allora sta misurando il “bene” in dollari invece che in corpi, e quindi non fa parte della sinistra, perché la sinistra si batte per gli esseri umani, non per la proprietà.

Cosa accadrà se l’esercito russo se ne andrà?

In primo luogo, ci sarà una sanguinosa pulizia razziale di un terzo del territorio ucraino dove vivono quattordici milioni di parlanti russi. Non occorre alcuna analisi elaborata per capirlo; basta guardare cosa è successo negli ultimi otto anni, quando il Donbass è stato oggetto di continui attacchi militari per il solo crimine derivante dal chiedere autonomia e resistere agli assassini.

Questo non è il lavoro di un pugno di reazionari di destra; è parte integrale del concetto di nazione che i governanti ucraini fanno proprio e che la Nato sostiene. Il senso nudo e crudo di tale concetto è che essere etnicamente russo è incompatibile con la nazionalità ucraina. Questa è una nozione totalmente razzista, che quelli di Azov impongono uccidendo e torturando gli oppositori. Per questo una volta ricevevano cenni e strizzatine d’occhio, mentre ora vengono acclamati come eroi nazionali.

Ecco anche perché questa guerra non è solo un’invasione ma una guerra civile. E questo era inevitabile visto quel concetto di nazione. Immaginatevi se gli Stati Uniti vietassero l’uso dello spagnolo. Oppure supponiamo che il Canada bandisse la lingua francese, non solo al di fuori del Quebec ma nello stesso Quebec. Il paese finirebbe a pezzi in un battibaleno.

Ma che dire della Russia stessa? Una vittoria della Nato la libererebbe dal “giogo di Putin”? No: la Nato vuole installare un burattino occidentale che svenda le risorse della Russia al miglior offerente. Considerare questo come una liberazione significa ignorare i fatti di base.

Quando l’Unione Sovietica si sciolse, il tenore di vita medio scese a un quinto di quello precedente e persero la vita più di tre milioni di persone. Nella Seconda guerra mondiale morirono oltre venti milioni di cittadini sovietici.

Ecco perché Putin, e la guerra, hanno un così ampio sostegno popolare in Russia. Un successore filo-occidentale potrebbe governare solo con il terrore, come Zelensky, quel grande democratico che ha messo al bando undici partiti di opposizione ed è impegnato a incarcerare i membri.

Allora quale è l’alternativa? Usiamo il termine vero: una sconfitta della Nato. Il nemico della Russia non è il popolo ucraino ma la Nato, che la sta combattendo fino all'ultimo ucraino.

Per la Nato, il popolo ucraino è una pedina. In gioco c’è un ordine mondiale profondamente ingiusto che consegna i quattro quinti del mondo a uno stato di schiavitù economica negandogli la sovranità economica senza la quale l’autodeterminazione è uno slogan vuoto.

Cosa c’è esattamente di così terrificante in una sconfitta della Nato? La Nato è la progenie di un’élite parassitaria finanziario-militare che preferirebbe distruggere il mondo piuttosto che cedere un grammo di privilegio. La sinistra occidentale vi si è opposta per settant’anni: in Vietnam, in America Latina, in Medio Oriente e in Africa. Eppure ora che si trova finalmente ad affrontare un arretramento tale da poterlo fermare, questa stessa sinistra vede la prospettiva con orrore. Come mai?

Basta guardare ciò che sta già avvenendo. A causa del fallimento dei tentativi statunitensi di “asfissiare l’economia russa” escludendola dal sistema finanziario e commerciale mondiale, questo sistema si sta autodistruggendo.
Questo priva l’élite finanziario-militare di due armi che hanno tenuto a freno il Sud del mondo per generazioni: il controllo statunitense del commercio e il controllo statunitense della finanza.

Il monopolio commerciale del dollaro sta scomparendo, mentre si attivano sistemi di pagamento alternativi. Se questo processo giungesse a termine, i paesi sarebbero liberi di commerciare come desiderano. Il potere coercitivo delle sanzioni sarebbe limitato alle forniture di alta tecnologia, un divario che però si sta rapidamente annullando grazie ai notevoli progressi della Cina.

Anche il monopolio finanziario del dollaro è appeso a un filo, perché si stanno formando blocchi regionali alternativi.

