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Eutanasia

Ancora una riflessione, in forma poetica, su un tema delicato e complesso, di cui si è parlato anche in uno scorso articolo a seguito delle recenti vicende di Dj Fabo.


Eutanasia Credits: Ophelia, John Everett Millais, 1851, Tate Gallery, Londra

Sono strette
le scale del paradiso.
Le percorrono viandanti
aggrappati con le unghie
alle balaustre,
come fossero inchiodati
alle balze d’Olimpo.

Il riflesso del Cielo
si riverbera in terra:
chiede lacrime e sangue
per un dono lontano.

Così ognuno conduce
la sua vita stentata
e anche quando essa
è già cieca
e storpia percorre le strade
non se ne può liberare.

Fosse un dio a costringerci
ma è un altro uomo
che parla per lui
e decide per te, per lei e per loro.
Un pirata selvaggio
ha issato la nera bandiera
sul tuo cranio
e nessuno può levarla,
neppure te stesso.
Quello è il campo
ove miete i consensi divini.

Eppure un giorno
qualcuno decise di morire
attaccato a una croce
per rendere rapida l’agonia
e vivo il pensiero sino all’ultimo.

Il risveglio, se mai fu,
non implorò pietà.
Salire al cielo è facile ai morti
è il vivere in terra da morti
il martirio insopportabile all’uomo.

11/03/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: Ophelia, John Everett Millais, 1851, Tate Gallery, Londra

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L'Autore

Giuseppe Vecchi
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