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È cominciato per durare tutto il tempo che servirà

Cronaca delle proteste sindacali contro il Jobs Act del governo Hollande in Francia


È cominciato per durare tutto il tempo che servirà Credits: http://www.sialcobas.it/

"C'est parti pour durer le temps qu’il faudra" (da Libération del 31/03/2016) - II parte
di Luc Peillon, Jean-Manuel Escarnot, Célian Macé, Sylvain Mouillard, Amandine Cahilol e Guillaume Frouin

traduzione di Laura Nanni

Ore 13, Nantes

Secondo la CGT, 30.000 manifestanti, di cui un terzo di liceali e di studenti, 12.000 per la prefettura. I Nantesi, riuniti al centro, erano almeno due volte più numerosi della settimana precedente, secondo le autorità. Valérie Olivier, delegata sindacale in una casa di riposo, si è fermata al margine del corteo per farsi una fotografia con uno dei compagni di FO (Force Ouvrière-forza operaia). Una storia da segnare con una pietra bianca, questa giornata.

"Si tornerà finché questa legge non sarà integralmente ritirata", dice una donna di 43 anni "questo testo è un’offesa… Si vede che Hollande non ha mai lavorato in vita sua".

Più in là, altri manifestanti sognano di inviare: "El Khomnri in fabbrica, Valls a Cayenne, Hollande a Sant’Elena".

"Se avessimo voluto farci baciare dal governo, avremmo eletto Brad Pitt", aggiunge un manifesto tenuto da una ragazza sorridente. Antoine, lui, tiene in braccio suo figlio di 4 anni. Questo insegnante di 39 anni è alla sua terza mobilitazione contro la legge sul lavoro.

"Oggi questa manifestazione è tutto tranne che un ultimo atto: ogni giovedì, c’è sempre più gente" rileva "Dopo, è certo che, sabato, ci sono le vacanze scolastiche…i liceali spariranno dai cortei, che perderanno la metà degli effettivi. Ma torneranno: altre mobilitazioni sono già previste per il rientro".  L’insegnante di Nantes rimprovera soprattutto il modo in cui hanno operato i sindacati fino ad ora: "Preferivo la decisione di uno sciopero rinnovabile: non si è mai ottenuto niente, nel passato, facendo scioperi di una sola giornata. Pertanto è il momento di approfittarne, perché il governo si è indebolito… Sarkozy ha avuto la riforma delle pensioni, Hollande avrà la sua legge sul lavoro".  In margine al corteo diversi scontri oppongono le forze dell’ordine a circa 200 rivoltosi.

13.30, Paris

A Parigi, sul boulevard de l’Hôpital, i militanti di Lotta operaia montano il loro stand. La manifestazione sarà sufficiente a piegare il governo? "Perché no, visto che siamo prossimi alle elezioni presidenziali, è un appuntamento per la gente al potere" analizza una militante. "È meglio stare in strada che firmare le petizioni in Internet, è più efficace". Ottimista come Julien, professore trentenne al collège di Parigi: "Il ritiro è possibile, ma passa per manifestazioni più numerose, più manifestanti e più scioperanti".  Però "l’arma dei lavoratori, resta lo sciopero".

David, postino a Parigi e sindacalista SUD, spinge la sua bici, una bandiera appesa al portabagagli. Questo mese, ci sono stati 6 giorni di sciopero. "Ogni giorno di sciopero, sono 75 euro. È uno sforzo, è certo questo. Ma io non capisco tutte quelle persone che non fanno sciopero perché tutti sono interessati da questa legge che avrà degli effetti su tutte le nostre vite", spiega.

Ma il trentenne, che spiega di essere uscito da un burn-out, chiama anche ad altri tipi di mobilitazione: "Se dovesse dipendere da me, si metterebbe fuoco ovunque, si farebbero occupazioni, si andrebbe all’Assemblea nazionale per mettere tutto sottosopra. Ma questo lo dico a titolo personale." Prima di diffondere la sua collera contro "queste spazzature che danneggiano i servizi pubblici e che hanno un mandato dal MEDEF (movimento delle imprese francese)" o ancora questi "padroni del CAC 40 (indice borsistico) che fanno miliardi sulle spalle dei lavoratori".