Se ciò andasse a segno, i paesi si libererebbero dal giogo neoliberista. Non sarebbero più indifesi contro le incursioni piratesche dei rapaci investitori occidentali, la cui unica preoccupazione è mettere le mani sui loro minerali, generi alimentari ed esportazioni di manodopera a buon mercato, al minimo costo per se stessi e con il massimo danno per il pianeta e i suoi popoli.

I paesi sarebbero quindi liberi di concentrarsi sui bisogni della propria gente, sulla sicurezza alimentare e sullo sviluppo economico e umano.

Ciò priverebbe ulteriormente i regimi autoritari del Sud di due leve che li mantengono al potere: l’accesso alla finanza occidentale e il timore che gli scagnozzi di Washington li puniscano senza pietà, se fanno qualcosa per il loro popolo.

I paesi sarebbero quindi liberi di scegliersi leader che rispettino i bisogni delle persone invece delle loro élite corrotte.

Se avete bisogno di prove, guardate l’America Latina, dove un paese dopo l’altro boicotta il “vertice delle Americhe” da cui gli Stati Uniti vogliono escludere Cuba e Venezuela. Guardate la conferenza Celac [Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi, ndtr], in cui il messicano Lopez Obrador ha apertamente sostenuto un’unione economica e politica indipendente per l’America Latina e i Caraibi. Guardate la reazione dei partner Brics [Brasile Russia India Cina Sudafrica, ndtr] alla proposta di Xi Jinping di non solo espandere il loro gruppo, ma – cito – “opporsi alle politiche di egemonismo e di potere, resistere alla mentalità tipica della Guerra Fredda del confronto tra blocchi contrapposti per costruire (invece) una comunità in cui la sicurezza sia condivisa per l’intera umanità”.

Guardate il voltafaccia di una leadership statunitense che, rivolgendosi finalmente a Maduro come “presidente”, si è appena offerta di cominciare a revocare le sanzioni illegali e punitive usate per soggiogare il popolo venezuelano.

Quindi, in definitiva, perché questa situazione richiede una sinistra potente, e come dovrebbe essere questa sinistra? Bene, se pensate che la destra sia parte della risposta, suggerisco di aspettare il sostegno a tutto ciò di Ted Cruz [senatore Usa di destra, ndtr]. Sarà una lunga attesa. Questo perché per la destra, fondamentalmente, il denaro è più importante delle persone.

Questo a sua volta ci aiuta a definire cosa dovrebbe essere la sinistra, secondo esattamente l’intenzione dei suoi costruttori: un’alleanza tra i lavoratori e i poveri di tutti i paesi, basata sui bisogni comuni di tutta l’umanità, non solo di una parte privilegiata di essa, né tanto meno sulla fantasia razziale che una parte dell’umanità nasca superiore a un’altra.

Una tale sinistra, nel mondo occidentale, non esiste quasi. È marcita al suo interno sotto l’illusione arrogante che la cosiddetta “civiltà occidentale” la autorizzi a dettare a tutti gli altri cosa fare. È stata sacrificata su quel terribile altare dove Mammona e Marte hanno consumato la loro unione.

La pace richiede una sinistra globale, che rappresenti veramente i lavoratori e i poveri di tutto il mondo, li riconosca tutti come veri eguali e metta i loro diritti comuni, e le loro esigenze comuni, al di sopra di quelli dei proprietari e dei loro profitti.

Tale sinistra è l’unica via per la pace. Impariamo dalle lotte delle nostre sorelle e fratelli del Sud e dell’Est, e di concerto con loro, iniziamo a costruirla.

Traduzione dall’inglese di Stefania Fusero

Fonti:

https://www.nbcnews.com/news/latino/us-moves-ease-economic-sanctions-venezuela-rcna29230

https://newcoldwar.org/us-asean-summit-exposes-americas-real-priorities/

https://newcoldwar.org/root-cause-of-ukraine-conflict-named-by-ex-german-spd-leader/

https://newcoldwar.org/geopolitical-contradictions-economic-sanctions-and-militarism/

https://internationalmanifesto.org/

Per approfondimenti:

https://www.academia.edu/77464617/Socialism_and_the_1914_moment

Economic Structure of Imperialism

https://www.academia.edu/41755158/The_origins_of_Western_Hubris_and_the_destiny_of_Northern_exceptionalism

Persistence of international inequality

https://www.academia.edu/39074969/Divergence_Bigger_Time_The_unexplained_persistence_growth_and_scale_of_postwar_international_inequality

27/05/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

Tags:

L'Autore

Alan Freeman
<< Articolo precedente
Articolo successivo >>