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La Cina e la paura degli uiguri

Musulmani radicali cinesi pronti a rientrare dopo aver combattuto contro Assad in Siria. I Servizi segreti in allarme, i timori in Cina.


La Cina e la paura degli uiguri Credits: https://www.flickr.com/photos/swamibu – La moschea di Urumqi, capitale del Xinjiang

GERUSALEMME. Sono migliaia i musulmani cinesi arruolati nelle fila dello Stato Islamico e delle organizzazioni jihadiste che combattono Siria contro l’esercito di Assad e i suoi alleati Russia e Iran. In un documento preparato dal Ministero degli Esteri israeliano viene descritta la scoperta di una grande quantità di musulmani cinesi che stanno combattendo in Siria nelle più radicali organizzazioni jihadiste impegnate nell’opposizione al regime di Assad. Si legge anche che in Cina c’è molta preoccupazione per il probabile ritorno in patria di questi combattenti e i timori riguardano sia la sicurezza dei suoi cittadini per il rischio attentati sia gli interessi internazionali cinesi. Non è un caso, allora, che di recente la Cina abbia incrementato il suo coinvolgimento nella guerra siriana stabilendo contatti con il regime di Assad.

Colleghi del sito d’informazione “Ynet News” riferiscono che tradizionalmente la Cina ha sempre attribuito poca importanza alla Siria, ma i fatti recenti hanno fatto modificare il paradigma geopolitico.

I movimenti e le inchieste in atto in almeno uno dei tre corpi di intelligence israeliani, indagini allargate e condotte con l’intelligence Militare e il Mossad, segnalano che “l’imminente rientro di decine di migliaia di cittadini cinesi che combattono e vivono in Siria fa emergere il bisogno di una sorveglianza”. In altre parole vuole dire che la Cina dimostra molto interesse nei confronti di dati e informazioni sui compatrioti musulmani. “Il nostro convincimento è che, per la Cina, sia meglio respingerli sul suolo siriano con l’obiettivo di prevenire il loro ritorno nella regione d’origine” mi confida un agente del Mossad..

Certo che, per raggiungere l’obiettivo, la Cina ha necessità di assistenza da parte di coloro che sono attivi sul terreno di battaglia e con i quali ha comunque già da tempo rapporti di amicizia: parliamo, quindi, di Russia, Iran e del regime di Assad.

I cinesi che stanno combattendo in Siria sono prevalentemente componenti del gruppo musulmano degli Uiguri: si tratta di una minoranza sunnita che parla un dialetto turco e risiede nel nord-ovest di Xinjiang.

Sulla vicenda lo stesso Presidente Assad ha detto poco tempo fa che i servizi segreti siriani e cinesi stanno lavorando insieme per combattere gli uiguri in Siria, dove sono entrati nella regione ancora occupata dallo Stato Islamico provenienti dalla Turchia, ponendo sotto accusa il governo turco per la crisi in atto.

Un portavoce del ministero degli esteri cinese ha riaffermato che la Cina è pronta a cooperare con tutte le parti interessate, inclusa la Siria, per combattere le attività di frontiera degli uiguri. C’è di più: la Cina è interessata a prendere parte alla ricostruzione della Siria quando sarà possibile farlo. E’ stato lo stesso Presidente Assad a dire che molti esperti cinesi sono già in Siria per velocizzare le opere di riedificazione.

Scorrendo il documento dell’intelligence del ministero degli esteri israeliano si trova un apprezzamento sugli enormi sforzi che la Cina ha fatto per porre fine alle partenze illegali degli uiguri dal Paese. Però, nonostante il blocco della strada più breve (quella che attraversa il Pakistan), decine di migliaia di uiguri sono fuoriusciti dal confine meridionale e attraverso una via tortuosa hanno raggiunto la Turchia.

Gli analisti israeliani di geopolitica affermano che, per intraprendere il viaggio, le famiglie Uyghur hanno venduto i loro possedimenti a Xinjiang e che, grazie alle loro origine turche, la Turchia aiuta coloro che vogliono raggiungere il suo territorio. Da ciò la conseguenza di una crescente tensione tra Ankara e Pechino.

Quattro anni fa il TIP (Partito islamico del Turkestan) cominciò a diffondere video dei suoi combattenti in Siria, chiamati per la jihad. Il TIP è un’organizzazione uigura che opera essenzialmente fuori dai confini della Cina. Negli ultimi tre anni i suoi video di propaganda hanno prodotto un significativo incremento dei combattenti uiguri.

Secondo il rapporto israeliano, sono almeno tremila gli uyghuri che stanno combattendo nei ranghi di Jabhat Fateh al-Sham, una filiale di al-Qaeda in Siria (prima era conosciuta come Fronte al-Nusra), e in diverse fazioni armate dell’ISIS.

La Cina ritiene che il numero dei combattenti sia intorno ai 5mila. Diverse famiglie uyghure si sono insediate nei villaggi siriani rendendo i combattenti uiguri più determinati nel difendere l’area.

La Cina decise di non schierarsi nel conflitto siriano, almeno fino a due anni fa, quando si è assistito a un evidente cambio di direzione, tant’è che delegazioni militari cinesi hanno visitato Damasco per offrire aiuto alla Siria. Il ministro cinese alla Difesa annunciò che in aggiunta agli aiuti umanitari la Cina avrebbe trasferito sul territorio anche addestratori militari.

Il coinvolgimento dell’esercito russo in supporto al regime di Assad ha portato un cambiamento nel bilanciamento della sfera d’influenza regionale della Cina che ora tenderebbe a riconoscere la sopravvivenza del regime assumendo un ruolo primario nello scenario post-bellico. Ma ci sono anche guadagni personali: il regime di Assad ha rifornito la Cina di significative informazioni sui cittadini cinesi che combattono dentro il suo territorio”, ha riportato il documento dei servizi segreti ministeriali israeliani.

15/04/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: https://www.flickr.com/photos/swamibu – La moschea di Urumqi, capitale del Xinjiang

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L'Autore

Guido Capizzi
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