Da parte dei giovani ecologisti, il tono è più sfumato. "Oggi, è una grande giornata, c’è molta più gente e questo avrà un grande impatto. Ma ciò non sarà sufficiente. Quello che peserà, è la convergenza delle lotte e le alternative concrete. Stasera, nelle assemblee cittadine, vedremo come metterci d’accordo tra ecologisti, giovani precari, interinali ed altri. Bisogna superare il contesto delle organizzazioni",  spiega Lea, la ventenne, in cerca d’impiego. Il seguito? "Ci saranno delle occupazioni senza dubbio", predice. Verso le 16.00, il boulevard de l’Hôpital non è ancora vuoto. Dietro una grande bandiera:  Loro hanno miliardi, noi siamo milioni,dei manifestanti, interinali in testa, scandiscono: "Di soldi ce ne sono, nelle casse dei padroni" Le casse di FO (forza operaia) Ile-de-France, emettono lo slogan: "Tutti insieme, tutti insieme fino al ritiro".

A qualche metro, il camion CGT continua: "Di questa legge qui, non ne vogliamo, la combattiamo. Degli accordi delle imprese, di farci pagare la loro crisi, di isolati consiglieri del lavoro, per licenziarci. Non ne vogliamo". Caschetto rosso sulla testa, due militanti CGT vicini alla pensione fanno sentire la loro determinazione. "Se manifestare non sarà sufficiente, si passerà alla velocità superiore", lancia uno. "La gente è arrivata al limite, i giovani non hanno lavoro, si chiede agli anziani di lavorare di più. Se il governo non ascolta il popolo, si va verso un nuovo Maggio ‘68".


Fin qui, la cronaca pubblicata da Libération il 31/03/2016. Ma gli ulteriori sviluppi si susseguono ed è necessario seguirli ancora.

La Nuit Debut

I fatti procedono velocemente, e già  hanno dato alla luce La Nuit Debut, proseguimento delle lotte in piazza: Notti insonni per costruire, nelle piazze di Francia, il no all'austerità, allo stato d'urgenza, a un presente che ci sta stretto.

"Sai cosa sta succedendo lì? Migliaia di persone si riuniscono in Piazza della Repubblica a Parigi e in tutta la Francia, il 31 marzo. Assemblee si formano dove le persone discutono e scambiano opinioni. Ognuno si riappropria della parola e dello spazio pubblico.

Né sentiti né rappresentati, persone di ogni ceto rientrano in possesso della riflessione sul futuro del nostro mondo. La politica non è una questione per i professionisti, è affare di tutti. L'umano deve essere al centro delle preoccupazioni dei nostri leader. Gli interessi particolari hanno avuto la precedenza rispetto all’ interesse generale.

Ogni giorno ci sono migliaia di persone ad occupare lo spazio pubblico, per prendere il proprio posto nella Repubblica.

Come unirsi a noi e decidere insieme il nostro futuro comune."

Contro il Jobs Act di Hollande, Frédéric Lordon: «Passare all’offensiva, essere costituenti»

Lordon è uno dei protagonisti del movimento contro il Jobs Act di Hollande, risponde a una delle domande di Marta Fana sul Manifesto: "Vogliamo realizzare una convergenza tra giovani, intellettuali precari, classi lavoratrici e la collera delle periferie. Allora il governo tremerà. Oggi bisogna cambiare la logica delle lotte in Europa: non basta dire né destra, né sinistra o l'1% contro il 99%. Bisogna essere costituenti.". E questo è l’articolo uscito sul Manifesto del 12/04.

Chi è Fréderic Lordon: filosofo, unisce sociologia ed economia, spinozismo e marxismo. Descrive la sua posizione  nel campo delle scienze economiche come ‘eterodossa’.  Condivide le tesi della scuola regolazionista e particolarmente quelle che considerano il carattere ontologico delle lotte in seno ai fatti sociali. Fa sua la formula di Michel Foucault quando considera che "la politica è la guerra continuata con altri mezzi", parafrasi ripresa dalla formula di Clausewitz : "la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi". Partecipa al Manifesto degli economisti inorriditi. Manifesto che vorrei analizzare nel prossimo articolo.

15/04/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: http://www.sialcobas.it/

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L'Autore

Laura Nanni

Roma, docente di Storia e Filosofia nel liceo. Fondatrice, progetta nell’ A.P.S. Art'Incantiere. Specializzata in politica internazionale e filosofia del Novecento, è impegnata nel campo della migrazione e dell’integrazione sociale. Artista performer. Commissione PPOO a Cori‐LT; Forum delle donne del PRC; Stati Generali delle Donne.

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